Si è visto appena annullare un gol leggendario da un arbitro inadeguato che banchetta indisturbato sui resti societari del Milan che fu. Un gol che le immagini confermano regolarissimo anche con le nuove regole da Congo belga. Non ha fatto una piega. Con questa classe arbitrale che non riesce a dirigere una partita decente, escluse quelle della Juve, nemmeno con immagini ripetute all’infinito è inutile!

Zlatan Ibrahimovic è arrivato dopo un anno di parto dolorosissimo alla corte di una società fantasma, dove sarebbe servito come l’acqua nel deserto per accedere lo scorso campionato ad una Champions troppo ingombrante per un banco dei pegni occupato esclusivamente con le visure catastali.

Oggi ha ascoltato la buona fede di Maldini e Boban, di quelli che come lui hanno fatto la leggenda di questo club. E ci ha messo una decina di giorni. A capire che Elliott strapaga un mega manager completamente a digiuno di calcio giocato per dare la sua benedizione agli acquisti e che questa benedizione il più delle volte è e sarà un pollice verso, oltre ad esautorare completamente i due preposti e messi lì esclusivamente per imbonire il tifo.

Ci ha messo una manciata di giorni a far capire a tutto l’ambiente che insistere da anni con una squadra Susocentrica era un suicidio non più sopportabile, che Piatek aveva conosciuto mezza stagione di grazia assoluta ed irripetibile e la sua involuzione era una strada senza ritorno.

Pochi giorni per capire che Rebic da una parte e Castillejo (per totale mancanza di alternative) dall’altra, erano le strade per dare un senso ad una squadra che avrebbe insistito con Suso e Rodriguez se lui non fosse arrivato.

Ha capito ciò che i tifosi dicono da anni: e cioè che Calhanoglu, il peggiore in campo a Firenze tanto da essere l’unico a non meritare uno straccio di sufficienza, non vale nemmeno il Nocerino o il Boateng miracolati sotto la sua dirompente guida l’anno dello scudetto. È talmente evanescente ed impalpabile da non riuscire nemmeno a beneficiare della manna caduta dal cielo!

Oggi il guerriero è stanco, compirà trentanove anni e, comunque vada a finire, rimarrà nella leggenda di questi colori: in un lampo di tempo ha tracciato la strada, ha mostrato la via. Ad un club senza più una guida ne’ un’anima, dove i nuovi DS vengono ingaggiati a febbraio, e il resto, de facto, viene fatto fuori.

E’ stanco il vecchio guerriero, e stufo di predicare a vuoto in un deserto che un tempo era la sua meravigliosa oasi verde. Ed ha capito che passeranno ancora molti anni...