Salvo ulteriori quanto improbabili distrazioni, domani la Juventus metterà il sigillo ufficiale al suo ottavo scudetto consecutivo che, di fatto, era stato messo in cascina già con largo anticipo e che mai è parso seriamente in discussione.

La vittoria dei bianconeri è diventata una condizione così tanto abituale nei confini nazionali che rischia, per assurdo, di passare quasi inosservata o sottotraccia venendo minimizzata se non, addirittura, irrisa.

E questo accade, principalmente, per il cessante impegno del fuoco nemico sempre pronto a sparare cartucce con il proprio arsenale bellico che, bisogna osservare, è sempre il medesimo da anni, tale che si possa paragonare ad archibugi della prima guerra mondiale: gli arbitri, la poca combattività di squadre ammansite con gli scambi di mercato, l'asservimento della Federazione, la poca importanza della vittoria entro i confini, le pozioni miracolose del medico sociale che gonfierebbero gli atleti e così via discorrendo.

Insomma niente di nuovo sotto il sole con la vittoria della massima competizione nazionale che viene ridotta a "il solito scudettino".

Questo modo di pensare trova, nella sua pochezza di costrutto,  una, seppur risibile, giustificazione logica: l'invidia che, da sempre ed in ogni campo, pervade quei tanti che vedono altri sopravanzare o dimostrare di essere migliori di loro.

E' la medesima logica di cui sono permeate le considerazioni di quelli che vedono altri fare carriera prima, vincere un concorso pubblico,  prendere voti migliori a scuola e lo giustificano con "eh, ma quello è raccomandato". Con la scientifica distruzione dei successi dell'altro, si trova la consolatoria auto assololuzione alla propria mediocrità ed ai propri fallimenti.

Sminuendo, macchiando, quanto ha fatto l'altro, mi sento un po' meno peggio perchè non so fare altrettanto. (Mi chiedo allora: che senso ha la rincorsa spasmodica a cercare disperatemente di arrivare terzi o quarti in un campionato in cui la prima arrivata, con distacchi siderali, vince uno "scudettino". Il terzo o quarto arrivato del campioanto dello "scudettino" cosa dimostra? Come dovrebbe auto considerarsi ?). 

Se l'atteggiamento "distruttivo" dei tifosi avversari è, come detto, abbastanza comprensibile nella logica umana lo è molto meno quello di una frangia dei tifosi bianconeri che, acceccati dall'ossessione Champions, rinfocolata dall'ultima recente delusione, quasi non danno peso all'enessimo successo nazionale (ho sentito di tifosi che parlano di mancanza di festeggiamenti e fischi allo Stadium).

Dando per scontato quanto raggiunto. Ritenendolo dovuto. Il minimo. Cosa acquisita.

Invece nulla è acquisito. Dell'impresa che sta compiendo la Juventus in questo decennio non ci si rende mai troppo conto perchè, per dirla con termini alla Wikipedia, scontiamo lo scotto del "recentismo".

Si capirà fra 30-40 anni cosa vorrà dire aver vinto otto - dicasi otto - scudetti consecutivamente ed aver fatto il "double" per quattro anni di fila, imprese difficilmente ripetibili o superabili. Da aggiungere alla vittoria di un campionato senza sconfitte, alla vittoria di un campionato con il record di punti, ad unìaltra vittoria con rimonta strepiotosa.

E' un'impresa destinata a rimanere negli annali con buona pace dei complottisti dello "scudettino" e dei tifosi con la pancia piena.  

Sopratutto se si considera da dove è partito il viaggio.

Se si fa un passo indietro fino al ciclone "Calciopoli". 

La Juventus - a ragione o a torto che sia (non è questo il punto dell'articolo anche se, personalmente, penso che sia stata pagata, come non è successo ad altri che si sono assegnati immeritate patenti di onestà, una giusta pena per una situazione generale contraria ai principi dello sport) - ne era uscita con le ossa rotte: retrocessa in serie B, con diversi punti di penalizzazione, con la fuga di diversi campioni, sull'orlo di un tracollo economico e finanziario.

E la rinascita non era stata affatto rapida: i settimi posti sono nella memoria di tutti (per inciso in quegli anni gli "scudettini" erano magicamente tornati ad essere "scudettoni").

E poi è accaduta quello che è sotto gli occhi di tutti: una sfilza di successi inimmaginabili fino a dieci anni fa, l'entrata stabile nell'elite europea del calcio con la possibilità di giocarsela fino in fondo, lo stadio di proprietà, la capacità di permettersi campioni che in Italia nessuno si sarebbe mai sognato di vedere.

Il tutto accompagnato da una crescita esponenziale del fatturato e dei ricavi che lascia presagire che altre pagine di questo libro potranno essere scritte in futuro.

Manca la ciliegiana sulla torta, è vero e dispiace da morire. Ma questo non può sminuire tutto quanto è stato fatto, si sta facendo, si potrà fare.

Ai tifosi "anti" bisognerebbe chiedere che cosa hanno fatto le squadre per cui fanno il tifo in quegli anni in cui si sarebbe potuto scavare cocncetamente un solco - tecnico e societario - con la Juventus ma non ti risponderanno o ti riverseranno addosso fiumi di livorosa bile.

A chi ha la pancia piena ed è diventato un po' snob bisognerebbe dire che le vittorie sono tutte belle e vanno tutte festeggiate.

Ai vecchi e nuovi campioni d'Italia, bisogna dire sempre e comunque, grazie.