Contro il Napoli Dybala entra e decide la gara. Il gol di Insegne nei minuti finali conta solo per l’eventuale differenza reti. Il gol dell’argentino può valere una stagione. Quella della Juventus, che non può restare fuori dall’Europa che conta. Quella dello stesso Dybala che potrebbe iniziare proprio adesso, a 10 partite dalla fine.
87 giorni dopo l’ultima partita.
5 minuti dopo il suo ingresso in campo.
Senza guardare la porta.
Da fermo.
Quel mancino.
Tutta la bellezza del calcio.
E poi l’urlo liberatorio. Le braccia larghe e gli occhi al cielo a ringraziare il suo primo tifoso, il papà, presenza assente da tutta una vita, diventata mano tesa, pronta a tirarlo su dopo ogni caduta.
E poi la dedica alla madre che oggi compie gli anni. Cosa avreste dato voi per segnare (fosse stato anche l’unico gol della vostra vita) in quel dato giorno solo per poterlo dedicare ad una persona speciale? Succede a pochi. Succede a chi, col talento e col lavoro, raggiunge quel punto del cielo dove sogno e realtà diventano una cosa sola.
E poi l’abbraccio dei compagni: quelli in campo e quelli che, come Szczesny, sono scattati dalla panchina e sono corsi a travolgerlo. Tutti lì. Uno sull’altro. Come tante mani che si danno forza a vicenda. Tutti insieme. Con quello spirito di squadra che per troppe volte in questa stagione è mancato agli uomini di Pirlo. Come troppe sono state le volte in cui la squadra ha dovuto rinunciare al suo 10.

Delle 42 partite giocate dalla Juventus, Dybala ne ha giocate solo 17, segnando 4 gol e piazzando 2 assist. Prima i fastidi muscolari, poi l’infortunio al legamento collaterale mediale rimediato nella partita contro il Sassuolo lo scorso 10 gennaio. Fuori tre mesi. I mesi clou per la Juventus che stava giocandosi la possibilità di lottare per il decimo scudetto di fila e che ancora cullava il sogno di proseguire la corsa in Champions, interrottasi poi agli ottavi contro il Porto. Così come era successo lo scorso anno contro il Lione, e anche lì Paulo non c’era (o meglio era entrato nel finale mezzo acciaccato). Coincidenze? Forse. Di certo non un alibi per la Juventus. Anche se si è fatta sentire l’assenza del talento argentino, lui che nella passata stagione aveva saputo fare la differenza. Lui che – come ha detto Pirlo a fine partita - mancherebbe a qualsiasi squadra, anche alla Juventus”. E la sua assenza ha pesato anche nel derby di sabato scorso, quando forse un suo ingresso avrebbe illuminato. Ma il ragazzo era in castigo per aver partecipato alla festa a casa di McKennie (insieme ad Arthur). Poi il pentimento e il post sui social con le scuse. E soprattutto i tre punti di oggi, miglior modo per scusarsi non poteva esserci. Perdonato? In casa Juve il perdono bisogna sudarselo.

Grazie al suo gol, la Juventus è adesso al terzo posto, si è messa dietro Napoli e Atalanta, e vede il Milan ad una sola lunghezza. Ma da qui alla fine della stagione mancano 9 giornate, 9 finali. E non saranno facili: domenica arriva il Genoa allo Stadium, poi lo scontro diretto con l’Atalanta; e poi ancora Parma, Fiorentina (3 schiaffi all’andata), Udinese, Milan (altro scontro diretto) fino al trittico finale con Sassuolo (che anche oggi ha messo in difficoltà la capolista), Inter (a quel punto già col tricolore sul petto ma non meno vogliosa di sgambettare l’eterna rivale) e Bologna. E poi la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta.
Insomma, Dybala ha ancora 10 partite a disposizione per prendere la sua stagione e farne qualcosa di più. E per convincere la società (e forse anche sé stesso) che la sua storia in bianconero non è ancora finita.

Chiara Saccone