Il bilancio del Milan nella ultime amichevoli non è esaltante. Contiamo una vittoria sul campo contro una squadra modesta, due sconfitte sul campo contro le big spagnole, una sconfitta ai rigori contro la Juventus e una vittoria ai rigori contro il Monza nel Berlusconi. Ieri è arrivata una sconfitta contro il Trento giocata, non a caso, a porte chiuse. Questi risultati non fanno classifica e non comportano vantaggi né svantaggi pratici. Prendiamoli per quello che sono ovvero indizi o segnali.

Pioli è ancora in alto mare, con una difesa che prende gol e un attacco non esattamente prolifico. Sono stati aggregati alla squadra alcuni giovani del vivaio che si stanno facendo valere, ma accadde anche con Colombo nel 2020-21, quando esordì bene per poi finire ai margini e andare in prestito a gennaio. Direi di attendere un po'.

Sospendiamo per l'ennesima volta il giudizio. In fondo è possibile che, alla prima di campionato, il Milan fili come la classica lippa. Ma non caschiamo dal pero come beoti se non dovesse accadere. Perché può anche non accadere I curvaioli disseminati nei social stanno facendo il loro lavoro dando del disfattista a chiunque abbia incertezze. Parlo di lavoro, perché sembrano lì' con quel compito. Certo, i giocatori presi o tornati dai prestiti sono tutti validi individualmente, ma dovranno fare gruppo fra loro, con i vecchi e con il tecnico. Essendo tanti, non sarà facile né scontato. Se dovesse accadere, tutto sarà andato bene, altrimenti sarà scattata la regole secondo la quale due donne non fanno un figlio in 4 mesi e mezzo. Dovrebbe essere un principio evidente, ma i curvaioli non ci arrivano o non ci vogliono arrivare, presi dalla loro missione di trascinare gli altri tifosi verso un risibile credere, obbedire e combattere. E poi vedono le partite di spalle urlando al megafono, i grandi intenditori.

Qualcosa andava cambiato, perché Maldini, Massara e Pioli formavano una comitiva, appoggiata da sostenitori esterni, anche autorevoli. Litigavano sì, ma erano una comitiva e le comitive nel professionismo sono dannose. Il Milan aveva mancato la qualificazione alla Champions, arrivata solo per le disavventure juventine. Era, tuttavia, arrivato al quinto posto, utile per approfittare di quelle disavventure. Si era dissolto in semifinale di coppa, dove però era approdato eliminando il Napoli. C'era motivo per intervenire, ma non la necessità di una rivoluzione. E poi, avendo scelto la rivoluzione, avrebbe dovuto salutare anche Pioli, visto che il suo mese di gennaio era stato vergognoso, come la gestione di ben 4 derby.

Furlani ha scelto la rivoluzione, perché questa è destinata a essere la squadra sua e di Moncada, non quella precedente, seppure rinforzata da loro. Pioli è rimasto perché ha un contratto e per tranquillizzare i vecchi. Resterà finché occorrerà qualcuno che dia una giustificazione tecnica a posteriori sulle vicende di mercato, ma anche finché ci sarà il rischio di scottarsi le dita.

Per il momento, il tecnico è in alto mare. Quando era arrivato al Milan, aveva trovato una squadra preparata male da Giampaolo, ma che era composta di elementi che giocavano insieme da Luglio. Non è riuscito a metterla in carreggiata fino all'arrivo di un Ibra ancora in grado di giocare. Ma il decollo è avvenuto solo a giugno con la ripresa dopo la pausa Covid.

Al di là del suo valore, Pioli sembra aver bisogno di molto tempo e molta quiete per organizzare il suo lavoro. In questo momento non ha né l'uno né l'altra. Lo ha capito e trovandosi in alto mare, circondato dall'oceano come il leggendario pianista sull'oceano di Baricco, suona. Non suona il piano come il grande Tim Roth del film di Tornatore, ma si cimenta col violino, più consono in certi casi.

La melodia è stata chiara quando, dopo il Trofeo Berlusconi, il tecnico ha reso grazie alla nuova dirigenza per i giocatori acquistati. Lo facevano poeti e artisti, anche illustri, del Rinascimento nei confronti dei loro munifici patroni. Nulla di nuovo e di strano sotto il sole. Ma in un crescendo di note, Pioli ha anche infierito su Maldini e Massara, sostenendo che i nuovi arrivati sono giovani sì, ma non impreparati come quelli degli anni scorsi. Consideriamo che quelli dello scorso anno hanno giocato quasi niente o lo hanno fatto fuori ruolo, direi che l'unica prova della loro impreparazione è che Pioli stesso li ha ignorati o ha fatto scelte eccentriche. Il tutto, in sostanza, sembra una petizione di principio, che non dimostra un bel niente.

Ma Pioli, vedendo intorno a sé la distesa sconfinata del mare, ha deciso di rafforzare la propria posizione avallando al 100% le scelte della nuova società. Furlani e Moncada hanno trattato la cessione di Krunic, senza che Pioli pronunciasse verbo, fino a che non sono stati certi che i turchi volessero pagarlo a prezzo simbolico. Quando si sono accorti che non c'era trippa per gatti e che ci sarebbbe stato da spendere per un sostituto, è spuntato Pioli che ha tolto il bosniaco dal mercato. De Ketalaere è stato ceduto all'Atalanta a condizioni vergognosamente di favore per i bergamaschi. Questi potrebbero restituire il giocatore dopo aver pagato solo 3 milioni di prestito oneroso, ma se il belga dovesse sfondare, allora lo riscatterebbero a una cifra prefissata senza diritto di recompra per i rossoneri. Perché se ci fosse tale opzione e De Ketalaere fosse andato bene, l'anno prossimo i tifosi ne chiederebbero il ritorno, cosa alla quale Furlani e Moncada non pensano neanche minimanente, preferendo i soldi.  E quando De Ketalaere punta i piedi, cosa fa il solerte Pioli? Lo esclude clamorosamente.

Nell'antico Egitto, come accadde al faraone eretico Akhenaton, si procedeva alla damnatio memoriae delle persone sgradite e De Ketalaere, con il meno chiacchierato ed esposto Adli, sembra essere il nuovo Akhenaton delle vicende rossonere. Pioli collabora alla cancellazione di un recente passato che sembra dover essere rimosso a tutti i costi.

In un certo senso l'aspetto tecnico sta passando in secondo piano. Come ho scritto, singolarmente presi, i nuovi sembrano tutti validi elementi e, se dovesse crearsi la chimica giusta, ne verrebbe fuori un'ottima squadra. Ma l'impressione è che non tutti i ragionamenti della società rossonera attuale partano da presupposti calcistici e che Pioli sembri più attento a non suscitare l'ira degli dei olimpici che ad allenare.

Chiunque lavori con preoccupazioni di questo tipo, non è sereno a sufficienza per lavorare al meglio.