La prima giornata del nuovo anno regala ai tifosi una domenica vecchia maniera.
Tutte le partite del turno di Serie A concentrate in un unico giorno e addirittura ben sette programmate alle quindici, in quella che è la fascia oraria più tradizionale del calcio italiano, ormai costretta, da anticipi e posticipi a volte programmati in numero eccessivo, a recitare un ruolo decisamente secondario. Senza nemmeno il fastidio di dover vedere i gol dell’inter, la cui passeggiata milanese contro il Crotone è andata in scena alle 12:30, è stato molto piacevole riscoprire l’emozione di una domenica pomeriggio ricca di partite. Una diretta gol divertente per lo spettatore neutrale che finalmente non è costretto a scegliere tra gli scarti del calendario, di solito collocati in questa fascia oraria. Alcuni bei gol, la rovesciata di Zaccagni che ha risolto Spezia - Verona su tutti, e risultati tutto sommato prevedibili, con l’Atalanta che ha maltrattato il Sassuolo, il Napoli che ha vinto in scioltezza a Cagliari e la Roma che, con più fatica, ha avuto la meglio sulla Sampdoria. Sette partite dunque e pazienza se, per seguirle tutte, abbiamo dovuto districarci tra decoder e app, tra satellite e streaming, tra Sky e Dazn. Sono i tempi moderni e soprattutto è la concorrenza. Termine che da oltre trent’anni rappresenta uno degli “hashtag” più amati dal mondo dell’imprenditoria, della politica e dell’informazione. Ricordo l’entusiasmo con cui, fin dai tempi di Telepiù e Stream, venivano raccontati i vantaggi che avrebbe tratto il consumatore dalla concorrenza. Vantaggi che io, nella mia modestia, non sono mai riuscito a cogliere, dal momento che, almeno in Italia, da sempre, più “competitor” (termine orribile entrato nel nostro linguaggio come tanti altri termini inglesi, per motivi a me oscuri preferiti a quelli italiani) ha significato dover sottoscrivere più abbonamenti per poter vedere tutte le partite di un campionato. Magari qualcuno un giorno troverà la pazienza di spiegarmi chi trae vantaggi da questa “concorrenza”, visto che certamente non si tratta del consumatore finale, cioè gli abbonati.

La Juventus si presenta alla partita casalinga contro l’Udinese con la necessità di ottenere una vittoria e, possibilmente, di esprimere un gioco convincente. Il tonfo con la Fiorentina fa ancora rumore e le vittorie pomeridiane di Inter e Milan allontanano ulteriormente una vetta della classifica che inizia a sembrare irraggiungibile. La squalifica di Cuadrado costringe Pirlo a schierare una difesa composta dai due terzini brasiliani, Danilo e Alex Sandro, ai lati della coppia centrale titolare Bonucci - De Ligt. A centrocampo, Bentancur agirà davanti alla difesa affiancato da McKennie, chiamato ad offrire il suo contributo di energia e di inserimenti tra le linee avversarie. Chiesa torna a giocare sulla destra mentre a Ramsey è affidato il solito ruolo ibrido tra l’esterno di sinistra e la trequarti. In attacco, fuori Morata per un risentimento muscolare speriamo risolvibile nel giro di pochissimo tempo, Ronaldo sarà affiancato da Dybala, dal quale ci si attende una prestazione finalmente convincente. Dunque Pirlo, al netto dell’assenza forzata di Morata, sceglie quella che fino ad ora è stata la formazione che ha dato le risposte migliori, quella delle partite di Barcellona e di Parma. Difficile muovere critiche alle scelte dell’allenatore questa volta.
In avvio subito due occasioni per la Juventus. Prima è Ronaldo a concludere un’iniziativa personale con un destro sul fondo poi è Ramsey, servito da Chiesa, a calciare addosso a Musso da posizione molto favorevole. Dopo queste due opportunità la partita diventa complicata. L’Udinese, organizzata intorno ad un solido 352 e ben diretta da De Paul, tiene il campo molto attenta a non concedere  profondità e spazi tra le linee. La Juventus cerca di muovere il pallone nel tentativo di chiamare il pressing dei friulani che però non modificano il loro atteggiamento. Il risultato è quello sterile giro palla nella nostra metà campo che ormai siamo abituati a sopportare in queste circostanze. Servirebbe un altro ritmo, un’altra intensità, servirebbe un movimento maggiore dei giocatori senza palla. La Juventus invece è molto statica, molto poco fluida. L’avvio di gara della squadra bianconera somiglia pericolosamente a quello della sciagurata notte contro la Fiorentina. 

Al decimo minuto l’Udinese passa in vantaggio. Segna De Paul, bravissimo a vincere un duello spalla contro spalla con Bentancur e lanciare sulla destra Lasagna, per poi presentarsi in area a chiudere in porta, con un tocco di esterno destro, l’ideale triangolo. I giocatori della Juventus immobili ad ammirare la geometria disegnata sul prato dai friulani. La partita sembra mettersi in salita. Il replay in sala var evidenzia però un tocco con il braccio di De Paul, decisivo per conquistare il pallone nel duello con Bentancur. L’arbitro Giacomelli viene chiamato al monitor. Il tocco è chiaro ed evidente. Il gol viene annullato, per la Juventus uno scampato pericolo.
Il primo tempo scorre via con la Juve che cerca di muovere il pallone nel tentativo di aprire un varco nella difesa avversaria. L’Udinese ha buon gioco nel chiudere le linee e gli spazi alla lenta manovra bianconera che finisce spesso per morire sulle due fasce, dove Chiesa a destra e Alex Sandro a sinistra sono sempre troppo isolati al momento di ricevere il pallone. Il modulo di Pirlo, in questo primo tempo molto vicino ad un rigido 352, non sembra prevedere sovrapposizioni sugli esterni che possano aiutare la squadra ad allargare il campo.

La partita cambia intorno alla mezz’ora. De Paul riceve una rimessa laterale di Stryger Larsen nella trequarti difensiva friulana. E’ in una situazione scomoda, spalle alla porta con due giocatori avversari a pressarlo. Ramsey è il più determinato e con un’intervento deciso gli toglie il pallone e serve Cristiano Ronaldo che impone alla partita la sua forza superiore. Lo fa in maniera inesorabile. Entra in area da sinistra e calcia, potente e preciso, il pallone nell’angolo più lontano. La Juventus è avanti. In panchina Pinsoglio applaude felice.
Il gioco riparte e subito Ramsey tenta di rovinare quanto di buono fatto nell’azione del vantaggio bianconero regalando il pallone a Wallace a ridosso dell’area di rigore. Il tiro dal limite dell’area viene ribattuto da Bonucci, sul rimpallo Lasagna gira debolmente tra le braccia di Szczesny. Troppo spesso la Juventus, in situazione di vantaggio, commette errori superficiali. Palloni giocati con troppa leggerezza, coinvolgendo il portiere anche in circostanze che richiederebbero una gestione della palla meno avventurosa, scarsa determinazione nei contrasti e nel recupero palla. Sono tutti difetti che questa squadra mette in mostra per qualche momento in ogni partita. Questo atteggiamento già in diverse occasioni è stato pagato a caro prezzo.

Con il risultato di uno a zero si chiude il primo tempo. Una prima parte di gara che ha visto la Juventus controllare il gioco ma gestire il pallone troppo lentamente e l’Udinese rimanere compatta dietro, attenta a non concedere varchi e a cercare la carta della ripartenza. Dybala si è mosso molto, cercando di venire a prendere il pallone anche a centrocampo per impostare l’azione offensiva. E’ rimasto però troppo lontano dalla porta avversaria. Nel primo tempo non si ricordano conclusioni del numero 10 argentino se non una punizione respinta dalla barriera. L’assenza di Morata priva la squadra di un riferimento in area cui appoggiarsi con palloni verticali. In partite del genere, con avversari ben organizzati dietro, è un’assenza che non ci possiamo permettere. Il gol di Ronaldo, arrivato con una rapida azione di pressing e ripartenza, sfruttando un eccesso di confidenza di De Paul, manda la Juventus al riposo con quel vantaggio determinante per imprimere una svolta alla partita.

La ripresa del gioco vede un solo cambio nelle file dell’Udinese, Forestieri rileva Pussetto infortunatosi, purtroppo in maniera seria, sul finire del primo tempo. Pirlo rimanda in campo gli stessi undici con cui ha iniziato l’incontro. L’Udinese mostra un atteggiamento diverso. Una squadra più alta e più disposta a giocare a viso aperto. Produce immediatamente una buona occasione con un cross da destra di De Paul, sempre troppo libero di ricevere palla in quella zona, che attraversa l’area senza che nessun compagno arrivi in tempo per correggere la traiettoria, ma lascia qualche spazio in più alla Juventus. E paga subito a carissimo prezzo questa “concessione”.
De Maio sbaglia l’appoggio su De Paul, il pallone è recuperato da Alex Sandro che appoggia per Ronaldo. L’Udinese è sbilanciata, Chiesa e Ramsey si lanciano nello spazio libero. Ronaldo, nel cerchio di centrocampo, riceve palla e con un esterno destro delicato e perfetto serve Chiesa in profondità. Controllo con il destro e diagonale di sinistro a chiudere sul secondo palo. E’ il raddoppio per la Juventus, ha segnato Chiesa.   

Nemmeno il tempo di riprendere il gioco e arriva anche il terzo gol. Dybala recupera palla a centrocampo, subisce la carica di De Maio che lo ferma irregolarmente, sul pallone si avventa Chiesa che innesca una ripartenza letale servendo Ramsey, lanciato perfettamente tra le linee avversarie. Il gallese, forse troppo lento in questa circostanza, viene raggiunto dai difensori friulani e cadendo calcia sul corpo di Musso. Nella mischia il pallone rimane nella disponibilità del numero 8 bianconero, rapido a rialzarsi e a mettere in porta. Anche in questo caso però dal replay si nota un tocco con il braccio di Ramsey da terra dopo la parata di Musso. Il tocco di mano è chiaramente involontario ma, nell’immediatezza della realizzazione di una rete, la mancanza di volontarietà non è un’attenuante. Il gol viene annullato.

Il doppio vantaggio rilassa forse troppo la Juventus. Qualche errore in fase d'impostazione, un calo evidente di determinazione nella gestione della fase difensiva. Atteggiamento che rischia di riaprire la partita quando è ormai prossima l’ora di gioco. Un bel cross di Samir dalla trequarti trova Stryger Larsen più reattivo di Alex Sandro. Il colpo di testa del giocatore danese colpisce la traversa a Szczesny battuto. Un campanello di allarme che scuote anche Pirlo. Arriva il primo cambio, fuori McKennie dentro Arthur. C’è bisogno di una migliore gestione della palla, soprattutto nelle uscite da dietro. Il brasiliano, con la sua padronanza tecnica, può risultare molto importante in queste situazioni.

Il terzo gol arriva al settantesimo e segue lo stesso copione dei primi due. Bentancur è bravissimo a leggere un passaggio troppo corto di Samir verso De Paul. Il centrocampista uruguaiano si inserisce e innesca un nuovo contropiede lanciando Ronaldo in campo aperto. Il gol è inevitabile. Il portoghese si presenta davanti a Musso e lo batte con un diagonale di sinistro ad incrociare sul palo lontano.
Il gol segnato ha ancora una volta effetti soporiferi sulla Juventus, che rischia nuovamente di vedere riaperta la partita. L’Udinese per un momento che sembra lunghissimo fa quello che vuole dentro la nostra area. De Paul crossa per Forestieri che controlla il pallone e serve Zeegelaar, il quale mette a sedere Bonucci e dal limite dell’area piccola calcia sulla traversa a Szczesny battuto. Il pallone respinto viene raccolto, sempre in piena area, da Lasagna la cui conclusione è finalmente allontanata dalla difesa.  

Scampato il pericolo Pirlo interviene con altri due cambi. Escono Ramsey e Chiesa, rilevati da Bernardeschi e Kulusevski. La partita si avvia senza ulteriori sussulti verso il fischio finale. La Juventus cerca di gestire pallone ed energie anche in vista della sfida di mercoledì prossimo a San Siro contro il Milan. Si rivede in campo anche Chiellini che rileva Bonucci. Frabotta prende invece il posto di Alex Sandro, apparso parecchio affaticato nella seconda parte dell’incontro.

Al novantesimo l’Udinese trova il gol. De Paul lancia sulla destra Molina, Frabotta abbocca ingenuamente alla finta del suo avversario che lo salta agevolmente e mette nell’area piccola un pallone da spingere in porta. Nestorovski si fa chiudere da Szczesny ma, con l’intera retroguardia bianconera immobile ad osservare il corso degli eventi, Zeegelaar liberissimo appoggia in rete da pochi passi. Un gol meritato, soprattutto per l’insistenza con la quale la Juventus ha cercato di subirlo. Un impegno costante, messo in mostra in vari frangenti della partita.

Il quarto gol, segnato da Dybala, servito in profondità da Danilo, con un destro incrociato sul palo lontano, regala alla Juventus un 4-1 che sicuramente rappresenta una buona ripartenza dopo la sconfitta subita con la Fiorentina, sconfitta che rimane ancor più ingiustificabile alla luce della squallida prestazione della squadra viola nello 0-0 pomeridiano contro il Bologna.

Diverse ombre accompagnano però il cammino dei bianconeri nonostante il buon risultato. In primo luogo la superficialità nella gestione di alcuni momenti delle partite e una manovra che troppo spesso si dimostra sterile e ripetitiva. Andiamo incontro ad un mese di gennaio che con ogni probabilità si rivelerà decisivo per le sorti della nostra stagione.
La doppia trasferta di Milano nel giro di due settimane potrebbe rilanciare le nostre possibilità di raggiungere il decimo scudetto consecutivo oppure chiuderle del tutto. Servirà la Juventus migliore e di certo non sarà sufficiente quella vista contro l’Udinese.