L’ultimo turno di campionato, prima di un’inedita sosta invernale per le nazionali, si conclude con la sfida tra Milan e Juventus. Per la squadra bianconera, in attesa di un’ultima settimana di calciomercato che potrebbe regalare sorprese inattese soltanto fino a pochi giorni fa, si presenta un’occasione importante per accorciare in maniera significativa il divario dai rossoneri e rientrare a pieno titolo e in modo definitivo nella corsa al quarto posto. Con lo scudetto ormai pesantemente indirizzato verso la sponda nerazzurra di Milano, restano a disposizione tre piazzamenti utili per l’accesso alla Champions League. Saranno con ogni probabilità Milan, Napoli, Atalanta e, appunto, Juventus a contenderseli.

Allegri riprende il suo posto in panchina dopo la squalifica scontata nel turno di Coppa Italia. Assente De Ligt per un problema fisico occorso nelle ore precedenti la partita,  per la serata di San Siro, il tecnico bianconero presenta la sua squadra schierata con un 442. Szczesny tra i pali, De Sciglio, Rugani, Chiellini e Alex Sandro compongono la linea di difesa. In mezzo al campo, spazio a Locatelli e Bentancur come coppia centrale. Cuadrado e McKennie partiranno dalle posizioni esterne. In attacco, Morata e Dybala sono le due punte scelte per condurre la Juventus verso una vittoria che sarebbe fondamentale. Sulla sponda opposta, il Milan di Pioli, reduce da una inaspettata caduta interna contro lo Spezia, si presenta con il consueto 4231. Maignan; Calabria, Kalulu, Romagnoli, Theo Hernandez; Tonali, Krunic; Messias, Diaz, Leao; Ibrahimovic; sono gli undici rossoneri che inizieranno la partita.

Le gare di Supercoppa e Coppa Italia trasmesse da Mediaset e l’incontro contro l’Udinese di sabato sera in onda anche su Sky, sono un ricordo già lontano. Si torna all’esclusiva Dazn. Come un moderno rito pre partita, il tifoso, prima di prendere posto davanti alla tv, procede a tutte quelle verifiche alla linea internet che i frequenti problemi di scatti d’immagine e di cali risoluzione riscontrati ogni settimana su questa pessima applicazione rendono indispensabili. Purtroppo ritroviamo anche Pardo in telecronaca. Fin dall'apertura, il commentatore maltratta le orecchie dei malcapitati telespettatori con una tremenda raffica di vuote banalità, caricate, come suo solito, da fastidiose dosi di enfasi e retorica. La partita ancora non è iniziata e già per il tifoso si presenta la tentazione di chiudere l’audio.

Guidate dall’arbitro Di Bello, chiamato a sostituire l’indisponibile Orsato, le due squadre, vestite nei loro tradizionali colori, entrano in campo. Abituati ad un imponente spettacolo di pubblico che da sempre accompagna questa sfida, lo scenario presentato da quelle tribune maestose praticamente vuote lascia una sensazione desolante. Cinquemila persone si perdono nell’immensità di San Siro. Un piccolo pensiero torna sulla decisione di fissare un limite di capienza identico per tutti gli impianti. Il “Picco” di La Spezia è pieno per metà, San Siro rimane tristemente vuoto. Il tifoso davanti alla tv si sforza di cercare in questo provvedimento un significato che non riesce a trovare, mentre la Juventus, con Dybala, si accinge a battere il calcio d’inizio.

La partita viaggia sin dai primi minuti su ritmi elevati. Entrambe le squadre mettono in campo intensità e agonismo. I frequenti contrasti costringono l'arbitro Di Bello ad interrompere spesso il gioco. Arrivano subito due cartellini gialli per Locatelli e Leao. La Juventus approccia bene l’incontro. Sull’onda della recente partita di Coppa Italia contro la Sampdoria, la squadra di Allegri prende possesso del pallone e del campo. Difende in avanti, porta immediata pressione sulla manovra rossonera, muove velocemente la palla con passaggi rapidi ed efficaci, cercando in Dybala e Cuadrado quel tocco di qualità capace di imprimere l’accelerazione decisiva all’azione. E’ del colombiano il primo tentativo di concludere verso la rete. Un tiro di sinistro troppo chiuso, al termine di uno spunto personale, che si perde sul fondo senza creare particolari preoccupazioni a Maignan.

Il Milan nelle prime fasi dell’incontro agisce prevalentemente di rimessa con una forte pressione mirata ad interrompere il possesso palla juventino. Tonali, aiutandosi anche con qualche intervento al limite, dirige il centrocampo rossonero nell’azione di recupero del pallone. L’obiettivo della squadra di Pioli è quello di isolare i due attaccanti bianconeri dal resto dei compagni e impedire che ricevano il pallone troppo a ridosso dell’area milanista. L’incontro si riequilibra con il passare dei minuti. Nella fase centrale del primo tempo è anzi il Milan ad arrivare con un certa insistenza dalle parti di Szczesny. Leao impegna il portiere polacco con un rasoterra dal limite dell’area, arrivato a conclusione di una bella combinazione con Messias e Ibrahimovic. Risponde subito la Juventus con Dybala che, partendo da destra, si accentra e calcia cercando il palo più lontano con un sinistro ad effetto che non inquadra i pali difesi da Maignan. Il limite del gioco juventino è rappresentato, come sempre, dalla poca spinta che arriva dalla fascia sinistra, penalizzata da questo sistema impuro. McKennie continua a non essere un esterno. Viene impiegato in quella posizione per la sua bravura nel gioco aereo e nelle sponde, fondamentali nel calcio di Allegri che, da sempre, ha nel lancio per la torre schierata da quella parte uno degli schemi di riferimento. L'americano per quella funzione sembra però sprecato. Per predisposizione naturale non cerca mai il fondo. Si spende nei contrasti e in un importante lavoro fisico ma le sue principali caratteristiche, che lo rendono un elemento unico nella rosa juventina, restano a lungo ai margini dell’incontro. 

Poco prima della mezz’ora si conclude quello che potrebbe essere stato l’ultimo duello tra Chiellini e Ibrahimovic. L’anziano centravanti svedese è infatti costretto a lasciare la partita per un infortunio alla caviglia. Al suo posto entra Giroud. Il prosieguo del primo tempo vede il Milan guadagnare progressivamente qualche metro di campo e riuscire nell’intento di tagliare i rifornimenti agli attaccanti bianconeri, costretti a ripiegare abbondantemente dentro la propria metà campo per partecipare al gioco. Si contano poche occasioni da gol anche se la gara continua a scorrere su ritmi godibili. Calabria prova a sbloccare il risultato con due tentativi da fuori area nello spazio di pochi minuti. Entrambe le conclusioni del terzino terminano non troppo lontane dai pali. Szczesny lascia comunque la sensazione, in entrambe le circostanze, di essere in controllo della traiettoria della palla. Gli scontri in campo aumentano, anche il piccolo Diaz si segnala per un discreto numero di falli commessi. Cuadrado perde invece troppi palloni cercando un fallo che Di Bello non gli concede quasi mai. Alcune volte si fa fatica a comprendere come un giocatore del livello e dell’esperienza del colombiano, in alcuni momenti fatichi ad allinearsi al metro di giudizio arbitrale, perdendosi nella ricerca del fallo. McKennie tenta di prendersi zone di campo a lui più congeniali accentrandosi con sempre maggiore continuità e allontanandosi da quella zona esterna nella quale non può esprimersi al meglio. Alex Sandro rimane solo. Dopo un inizio anche propositivo, il terzino brasiliano non riesce quasi mai a spingere fino in fondo, limitandosi a dare un contributo in appoggio al palleggio bianconero. I pericoli creati dal Milan nascono tutti dalle zone dove gravita Leao. Punto di riferimento dell’attacco rossonero, anche più di Ibrahimovic, l’attaccante portoghese gioca un buon numero di palloni, muovendosi in sincronia con Theo Hernandez, sempre pronto ad avanzare nello spazio aperto dalle accelerazioni del compagno. L’attenta prova difensiva fornita da De Sciglio e Cuadrado, diretti avversari degli elementi più pericolosi tra i rossoneri, limita l’incidenza dei due punti di forza del Milan.

Senza ulteriori emozioni si chiude sul risultato di parità un primo tempo in cui si è visto un calcio fisico ed aggressivo. Non esattamente una bella partita, rimasta comunque godibile. Tanti messaggi si inseguono sui vari gruppi di whatsapp che accompagnano l’intervallo. Ognuno esprime la propria opinione. In un clima generale di prudente soddisfazione, avanzano alcuni messaggi che lasciano dubbi sulle possibilità realizzative della Juventus nel corso della ripresa. Come sempre, finisce nel mirino la scarsa continuità bianconera nella proposta offensiva. Dopo un inizio molto buono, la squadra di Allegri ha, con il passare dei minuti, arretrato il baricentro e limitato il suo raggio d’azione. Arrivano critiche per Dybala, accusato di una scarsa resistenza ai contrasti, e per Morata, sul quale pesano alcuni appoggi sbagliati verso i compagni. In panchina però non sembrano esserci soluzioni adeguate per cambiare il corso della partita.

Il gioco riprende senza nessun intervento da parte dei due allenatori. I ritmi, fin dall’avvio del secondo tempo, appaiono più bassi rispetto alla prima parte. Emerge dall’atteggiamento delle due squadre la sensazione che la situazione di pareggio potrebbe non mutare fino al termine dell’incontro. E’ il Milan a mostrarsi  maggiormente propositivo e ad approcciare meglio dell'avversario la partita nelle primissime fasi del secondo tempo, pur senza raccogliere particolari frutti. Dal buon momento rossonero, nasce infatti una sola opportunità per sbloccare il risultato in favore dei padroni di casa. Un buon pallone, crossato da Calabria, capita sulla testa di Giroud. Con il tifoso davanti alla tv ormai già rassegnato a passare in svantaggio, il centravanti francese da favorevolissima posizione, solo davanti a Szczesny, inspiegabilmente cerca un’improbabile torre verso il centro dell’area invece della conclusione. Sospiro di sollievo per una situazione potenzialmente molto pericolosa. La partita continua a viaggiare su un binario di grande equilibrio. Morata reclama un rigore per un tocco di Messias, giudicato però da Di Bello troppo leggero per la concessione della massima punizione.

La Juventus abbassa ancora il proprio baricentro. Il campo davanti a Morata e Dybala si allunga con il passare dei minuti. Nella squadra di Allegri si notano, con un’incidenza maggiore rispetto al primo tempo, una serie di errori tecnici e di scelte che inquinano la fase finale dell’azione. Osservando McKennie lasciare sempre più spesso la sua zona di competenza per accentrarsi, emerge quella sensazione, che abbiamo percepito spesso nel corso di questa stagione, di una squadra che avrebbe bisogno di un ulteriore uomo in grado di aiutare la fase offensiva. Un vero esterno capace di dare un respiro più ampio alla manovra, coinvolgendo anche la fascia sinistra, sfruttata dalla Juventus soltanto come punto di appoggio per un’azione inevitabilmente destinata a tornare verso destra o, molto più spesso, all’indietro. Intorno all’ora di gioco, i due allenatori propongono i primi accorgimenti. Nel Milan, Pioli richiama in panchina Diaz e Messias. Al loro posto il tecnico rossonero manda in campo Bennacer e Saelemaekers. Allegri risponde inserendo Arthur e Bernardeschi. Escono Locatelli e Cuadrado. Il colombiano conclude così una partita nella quale si è smarrito con il passare dei minuti, continuando a perdere palloni alla ricerca di falli che Di Bello non gli avrebbe mai fischiato. Rimane comunque apprezzabile il contributo offerto dall’esterno in fase difensiva. Le sostituzioni non spostano gli equilibri in campo. Bernardeschi si sistema sulla fascia occupata in precedenza da Cuadrado. La manovra bianconera perde ulteriormente qualità. L’azione della Juventus subisce un ulteriore rallentamento, appesantita da un giocatore che tra controllo, sguardo e tocco perde ogni volta diversi secondi. Ci sarebbe bisogno di un elemento più veloce di pensiero e in grado di imprimere un’accelerazione verticale. Un uomo in grado di ricevere palla e guardare in avanti. Da Bernardeschi ormai sappiamo cosa aspettarci e non è molto. Anche a cifre ridotte, il suo rimane un contratto da non rinnovare. Per quello che offre, il suo posto può essere preso anche da un ragazzo delle giovanili. Qualcuno che mostri un potenziale su cui lavorare. Bernardeschi è questo. Trasmette un’idea di immobilità, di impotenza che riesce perfino ad intristire il tifoso che lo osserva avvitarsi continuamente su ogni pallone, perdersi oltre le linee che delimitano il campo,  dribblare e giocare costantemente all’indietro.

Le occasioni da gol continuano a farsi desiderare. Theo Hernandez conclude una discesa con un sinistro agevolmente contenuto da Szczesny, quindi il portiere polacco è pronto nel bloccare un colpo di testa di Giroud piuttosto centrale. Dall’altra parte, la Juventus si fa vedere con un inserimento di McKennie il cui tentativo di testa non impensierisce minimamente Maignan, perdendosi sul fondo. Troppo poco. La partita rallenta. I minuti passano. Florenzi e Rebic prendono il posto di Calabria e Leao. Kean sostituisce Morata. Anche in questo caso il mondo rimane come era prima. Avanza la sensazione che il pareggio non sia un risultato disprezzabile per entrambe le contendenti. Con il trascorrere del tempo, le due squadre si fanno sempre più accorte e meno spavalde rispetto ai primi quarantacinque minuti. Le ultime mosse di Allegri arrivano quando il quarto uomo ha già segnalato i tre minuti di recupero che concluderanno la sfida. Kulusevski entra al posto di Dybala che dopo un buon inizio è andato spegnendosi senza lasciare tracce apprezzabili nella storia della partita. Rabiot prende il posto di Bentancur, che lascia il campo esausto dopo una prova sicuramente molto buona almeno per quanto riguarda la fase di contenimento, nella quale si è rivelato uno scoglio spesso insuperabile per i giocatori rossoneri. Tanti palloni recuperati e un importante contributo di intensità vanno riconosciuti al centrocampista uruguaiano che, di contro, ha evidenziato le solite difficoltà in alcuni passaggi offensivi. Rimane comunque una prova confortante, che fa seguito a quella offerta nella scorsa giornata contro l’Udinese, da parte di un giocatore che nell’ultimo anno ha manifestato i segni di una preoccupante involuzione.

Il tempo scade. Di Bello fischia tre volte. Milan e Juventus concludono la sfida con uno zero a zero che tutto sommato rispecchia l’andamento di un incontro molto equilibrato nel quale, nonostante non sia mancato l’agonismo, non si sono registrate vere e proprie occasioni per vincere da parte di nessuna delle due squadre. La Juventus, ancora una volta, manca l’appuntamento con la vittoria contro una delle squadre che la precedono in classifica e non riesce ad imprimere alla sua rincorsa quell'accelerazione che aspettiamo da mesi. La squadra di Allegri ha trovato una discreta continuità di risultati dopo il disastroso avvio, ha colmato parte dello svantaggio che aveva accumulato ma, al momento di compiere un ulteriore e forse definitivo salto di qualità, continua a mancare l’appuntamento con la vittoria. E’ accaduto a fine novembre contro l’Atalanta, è accaduto contro il Napoli alla ripresa del campionato dopo la sosta natalizia, è accaduto a San Siro contro il Milan. La Juventus continua a navigare a ridosso della zona Champions senza però essere ancora mai riuscita ad agganciare il quarto posto. Le partite diminuiscono, il tempo inizia a stringere. Serve compiere un ulteriore passo in avanti. La spinta potrebbe arrivare anche dal mercato che, con il campionato fermo, si prenderà la scena nella settimana conclusiva di questo intenso gennaio.