"Non ho mai visto una squadra così forte raccogliere così poco" cito testualmente le parole di Igli Tare, direttore sportivo della Lazio, rilasciate da "La Repubblica". Un problema, quello del goal, che oramai affligge i biancocelesti da inizio stagione. I capitolini giocano il miglior calcio d'Italia assieme all'Atalanta, senza se e senza ma, ma la loro scarsa vena realizzativa li ha portati lontani dal quarto posto. 

Credo che la partita di domenica sera, al "Franchi" di Firenze, sia emblematica e racconti con eloquenza la situazione della Lazio. Luis Alberto inventa, Milinkovic giganteggia, Correa rifinisce e Immobile spreca. Una consuetudine oramai in casa Lazio, quasi un leit motiv. Il centravanti napoletano ha sì portato in vantaggio i suoi con un gran destro dalla distanza, ma ha anche macchiato la sua prestazione con alcuni errori grossolani, sia sottoporta che in fase di ripartenza, che hanno condannato la sua squadra. 

Ogni squadra che ambisce a traguardi importanti ha bisogno di un centravanti importante. Basti vedere il Milan. Una squadra tecnicamente inferiore (e di molto) alla Lazio, che gioca un calcio antiestetico e soporifero ma che raccoglie sempre il massimo possibile. A volte oltre i propri meriti, certo, ma il calcio è uno sport semplice. I rossoneri hanno un portiere eccezionale, una fase difensiva eccellente e un centravanti che la butta sempre dentro. Piatek riceve un pallone a partita e quel pallone lo trasforma (quasi) sempre in goal. 
Un centravanti come il polacco è ciò che manca alla Lazio per diventare grande.

Immobile si è reso protagonista, nei suoi tre anni sulle sponde del  Tevere, di numeri impressionanti, ma ampiamente favoriti e facilitati dal gioco (totalmente incentrato su di lui) della squadra. La scorsa stagione il nativo di Torre Annunziata ha siglato numeri da record, complice anche una squadra con una delle migliori fase offensive d'Europa (non è una mia opinione, sono statistiche) e che lo metteva costantemente in condizione di segnare. Quest'anno non è più così. La Lazio crea meno, Immobile ha meno occasioni e ineluttabilmente finisce anche per segnare meno. 17 goal stagionali in 33 partite disputate non sono pochi a occhio, ma lo diventano se si fa il conto delle occasioni sprecate dall'attaccante e dai punti che ha fatto perdere alla sua squadra. 

C'è da dire però che, con questa filosofia societaria e questo monte ingaggi, Immobile è il massimo a cui la Lazio attuale può ambire. Una squadra con un potenziale inespresso enorme, ma tenuta saldamente a terra da una proprietà che non ha ambizioni e che non intende farle fare il salto di qualità. Immobile, in una Lazio che ogni anno si accontenta di vivacchiare fra il quinto e l'ottavo posto senza patemi nè pretese, va benissimo. Il problema verrà quando la Lazio vorrà abbandonare la sua sindrome di Peter Pan e diventare finalmente una grande del nostro calcio. A quel punto servirà un centravanti "vero", uno che non abbia bisogno sistematicamente di cestinare tre o quattro palle goal nitide prima di iscriversi al tabellino dei marcatori.