La grande serata di Champions league, che vede nella partita tra Juventus e Chelsea il suo evento principale, ha avuto nel pomeriggio un gradevole prologo, rappresentato dalla sfida tra le formazioni under 19 valida per la “Youth League”, la competizione europea dei ragazzi. Hanno vinto i bianconeri per 3-1, al termine di una gara molto piacevole ed interessante che ha alzato ulteriormente l’attenzione sui prodotti dell'universo giovanile bianconero. Tra i vari elementi che si sono distinti sul campo di Vinovo, brilla in particolare Matias Soulé. L’attaccante argentino, classe 2003, libera sul campo una leggerezza e una fantasia che appartenevano ai giocatori di un calcio passato, non ancora imbrigliato da tutte quelle rigide disposizioni tattiche che costringono, fin dalle giovanili, molti talenti a recitare sempre lo stesso copione, partita dopo partita. Assieme a Fabio Miretti, centrocampista anche lui classe 2003, il giovane argentino rappresenta il fiore più prezioso di un vivaio che, dopo troppi anni, sembra di nuovo pronto a fornire nelle prossime stagioni elementi validi per la prima squadra.

Applaudita dunque la convincente prestazione dei ragazzi, l'attenzione passa alla grande sfida in programma allo Stadium. La notte con il Chelsea, segna anche il debutto della Juventus sulla piattaforma televisiva “Amazon Prime”. Si torna allo streaming dunque e per il tifoso bianconero, non ancora completamente calato nella nuova realtà del calcio televisivo, nonostante Amazon finora, nelle precedenti trasmissioni, abbia ricevuto apprezzamenti convinti da parte dell’utenza, significa il ritorno a tutte le varie verifiche necessarie per godere al meglio del servizio. 
Assenti Dybala e Morata, fermati entrambi dagli infortuni muscolari rimediati nella partita contro la Samp, Allegri, per la sfida ai Campioni d'Europa, sceglie una formazione inizialmente senza punte di ruolo. Presentato dai canali ufficiali del club come un 442, lo schieramento bianconero vede Szczesny a difesa dei pali con Danilo, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro a comporre il pacchetto arretrato. A centrocampo spazio a Cuadrado e Rabiot sulle fasce, con Bentancur e Locatelli al centro. In avanti spetterà all’inedita coppia Chiesa - Bernardeschi il compito di creare pericoli per la porta avversaria.
Reduce dalla sconfitta interna rimediata contro il Manchester City nell'ultima partita, in verità noiosissima, di Premier League, la squadra londinese propone, come da previsioni, il suo solido sistema di gioco impostato su un 343. Mendy in porta protetto dal trio difensivo formato da Rudiger, Thiago Silva e Christensen. Azpilicueta e Alonso agiranno sulle fasce, mentre in mediana, assente per infortunio Kantè, la scelta di Tuchel ricade sulla coppia composta da Jorginho e Kovacic. In avanti, Havertz e Ziyech forniranno supporto a Lukaku, unico riferimento centrale della squadra inglese.
Lo Stadium, esaurito nonostante i prezzi decisamente alti dei biglietti, accoglie in campo le due squadre vestite nei loro tradizionali colori. Dalla televisione si torna a percepire un entusiasmo che, su quelle tribune, non si  riusciva ad apprezzare da diverso tempo. Sbrigate tutte le solite, lunghe e fastidiose, formalità iniziali, l’arbitro Gil Manzano può dare il segnale di avvio.
Fin dai primi minuti la partita si sviluppa su un tema chiaro e, per chi ha una minima conoscenza delle due squadre in campo, ampiamente prevedibile. Gli inglesi gestiscono il pallone, la Juventus attende compatta. La squadra di Allegri cerca di trovare subito la necessaria solidità e soprattutto è ben decisa a non lasciare alla squadra avversaria la profondità e la spazio per ripartire in velocità. Il Chelsea è infatti una squadra che, nella passata stagione, ha trovato nella solidità difensiva e nella capacità di proporre ripartenze letali le chiavi per sbancare l'Europa. Appare quindi evidente come la prima intenzione di Allegri sia quella di togliere alla formazione di Tuchel le sue armi più pericolose. La Juventus, inizialmente compatta sulle due tradizionali linee difensive da quattro, nel corso del primo tempo trova il suo assetto ideale per la partita sistemandosi con una difesa a cinque, necessaria per contenere l’ampiezza dello schieramento inglese, e portando Rabiot più all’interno del campo per sfruttare il suo fisico e aiutare Locatelli e Bentancur in interdizione. 

Nonostante in telecronaca l’ottimo Piccinini racconti di una “partita di sofferenza” e di “incubo Lukaku” per la difesa bianconera, la squadra offre prova di grande solidità, costringendo gli avversari ad una serie infinita di passaggi in orizzontale. Il possesso palla è nettamente nei piedi degli inglesi ma occasioni vere e proprie da rete non si registrano. Una conclusione di Lukaku, debole e centrale che non impensierisce più di tanto Szczesny, rappresenta l’intera produzione offensiva del Chelsea nei primi quarantacinque minuti. La Juventus difende con ordine, sempre attenta a non concedere la profondità, e con i tre centrocampisti gioca sulla lettura delle linee di passaggio degli avversari. L’idea tattica di Allegri sembra fin da subito vincente. Con il passare dei minuti, gli uomini di Tuchel iniziano a soffrire l’efficace pressione del centrocampo juventino, perdendosi in gravi errori di palleggio che innescano rapide ripartenze.
Intorno al quindicesimo, Rabiot è bravissimo ad intercettare, all’altezza della trequarti difensiva, un passaggio orizzontale di Kovacic e ad aprirsi il campo per il contropiede. Sciupa tutto però affrettando il passaggio verso Bernardeschi, completamente libero nella metà campo avversaria e finendo per sprecare una grande occasione servendo di fatto il portiere Mendy.

Passano pochi minuti e questa volta è Chiesa, all’altezza della metà campo, ad intercettare un pallone servito all’indietro, ancora da Kovacic, in maniera affrettata. In campo aperto, l’attaccante sprigiona tutta la sua potenza in un duello in velocità con Rudiger. Entrato in area, cerca l’angolo lontano con un diagonale di destro rasoterra che scivola fuori sfiorando il palo. La prima vera occasione da rete è dunque per la Juventus che, con il passare dei minuti, inizia a prendere campo, presentandosi ancora dalle parti di Mendy con un destro di Rabiot che termina la sua corsa di poco alto sopra la traversa. 
Gli ottimi Piccinini e Ambrosini, in telecronaca, raccontano di una Juventus brava nelle “enormi difficoltà” a crearsi lo spazio per proporre interessanti trame offensive. La sensazione che offre il campo invece è quella di una partita sicuramente difficile ma alla portata della squadra di Allegri che, oltre a difendere con un ordine che non si vedeva da tempo, non concedendo ai rivali nient’altro che alcuni innocui cross, disegna sul prato delle trame di gioco interessanti che trovano nella velocità di Chiesa il naturale approdo. 

Il duplice fischio di Gil Manzano chiude un bel primo tempo, nel quale la Juventus ha saputo tenere testa ai Campioni d’Europa e procurarsi le occasioni da gol più pericolose in una partita che alla vigilia era stata definita da alcuni opinionisti addirittura “ingiocabile”. La stessa leggera soddisfazione del tifoso bianconero è condivisa, nel corso dell’intervallo, anche dai messaggi che arrivano sulle solite chat di whatsapp. Elogi per tutti, con particolare riguardo anche per Bernardeschi, autore di un buon primo tempo nel quale, oltre a fornire un prezioso contributo in fase di non possesso, è stato sempre costante nell’offrire alla manovra un punto di riferimento sul quale appoggiare il pallone, permettendo a Chiesa di svariare per tutto il fronte d’attacco alla ricerca del varco giusto in cui sprigionare la sua velocità. 

Al rientro in campo, Tuchel presenta la sua prima novità. Resta negli spogliatoi Alonso, autore di una prova modesta, sostituito da Chilwell, titolare indiscusso nel corso della passata stagione. Una novità la presenta anche Amazon, che passa da un’immagine piuttosto buia ad un’altra particolarmente luminosa e a tratti sfocata. La nostalgia per un passato che sta finendo rapidamente in archivio, per un momento, si prende la scena nei pensieri del tifoso davanti alla tv.
L’arbitro quasi non fa in tempo a fischiare l’inizio del secondo tempo che la Juventus passa in vantaggio. Segna con un'azione che potrebbe ormai essere definita un classico negli schemi di Allegri. Servito direttamente dal calcio d'inizio, Bonucci apre il gioco con un lancio verso la parte sinistra del campo. All’altezza della trequarti, Rabiot di testa intercetta il pallone e lo gioca per Bernardeschi, bravissimo a quel punto, in uno spazio ristretto, a controllare, proteggere e servire con l'esterno sinistro la palla per il taglio profondo di Chiesa in verticale. Lanciato all’interno dell'area, l’attaccante libera la sua potenza devastante con un  sinistro forte di prima intenzione che si infila sotto la traversa, non lasciando a Mendy nessuna possibilità di intervento. Esulta lo Stadium, esulta la panchina bianconera, esultano anche Dybala e Morata inquadrati in tribuna.

Sotto di un gol e senza lo spazio in cui lanciare i suoi attaccanti, il Chelsea prova a prendere possesso della metà campo avversaria e a muovere il pallone in attesa che si aprano i varchi giusti.  L’ottima prestazione difensiva dei bianconeri non concede però alcuno spazio alla squadra inglese che, sempre più spesso, è costretta ad affrettare la giocata in verticale su Lukaku, costantemente braccato da Bonucci e De Ligt, oppure cercare tra le linee Ziyech e Havertz, facilmente assorbiti dalla pressione del centrocampo juventino. Va in scena un lungo e sterile palleggio dal qual il Chelsea non ricava occasioni da rete, è anzi la Juventus, quando da poco è trascorso il quarto d’ora, ad andare molto vicina al raddoppio. 

L’immagine televisiva ritorna di nuovo scura quando Locatelli interrompe una manovra avversaria e offre a Rabiot la possibilità di ripartire. Il francese supera la metà campo e lascia partire, con il suo sinistro, un lancio perfetto che taglia tutto il campo e trova Cuadrado dalla parte opposta, all’altezza del lato corto dell’area di rigore. Il colombiano, con un tocco morbido di interno destro, offre a Bernardeschi, solo davanti a Mendy il pallone per coronare la sua partita con un gol pesante. L’attaccante in corsa non riesce però a trovare la necessaria coordinazione e, arrivato sul pallone con un passo forse troppo lungo, calcia abbondantemente a lato sprecando l’opportunità.
Tuchel cerca in panchina la soluzione per una partita divenuta estremamente complicata per la sua squadra. Richiama Jorginho, Azpilicueta e Zyiech, autore di una prestazione insignificante, e manda in campo Loftus Cheek, Chalobah e Hudson Odoi. Evidente l’intenzione del tecnico tedesco di aumentare la fisicità del suo centrocampo e di cercare sulla fascia destra soluzioni più efficaci. Arriva il primo cambio anche per Allegri. Esce uno stanco Bernardeschi, che riceve il meritato applauso dello stadio, entra Kulusevski.
I bianconeri nella parte conclusiva della gara iniziano ad accusare un calo fisico prevedibile. La squadra però, pur commettendo qualche errore di troppo in disimpegni affrettati che inibiscono sul nascere buone occasioni per ripartire, mantiene la necessaria concentrazione per limitare l’azione del Chelsea. Una chiusura in angolo di Locatelli e un colpo di testa abbondantemente largo di Lukaku rappresentano la produzione offensiva creata dagli inglesi nella ripresa.  
Ancora sostituzioni per i due tecnici quando manca un quarto d’ora al termine della sfida. Allegri spinto dalla necessità di inserire forze fresche per il finale, toglie Chiesa, il migliore in campo, salutato dallo stadio con un’ovazione, e Rabiot. Al loro posto entrano McKennie e Kean. Dalla panchina opposta, Tuchel si gioca la carta Ross Barkley, uno che ai tempi del suo esordio con la maglia dell’Everton lasciava immaginare una carriera di ben altro spessore rispetto a quella avuta fin a questo momento. E’ Christensen a lasciare il posto al centrocampista inglese.

Il Chelsea gioca nella metà campo avversaria tutta la parte finale di gara ma riesce a creare una sola vera palla gol quando mancano meno di dieci minuti alla conclusione. L’occasione capita sui piedi di Lukaku che, servito in verticale da Barkley, sfrutta il fisico per crearsi lo spazio per tirare in porta aggirando Bonucci, impeccabile in marcatura fino a quel momento. Il tiro del centravanti belga, anche da buona posizione, si perde però abbondantemente a lato, scatenando l’esultanza dello Stadium.
Entra anche Chiellini per rinforzare gli argini per il prevedibile assalto finale degli inglesi. Gli lascia il posto Bentancur, esausto al termine di una prova in cui ha offerto un grande contributo in termini di agonismo e intensità. L’assalto, nonostante il sempre ottimo Piccinini continui a raccontare, in modo forse eccessivamente enfatico, di pericoli che arrivano da ogni parte, si risolve però in due colpi di testa di Havertz che non spaventano più di tanto Szczesny, alla fine dei conti chiamato solo a sbrigare l’ordinaria amministrazione.

Il fischio dell’arbitro Gil Manzano, dopo cinque minuti di recupero, sancisce la conclusione della partita. La Juventus ottiene una vittoria che orienta la strada verso la qualificazione agli ottavi in comoda discesa. Una vittoria arrivata al termine di una prestazione in cui la squadra di Allegri, prima di tutto, ha costretto il Chelsea ad un gioco di palleggio, possesso prolungato e attesa che non rappresenta il copione tattico preferito dalla squadra di Tuchel. In alcuni momenti la partita ha ricordato molto da vicino l’ultima finale di Champions League tra Chelsea e Manchester City, con la Juventus a recitare la parte che in quell’occasione toccò ai londinesi e i “blues” impegnati in una fitta ragnatela di passaggi nel tentativo di creare un varco che però non si aprirà mai. Per almeno settanta minuti, finchè le forze non hanno iniziato a venire meno, la Juventus ha offerto anche momenti di buon calcio, almeno per coloro che non ricercano nel possesso palla esasperato il significato dell'esistenza, sviluppando sul terreno di gioco trame pregevoli. Il finale, difficile ma con la squadra che ha saputo mantenersi compatta senza mai andare veramente in affanno, ha forse restituito ai bianconeri antiche certezze difensive che in questo inizio di stagione sembravano essere venute meno. Nel derby di sabato contro il Torino, ultimo impegno prima della sosta per le nazionali, gli uomini di Allegri saranno chiamati a trovare ulteriori certezze, forse definitive, per il prosieguo della stagione.

L’ultimo applauso della serata se lo prende Patrice Evra, invitato come opinionista da Amazon Prime. Nell’immediato dopo partita, l’ex terzino francese, entusiasta per la vittoria bianconera, ha dato vita a divertenti siparietti prima con i tifosi festanti, poi con Allegri, lasciando in più occasioni la sua postazione, inutilmente richiamato da una divertita Giulia Mizzoni, conduttrice della serata.
L’augurio dei tifosi bianconeri ai quali il buon Patrice ha regalato altri sorrisi in un clima generale di grande soddisfazione per l’importante vittoria ottenuta, è di ritrovarlo ancora in futuro a commentare la Juventus, verso la quale si rivolge dicendo “Noi”.