Più che scrivere mi piace leggere, ma essendo da sempre tifoso del Milan e avendo vissuto momenti davvero gloriosi con questa maglia non posso esimermi dal raccontare il mio disappunto relativo all'attuale proprietà e di qualche uomo che la compone.
Ormai tutti hanno capito, anche i tifosi ragionieri, che l'attuale proprietà sta facendo il gioco delle 3 carte: da una parte approfittando del fair play finanziario Elliott tenta disperatamente di contenere i costi per poter poi mercanteggiare una prossima rivendita, che personalmente mi auguro avvenga al più presto; dall'altra ci presenta il campione ormai alla frutta o qualche miserabile prestito di gente che non vorrà mai restare per le note vicende dei paletti del risparmio o se ne trova qualcuno disposto a tornare v. Bakayoko è perché non ha mercato.
Il pensiero che il Milan, il mio Milan, debba essere amministrato da persone il cui "unico" interesse è quello del profitto, disgiunto da vicende calcistiche, mi provoca un'immensa nausea. 

L'altro punto che volevo rimarcare è di carattere umano, relativo ad alcuni personaggi della direzione tecnica che una volta raggiunto il loro ambizioso traguardo personale, legittimo per carità, non hanno saputo dimostrare, come volevano farci intendere, l'amore per i colori che li hanno resi famosi agli occhi del mondo intero e all'uopo cito un esempio che non dimostra certo la validità o meno della loro preparazione professionale, ma che comunque rispecchia i valori di un uomo, magari esagero, però una bandiera dovrebbe farsi da parte una volta accertato che i suoi padroni non combattono né per noi tifosi né per la classifica, ma solo per il dio denaro.

Torniamo agli esempi: un giorno di qualche anno fa incontrai Paolo Maldini in un torneo ad Assago dove giocava uno dei suoi figli. Era da solo a guardare la partitina e lo riconobbi, da gran tifoso mi avvicinai per potergli stringere la mano e fargli i complimenti anche per il suo gran passato calcistico, ma l'unica cosa che ricevetti in cambio, invece di una stretta di mano, fu un'indifferenza tale che ancora oggi mi duole, mi cadde un mito, davvero. Nell'arco di qualche giorno incontrai presso il centro commerciale Fiordaliso di Rozzano il sig. Filippo Galli, che non potevo non riconoscere. Ricordo che era seduto con un amico al bar e come con Maldini mi avvicinai per salutarlo. Ebbene, nonostante l'avessi disturbato nella chiacchierata col suo amico, il grande Filippo si alzò, ripeto, si alzò dal tavolo, interrompendo la chiacchierata e mi strinse la mano come solo un Uomo sa fare.