Finisce in parità l’attesissima sfida tra Juventus e Roma con i bianconeri che dominano nella prima frazione (e che si godono un Vlahovic perfetto anche su calcio di punizione), ma che nella ripresa si fanno riprendere dalla Roma che grazie al primo gol stagionale di Abraham evitano la prima sconfitta stagionale.

Mai partita banale, anche questa volta la sfida tra bianconeri e giallorossi si è rivelata ricca di spunti soprattutto per i due allenatori che ben sanno che dovranno migliorare i risultati ottenuti nella passata stagione.
Già dalla vigilia la partita di Torino era stata posta sotto la lente d’ingrandimento perché entrambe le compagini nelle prime uscite stagionali avevano mostrato qualche difetto che necessita di essere aggiustato il prima possibile: dopo il 3-0 sul Sassuolo la Juventus è rimasta impantanata in quel di Genova raccogliendo un misero 0-0 contro la Samp al termine di un match mal giocato,nel quale sono tornati i dubbi che avevano accompagnato nella passata stagione l’Allegri bis. Anche in casa giallorossa bisognava misurare i miglioramenti fatti fin qui perché nonostante le due vittorie portate a casa gli uomini di Mourinho continuano ad avere difficoltà in zona gol tanto che entrambe le vittorie della Roma sono arrivate per 1-0.
Due squadre accumunate dal processo di crescita ma anche dal fattore gioco che latita da entrambe le parti e che hanno in comune la grande personalità dei due allenatori che ben sanno che più che come si vince conta sempre e soltanto vincere. Tanti quindi i punti di contatto anche se i due allenatori hanno una grande differenza che li separa: la gestione della squadra. Allegri cambia ripetutamente e lo ha fatto anche contro la Roma: tra i pali è tornato Szczesny (ben sostituito da Perin) mentre in difesa il partner di Bremer è a sorpresa Danilo preferito a Rugani e Gatti vista la sua abilità in fase d’impostazione (tallone d’Achille della retroguardia juventina contro la Sampdoria). In cabina di regia spazio a Locatelli con Miretti mezzala mentre davanti tocca a Cuadrado e Kostic servire Vlahovic. Sempre gli stessi uomini,invece,per Mourinho (che dimostra di avere la coperta corta soprattutto vista la differenza tra titolari e riserve) con la sola eccezione di Matic al posto dell’infortunato Zaniolo con Pellegrini che avanza sulla trequarti.

Primo tempo completamente di marca bianconera con la Juventus in vantaggio dopo due minuti, grazie alla splendida punizione di Vlahovic e che domina incontrastata per tutta la prima frazione. Ordinata in difesa la squadra di Allegri ha nel contropiede la sua arma micidiale aiutata non solo dalla velocità degli esterni ma anche dal giovane Miretti bravo in fase d’interdizione ma anche nel far ripartire la squadra. Arma,quella del contropiede,aiutata anche da una Roma slegata,distante nei reparti e completamente avulsa da ciò che accade intorno. Il lungo monologo di occasioni bianconere si alterna a goffi tentativi di gestione della palla dei giallorossi che spesso sbagliano passaggi semplici palesando una certa difficoltà nel creare gioco. L’uno a zero con il quale si chiude la prima frazione è fin troppo generoso per la squadra di Mourinho vista la netta superiorità degli avversari che a onor del vero trovano il raddoppio con Locatelli (bel tiro da fuori area) sul quale però interviene il Var annullando la rete per un fallo di mano ad inizio azione di Vlahovic.

Nella ripresa Mourinho cerca di smuovere le acque passando dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1 con El Shaarawy al posto di Mancini e Zalewski al posto di Spinazzola per dare maggiore spinta sulla corsia mancina. Nonostante i cambi la Roma fatica a superare la diga bianconera ma in loro aiuto arriva la stessa compagine di casa che anziché cercare il gol del raddoppio rallenta i ritmi per salvaguardare il gol di vantaggio. Scelta sbagliata quella degli uomini di Allegri che al 69’ si fanno raggiungere con la specialità della casa giallorossa: i calci piazzati. Calcio d’angolo sul secondo palo dove un liberissimo Dybala (errore di marcatura di Alex Sandro) rimette in mezzo il pallone che arriva preciso sulla testa di Abraham che segna così il gol del pareggio. Dal gol subito ci si aspetterebbe una reazione da parte dei padroni di casa che però nono solo fanno fatica nel creare occasioni da gol (Allegri le prova tutte anche l’inserimento di Milik) ma rischiano nel finale di farsi beffare dalla Roma.

La partita termina così 1-1. Un risultato, quello maturato allo Stadium, che premia la Roma che ottiene un punto nonostante la prestazione poco brillante (soprattutto nella prima frazione) e punisce la Juve incapace di dare continuità al gioco per novanta minuti. Un pareggio che, sì, muove la classifica (e che evita i processi che sarebbero nati in caso di sconfitta di una delle due squadre) ma che serve soprattutto per mettere in evidenza gli errori che come detto in precedenza continuano a commettere i due club.
Una squadra che domina il primo tempo deve iniziare la ripresa con la stessa voglia e determinazione per cercare di aumentare il vantaggio (anche perché si sa nel calcio nulla è scontato e un singolo episodio, come un calcio d’angolo, rischia di cambiare completamente la partita) non abbassando i ritmi per amministrare il vantaggio. Certo nelle stagioni passate la lettura delle partite era uno dei fattori principali dell’Allegri pensiero ma dal corto muso al braccino corto il passo è breve e una squadra che vuole tornare a dominare non può concedersi momenti di relax pensando di avere la partita in pugno. Che sia inesperienza o condizione fisica ancora da rodare lo dirà il tempo, per ora l’unica certezza è che la Juve continua a faticare nell’essere continua per novanta minuti.
Non va certo meglio in casa giallorossa perché se è vero che la squadra di Mourinho è prima e imbattuta e altrettanto vero che i capitolini continuano a faticare in zona gol e ad avere la sindrome delle grandi.
Nelle ultime stagioni i giallorossi sono stati spesso grandi con le piccole (anche se spesso a fatica) e troppo piccoli con le grandi e il primo tempo di Torino non fa altro che confermare questo trend. Di buono per Mou c’è l’atteggiamento dei suoi che dimostrano di aver fatto un salto di qualità sotto questo aspetto oltre alla pericolosità su palla inattiva: 3 gol fatti due su calcio d’angolo e uno su rimessa laterale a dimostrazione di come il tecnico portoghese curi ogni particolare perché in fondo sono i particolari a fare la differenza tra una buona squadra e una grande squadra.