Il dramma di oggi che ha coinvolto l'umanità è come se fosse una guerra mondiale batteriologica.

Il nemico comune per tutte le nazioni del mondo si chiama Covid 19. Un nemico aggressivo e pugnace che ci ha colto impreparati, quasi inermi e inaspettatamente indifesi.
Dopo cena, ieri, pensavo a tutti i risvolti negativi che hano invaso la nostra vita e ho elaborato alcune riflessioni che richiamano la mia attenzione su alcuni aspetti degni di attenzione.

Una volta le guerre tra i diversi popoli si scatenavano con l'aiuto delle armi. Popoli contro altri popoli, contrastando dottrine di religioni diverse, politiche economiche di valenze diverse, filosofie e teorie di pensiero all'insegna di egemonie da conquistare con il desiderio di sopraffare i propri simili. Una vera e propria autodistruzione.

Oggi invece il progresso ci ha portato a scatenare guerre economiche per la sopraffazione di gruppi etnici in stato di inferiorità finanziaria. Quindi assistiamo alla proliferazione dello sfruttamento legato alla colonizzazione dei popoli, all'accaparramento di risorse capaci di arricchire un popolo ai danni di un altro: una teoria basata sull'arricchimento di risorse economiche tendenti a impoverire chi si trova in condizioni di evidente stato di povertà sociale e che subisce la schiavizzazione socio-economica da parte delle potenze politiche più forti. Esempi di questo genere sono davanti ai nostri occhi tutti i giorni e la storia ne è testimone, cruda e spietatamente realistica.

Dunque “homo homini lupus”, locuzione elaborata dal poeta latino Plauto vissuto in epoca avanti Cristo, la cui teoria di pensiero fu elaborata poi dal filosofo inglese Thomas Hobbes, secondo il quale la natura umana è fondamentalmente basata sull'egoismo, per cui le azioni di sopraffazione nei confronti dei propri simili sono solo frutto di elaborazione dell'istinto di sopravvivenza. Proprio come agivano gli uomini primitivi perchè quella è la natura che ha forgiato i suoi comportamenti. La civiltà moderna ha plasmato, nei secoli, la mente umana spingendo gli individui a socializzare tra di loro, ma Hobbes nega fortemente (e chissà se giustamente) che l'umanità avvicini i propri simili in virtù di un amore naturale. Il filosofo inglese sostiene invece che i rapporti umani, regolati da leggi e idee elaborate nel tempo, siano generati dal timore reciproco di essere sopraffatti dal proprio simile. La sua teoria di pensiero si estrinseca ancora maggiormente affermando che l'uomo, spinto da suo intimo istinto, sia portato a recare nocumento al suo simile pur di soddisfare il suo egoismo e di non essere a sua volta sopraffatto.

Ecco, è qui che vorrei soffermarmi. Mi sento in dovere di fare una riflessione che evidenzia in maniera alquanto sorprendente un fatto quasi incredibile. L'effetto scaturito dall'epidemia del virus sta sconvolgendo il carattere e il pensiero della mente insito nel genere umano. Si sta ingenerando una reazione umana tendente a riavvicinare i popoli, ad aiutare le comunità bisognose, quasi come un effetto domino che sta coinvolgendo tutti noi. E tutti sono spinti dal desiderio spontaneo di sostenere chi ha bisogno di aiuto, chi si trova in condizioni di inferiorità psicologica, di salute fisica e di forza morale.

Ma allora ciò è in contrasto con le teorie appena elaborate? Oppure è solo il frutto di una riflessione generale che ci inocula il desiderio di dare e di ricevere senza condizionamenti di alcun genere? Tutto ciò farebbe pensare che l'uomo non sia lupo all'uomo. Allora l'epidemia ci sta insegnando ad essere più uniti tra di noi? Il virus ci sta insegnando ad aiutarci e non ad ostacolarci? Speriamo di sì! L'umanità sta imparando forse a capire che il nemico non è il nostro simile, ma il nemico comune a tutti noi è quello che ha lo scopo di sterminarci sottoponendo alla prova la nostra resistenza! Ma l'uomo, in quanto essere intelligente, ha capito forse che per sopravvivere non sia la giusta via quella di cambatterci l'un contro l'altro armati, ma ha compreso che la via più giusta per superare gli ostacoli tra i più insormontabili sia invece quella di coalizzarci per combattere, con grande determinazione, l'invasore indesiderato.

Nell'immenso dramma emerge lo spiraglio di speranza che riempie di emozione le nostre persone, il desiderio di superare questo difficile momento aiutandoci e stando tutti uniti.

La speranza di tornare a vivere in maniera serena riacquistando le nostre abitudini e il nostro “modus vivendi” è forte e il desiderio si fa sempre più assillante. Già si notano, tra decreti e divieti, le programmazioni e gli impegni per ora solo rimandati, con la certezza di poterli completare in un periodo il più prossimo possibile. Si programmano date e periodi con l'intento di iniziare fra quindici giorni.
Io non credo che ciò sia possibile poterlo realizzare. Io credo invece che la lotta intrapresa per sconfiggere il corona virus sia ancora lontana dalla conclusione sperata.
Spero di sbagliarmi, ma non credo che si debba confondere la speranza della vittoria con i proponimenti di risoluzione senza fondamento, anche se la ricerca e la Sanità stanno facendo l'impossibile per arrivare al traguardo nel più breve tempo possibile.

Si è pensato di terminare anzitempo l'anno scolastico degli studenti, ma non si è pensato di abbandonare l'idea di fermarsi definitivamente con gli avvenimenti calcistici. Le autorità preposte allo svolgimento dei campionati sia in Italia che nel resto dell'Europa e nel mondo sono impegnati a cercare date in calendario troppo prossime e irrealizzabili fissando al 4 aprile il prosieguo delle attività intraprese nel 2019.

Questo desiderio spasmodico di ricominciare l'attività del campionato a tutti i costi ci lascia sgomenti, soprattutto alla luce del fatto che i governi calcistici che guidano tutto l'indotto siano preoccupati delle perdite finanziarie ingenti prodotte dal fermo forzato!

Non ci sembra giusto e né tantomeno sensato che gli organi preposti, in seduta plenaria via teleconferenza, abbiano scelto la data di ripartenza a fronte della difesa dei loro interessi economici.

Credo fermamente che siamo in parecchi benpensanti a dissentire sulle decisioni intraprese e che non siano comunque sufficienti gli interventi di sostegno dovuti agli “oboli” finora effettuati da numerose società di calcio in aiuto della Sanità, quasi per crearsi l'alibi necessario giustificando la decisione ”irresponsabile” decisa all'unanimità martedì 17 marzo 2020.

Noi crediamo (e scusate se ricorro al plurale maiestatis) che i governi calcistici dovranno presto ricredersi sulle decisioni intraprese forse con troppa leggerezza e in modo alquanto prematuro.

La decisione intrapresa circa il prosieguo della Champions, ad esempio, è semplicemente ridicola e lascia dubbi sul fatto che questi signori si siano veramente preoccupati della Salute di tutti, pur affermando probabilmente, in maniera del tutto ipocrita, che proprio la salute di tutti avrebbe dovuto avere il carattere di priorità assoluta!

Ci saremmo aspettati che gli stessi governanti del pallone avessero deciso magari di rivedere i loro obiettivi economici ridimensionando l'aspetto finanziario di tutto il pianeta calcio.

Questa avrebbe potuto essere l'occasione per dare la giusta svolta ai guadagni iperbolici di società, dirigenti, tecnici e giocatori. Guadagni che oggi suonano in modo beffardo alle orecchie della gente comune, i cui emolumenti di tutta la loro vita non sono assolutamente eguagliabili a un solo mese dei guadagni percepiti da parecchi giocatori, tecnici e dirigenti.

Sarebbe stato il modo migliore per riavvicinarsi al mondo della gente comune, oggi bisognosa anche di questi gesti, in un certo senso più vicini alla realtà di una dimensione più umile.

Emblematiche sono infatti le parole di Papa Francesco che ha affermato di approfittare, in questo difficile momento, per stare vicino a più a stretto contatto ai nostri cari. Una carezza, un sorriso, una bella parola ci aiuteranno a superare il brutto momento della nostra vita!
Parole che ci fanno capire da che parte devono stare felicità e serenità dell'animo umano.
E' vero questo, ma dobbiamo ricordarci di farlo sempre, anche quando le cose scorreranno in maniera normale nella nostra vita. In virtù di queste riflessioni mi sono preoccupato di controllare in modo più approfondito, con l'occhio e il pensiero di un genitore in ansia, le condizioni di mio figlio nella stanza accanto. Notando con soddisfazione il suo stato di tranquillità emotiva, pensando che tanto mi bastava, che tanto era un dono da accogliere in misura straordinaria, augurandomi di assaporare altri momenti futuri come quello, ma in maniera più continuativa!

Il mio pensiero è andato anche alla moltitudine di persone che soffrono la fame, le privazioni, i dolori per la perdita dei propri cari, agli ammalati in attesa di guarigione, ma soprattutto alle vittime che ci hanno lasciato senza poter avere il conforto e un ultimo contatto con la presenza dei propri familiari.

Un grazie con tutto il cuore va ai medici e a tutto il personale sanitario che sta sostenendo una battaglia asperrima, in prima linea, presso i nosocomi di tutto il nostro territorio. Persone che stanno dedicando la loro vita per salvare le vite umane a loro affidate.

Sono sicuro che un giorno (spero molto vicino) essi condivideranno un sorriso di gioia con noi tutti, assieme al personale per la ricerca scientifica che si sta prodigando per trovare la soluzione e garantirci la vittoria in questa interminabile battaglia contro il virus.

 

L'amore infantile segue il principio: amo perché sono amato

L'amore maturo segue il principio: sono amato perché amo

L'amore immaturo dice : ti amo perché ho bisogno di te

L'amore maturo dice : ho bisogno di te perchè ti amo

(Erich Fromm)

 

e ancora... “ Non è ricco colui che possiede molto, ma colui che dona molto”

(Erich Fromm)

 

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nostalgico rossonero


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