Ci siamo, la Juve perde a Verona, è ora che Sarri sia esonerato.
L’assioma “LA SQUADRA NON VINCE E’ COLPA DELL’ALLENATORE”, ora può essere liberato nel web, nell’etere, nei bar (dove la disputa sul tridente non era ancora stata risolta), negli uffici di Lunedì.

L'Italia Juventina affronta la delusione per i 3 punti persi, al grido di “Sarri a casa” (tanti) o “aspettiamo, il gioco di Sarri è difficile da assimilare” (pochi…sempre meno).

Una cosa non è in discussione, la Juve a Verona ha perso male, non nel risultato, ma nel modo.
Le prefiche intonano il canto funebre, con argomentazioni tecniche e non, “cucite” antiteticamente sulle qualità (indiscutibili) del tecnico toscano. Ovviamente i toni sono diversi dall’altra parte della barricata, quella di fede anti juventina. Se poi alla fede si aggiunge l’essere un giornalista più o meno affermato, hai finalmente la sensazione che questa sia l’hanno giusto per congetturare della “sconfitta” della Juve senza, finalmente, essere sconfessati dalla realtà dei fatti.
Mi chiedo se un giornalista non abbia l’obbligo di annoverare tra le sue qualità l’equilibrio.
Il precedente allenatore della Juventus anche quando vinceva amava dire che erano i giocatori a determinare l’esito del risultato finale. Che il calcio si risolve nell’applicazione dei fondamentali. E’ indiscutibile, ma oggi lo spettacolo del gesto tecnico può arricchirsi della coralità di una manovra che fa di armonia ed efficacia il mezzo attraverso il quale raggiungere l’obiettivo: il risultato.

Ritengo che i vertici Juve, dopo 8 scudetti consecutivi, abbiano deciso che bisognava operare un salto di qualità nel progressivo processo di crescita, avviato con la presidenza Andrea Agnelli.
Non si è preso Sarri per vincere la champions, ma per cambiare l’immagine del Juve. 
Per legare quell’immagine ad un squadra vincente, capace di imporre il proprio gioco e non subire quello avversario. Una squadra per la quale val la pena pagare il prezzo del biglietto, non perché vince sempre, ma perché è bello vederla giocare; perché è uno spettacolo di tecnica agonismo e tattica. E’ questo il tipo di squadra per il quale mi piace tifare. E’ questo il tipo di squadra che infiamma la fantasia dei tifosi in giro per il mondo.

Ed è così che crescono i famigerati fatturati.
In Italia ci piace citarli per sminuire i risultati degli avversari, ma è con la loro crescita che si intraprende un iter virtuoso che porta la squadra a migliorasi sempre di più con l’acquisizione di grandi talenti e gli investimenti nel vivaio. Penso che sia questo, quello che si sono detti nelle segrete stanze dopo l’ultima eliminazione in Champions Andrea Agnelli, Paratici e Nedved. E non posso credere che dei manager sportivi così preparati pensassero di garantirsi la Champions subito. Penso e mi auguro che più professionalmente abbiamo deciso di varare un nuovo corso, una strategia a medio e lungo termine per portare la Juve nell’Empireo della storia del calcio, insieme a Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Bayern… per restare in Europa.

Questa è un'operazione che ha un prezzo. Lo stiamo pagando in termini di risultati ma ancor più di prestazioni sul campo, spesso non convincenti, a volte negative (vedi Verona e Napoli). Credo che la Juve abbia la forza economica e d’immagine per “perdere” una stagione. Per non farsi distrarre da nulla e guardare avanti.
L’isterismo di tifosi ossessionati dalla vittoria subito o peggio sempre, non può e non deve scoraggiare la dirigenza, che deve assolutamente insistere con l’attuale allenatore per almeno un altra stagione, sostenendolo senza mostrare tentennamenti.

Oggi più che mai la società deve farsi sentire dando il suo totale appoggio a mister Sarri.
La misera prova di Verona non è una conseguenza della “difficoltà” ad apprendere o mettere in pratica il credo dell’allenatore, ma l’atteggiamento molle e svogliato mostrato da tutta la squadra (salvo qualche eccezione).
Sarri, il predicare del gioco verticale ed aggressivo, che ha ottenuto con il Napoli e che lo ha portato a vincere un Europa League con il Chelsea, improvvisamente diventa un brocco; NON LO CREDO!

Per limiti mentali contigenti o per caratteristiche personali la responsabilità è dei giocatori. Non certo di quel Sarri, osannato dalla stampa quando non era allenatore della Juve, ed oggi ingiustamente additato come incapace di trovare “la quadra” tra caratteristiche dei giocatori e disposizione tattica. Bisogna che tutti i giocatori (senza entrare nelle situazioni personali) operino con correttezza e professionalità una scelta: o dentro o fuori. Non dimentichiamo che Sarri si trova a dover gestire un coacervo di situazioni particolari che avrebbero messo in difficoltà anche il bravissimo Allegri, che la squadra la guidava da 5 anni.

Il mercato estivo ha dato a Sarri più problemi che soluzioni:
Il dentro/fuori di Dybala e Higuain.
La cessione non concretizzata del Manzo e di Emre Can.
L’arrivo di due giocatori non pronti per il campo, figurarsi all’assimilazione di un metodo di gioco che fa della sua forza la coralità.
In difesa un giovane astro nascente che solo da poco sta cominciando mostrare la sua vera forza (certo sarebbe stato meglio non acquistarne le braccia… una mina vagante nella propria area).
Danilo, giocatore dignitoso per carità, ma diventa la riserva di un grande Quadrado, riscoperto nel ruolo di terzino destro.

Inoltre: perde da subito King Kong Chiellini; fondamentale non solo per la sua inossidabile forza, ma perché uomo di grande intelligenza e carisma. Demiral, un crescendo partita dopo partita di forza, aggressività tempestività senso della posizione… nel giorno che potrebbe consacrarlo come erede di King Kong (prova maiuscola e primo gol)… e si rompe…
Douglas Costa conosce meglio l’infermeria che il rettangolo verde…

Sarri è un eroe; un fante in trincea, che resiste dopo l’offensiva della Somme. Ora più che mai la governance bianconera deve sostenere il mister, che poi, se ho ragione, significa sostenere la propria volontà di voler proseguire senza incertezze verso un cambiamento che potrebbe portare la Juve ad essere una delle cinque società più importanti del mondo.

Bisogna che i vertici si confrontino con fermezza con la squadra ribadendo la totale fiducia nei confronti del mister. In discussione, deve essere solo chi non accetta di sacrificarsi per la squadra, marchio di fabbrica del DNA bianconero.
Sacrificarsi per la squadra significa anche accettare l’esclusività di Ronaldo.
Il primo a fare questo sacrificio è stato proprio Sarri, quando ha dichiarato che la squadra (e quindi il suo gioco) avrebbe dovuto cucirsi sulle caratteristiche intrinseche del portoghese.
A Verona la squadra non ha innestato la marcia necessaria per contrastare dalla vis agonistica di un avversario che ha mostrato anche dignitosissime qualità tecniche. Non è in discussione che il livello tecnico della Juve sia superiore a quello delle alte squadre, ma se l’avversario da l’anima in campo, per vincere, bisogna onorare l’avversario correndo di più. Non esistono vittorie a buon mercato.

Sabato la Juve ha ridato speranza alla serie A. Ha resuscitato l’idea del sogno per le cosiddette provinciali.
Dalla prossima giornata, vincere per la Juve sarà più difficile.
L’ALLENATORE LO HA CAPITO. Bisogna che lo capiscano anche i giocatori. Vincere o perdere fa parte del gesto sportivo, onorarlo con l’impegno, il sacrificio e umiltà è solo materia per grandi uomini.

Speriamo che i giocatori della Juve sappiano tendere a questa grandezza.