Alcuni parlerebbero di semplice vittoria, altri di motivazioni importanti, ma il dato di fatto è che 16 anni dopo, stesso mese con la differenza di 15 giorni, la Lazio si è fatta  perdonare lo sgarbo del 2002, regalando il quarto posto e l'accesso alla Champions League all'Inter.

I biancocelesti di Inzaghi hanno sciupato due grandi chance nelle scorse giornate e 70' della partite di ieri. Non è certo un mistero il calo fisico dell'ultimo mese e non lo è nemmeno la dipendenza da Immobile e Luis Alberto, ma la modalità in cui è arrivata questa sconfitta è a dir poco grottesca poiché i nerazzurri hanno avuto la meglio con 3 calci piazzati e 20' di "libertà" in campo, mandando in barba tutti i discorsi sul bel gioco, della truppa del vulcanico presidente Lotito, che anche nella notte dell'Olimpico (stesso stadio di 16 anni fa) non è mancato, anzi.

Gongola Spalletti che si è salvato in extremis da un processo per certi aspetti meritato, per altri meno. Per intenderci, tra le due squadre non c'era una che meritava più dell'altra (i nerazzurri più forti singolarmente, i biancocelesti in gruppo), tutte e due hanno dimostrato nell'arco della stagione pregi e difetti, ma con la differenza che la Lazio era partita ad agosto con l'obiettivo di riconfermarsi tra le prime 5, l'Inter con l'obbligo di centrare un posto per ritornare nell'Europa che conta e raggiungerlo grazie a regali di terzi con annessa fortuna, dopo aver investito molto sul mercato, non è proprio il massimo. 

De Vrij: il difensore olandese merita una menzione speciale. Ieri era l'osservato speciale e al contrario di quello che potevano pensare i maligni ha cercato di onorare la maglia della Lazio nel migliore dei modi e le lacrime a fine partita lo dimostrano. Adesso per lui si aprono le porte della Pinetina, quindi almeno lui, al contrario dei suoi ex compagni, piange con un occhio.