È in atto una guerra psicologica per far capitolare Federico Chiesa in favore della Juventus, ma la squadra degli Agnelli non è la soluzione giusta per la carriera del campione della Fiorentina, come a suo tempo non lo fu per Roberto Baggio.
Chiesa avrà un grande futuro senza passare dalla Juventus, e forse per evitare questo si insiste per far credere vero un accordo che non esiste.

Rocco Commisso lo ha detto chiaro e lo ha ripetuto più volte: Federico Chiesa rimane alla Fiorentina. Lo ha ribadito in qualche modo Montella in questi giorni, e comunque nessuno in casa viola ha mai detto il contrario.
L'incedibilità di Chiesa era ferma anche coi Della Valle, come ribadito dal maggiore dei due fratelli anche dopo la loro uscita di scena, e come reso evidente dalla stessa logica, poiché se la vecchia proprietà avesse voluto vendere Chiesa, aveva nella cessione della società l’occasione per farlo, quantomeno per rendere più solide le casse e più appetibile l’acquisto. Se così è, non c’era prima e non c’è stato mai alcuno spazio perché la Juve potesse trattare con Chiesa.

In un mondo normale la situazione dovrebbe essere chiara, ma sui media si vuole continuare a fare confusione, e si continua a battere sull'assunto, del tutto infondato, che il calciatore avrebbe già un accordo con la Juventus e vorrebbe andare via. Nessuno indica la fonte dalla quale la notizia di questo accordo trae origine, probabilmente perché la fonte non c'è e perché un accordo del genere non esiste, ma si continua ad insistere, a battere la lingua sul tamburo, fino a far credere che l'informazione debba essere vera per forza, perché lo dicono tutti, perché così diventa un fatto notorio, per la cosiddetta esperienza comune. 

Ma a chi serve tutto questo? Appare abbastanza ingenuo credere che lo si faccia per vendere giornali o per tenere la gente incollata sui siti internet, e sarebbe ancora più ingenuo far finta di non sapere che spesso le notizie vengono date in pasto ai mezzi di comunicazione per fare pressione in una direzione piuttosto che in un’altra, oppure per ingenerare false supposizioni nei confronti dei concorrenti. Per arrivare all'origine di questa pressione dobbiamo, dunque, procedere ragionando su chi abbia interesse a farlo, secondo l’antico e sempre valido principio del cui prodest? 

Il silenzio dell’interessato fa dire a qualcuno che questo trasferimento convenga proprio a lui, ma a ben vedere non è così, perché chi vuole veramente partire non lascia montare le polemiche, ma accelera il chiarimento e la chiusura del trasferimento nella massima discrezione, e perché in attesa della chiamata della nuova dirigenza viola - magari per un adeguamento di ingaggio - Enrico Chiesa, che il calcio lo conosce, avrà ben valutato che il silenzio è oro e per ora non è il caso di dire nulla. Mai come in questo caso, chi tace non dice nulla! Di certo una pressione del genere non serve a Federico Chiesa, e probabilmente - fermo restando il sacrosanto diritto di avere un adeguamento dell’ingaggio - non gli conviene neanche andare alla Juve. 

Federico Chiesa è un campione in piena ascesa, con un potenziale di crescita enorme ed evidente, uno dei pochi a saper decidere da solo le sorti di una partita di Serie A. Questa crescita gli è senz’altro possibile a Firenze, perché non deve misurarsi con obiettivi troppo alti, perché è sicuro di giocare sempre senza vincoli troppo stretti sulle singole prestazioni o sul risultato; perché ha con sé il sostegno di una intera città, e a questa età queste cose servono; perché può permettersi di dare la dovuta importanza alla Nazionale, soprattutto in vista degli Europei 2020, che sono l’appuntamento ideale per la sua affermazione internazionale.

Viceversa, la Juventus, soprattuto quella di quest’anno, le cui ambizioni troppo elevate sono direttamente proporzionali all’età media dei suoi senatori intoccabili, da Chiellini a Ronaldo, passando per Alex Sandro, Manzukic, Bonucci, Cuadrado, fino a Buffon e forse anche Higuain, rischierebbe di ostacolare la crescita del campione italiano più forte, attraendolo nelle pastoie di una squadra sempre troppo uguale a se stessa, fatta ad immagine e somiglianza dei suoi senatori, assuefatta alle vittorie sul fronte interno ed avvinta dalla frustrante corsa ad una Champions che nella Torino bianconera proprio non vuole arrivare. E non senza motivo.

La corsa alla Champions è diventata un peso per l’intero mondo juventino, un’ossessione, che non consente alla società bianconera di pianificare un lucido e serio rafforzamento della squadra. E così, mentre sostituiscono con Sarri un allenatore come Allegri che in ambito internazionale ha dimostrato di sapersi muovere molto bene, esitano a rinnovare e a ringiovanire la rosa, facendola ruotare intorno ai soliti senatori, appesantendola di doppioni nei ruoli in cui era già ben coperta ed andando verso la cessione dei giovani migliori, come Cancelo, Spinazzola, Dybala.

Questa incapacità di dar vita a cicli nuovi è la causa principale della incapacità di arrivare alla Champions, ed è il motivo principale della mancata affermazione di tanti giovani, che pur bravissimi, alla Juve hanno fatto solo tanta panchina, come Perin, Dybala, Bernardeschi, Neto, Rugani, unitamente al meno giovane ma fortissimo Cuadrado. 

Se a queste ragioni, di carattere sportivo e gestionale, ci mettiamo pure l’intransigenza dell’ambiente juventino verso qualsiasi errore che pregiudichi il risultato, la riluttanza della tifoseria bianconera a sostenere senza riserve calciatori che non si chiamino Alex Del Piero e che non provengano dal proprio settore giovanile, il grigiore tipico della città e la pretesa assolutistica di mettere tutto il resto, anche la Nazionale, in secondo piano, diventa matematico che la Torino bianconera non è un posto per giovani, ancor meno per il miglior prospetto del calcio italiano.

È un po’ quello che è successo a Roberto Baggio nel 1990, il campione più autentico e più geniale del nostro calcio, finito ad intristirsi, tra ricatti e imposizioni di ogni genere, in un ambiente incapace di amarlo e di amare il suo calcio passionale, un ambiente ossessionato dal mero e freddo risultato.

Eppure queste cose alla Juve le sanno bene, la freddezza serve anche a prevedere meglio le conseguenze dei propri atti, e viene da chiedersi perché si ostinino a muoversi così. E qui forse troviamo la risposta al quesito principale, che coincide con l’ostacolo più grande che un trasferimento alla Juve rappresenterebbe per Federico Chiesa.

Se è vero, com’è vero, che Federico Chiesa è un giovane di grande prospettiva, con grandi mezzi fisici, tecnici e caratteriali, educato dalla nascita a saper stare nel mondo del calcio, con una corsa fuori dal comune e una incisività in campo eccezionale, la cosa più probabile che possa capitargli già ora o nella prossima stagione è che, magari dopo un altro buon campionato con la Fiorentina o dopo un grande exploit con la Nazionale agli Europei, possa attrarre su di sé l’interesse dei grandi club europei. A quel punto sarebbero tutti ben contenti, anche i passionali fiorentini, a vederlo vestire la maglia del Barcellona o quella del Real Madrid. 

Ma qui interviene un protezionismo tutto italiano, fatto di agenti, intermediari, affaristi, che pur di non far scappar nulla dal sistema Italia, pur di avere la suggestione di controllare il proprio mercato interno, mettono in atto tutte le pressioni possibili perché nulla esca al di fuori di certi confini, a costo di mortificare la carriera di un campione.
E così, alla chiarezza o al silenzio dei diretti interessati, contrappongono uno stillicidio di false informazioni, di sicure volontà di trasferimento, quasi sempre accompagnate da opinioni, non del tutto disinteressate, di ex calciatori, ex dirigenti, ex qualcosa, pronti a dire che tutto sommato è meglio che Chiesa vada alla Juve. Una guerra psicologica in piena regola, alla quale la società degli Agnelli si presta ben volentieri, se non alimentandola, quantomeno accettandola di buon grado.


Il fatto è che i grandi club europei costituiscono l’essenza dell’ossessione juventina, e per quanto poco possa servire, è questo che scatena la smania di avere il giocatore, anche a costo di bruciarlo, pur di bloccarlo. Quello che si vuole prevenire, in maniera quasi ossessiva, è che un calciatore italiano vada a fare il campione in un club estero senza passare per la Juventus, e perciò - se proprio non si riesce a prenderlo - è molto probabile che, anche a costo di dire il falso, possa avere una qualche utilità dire o far credere che quel calciatore ha già un accordo con la Juve.