Se si potesse veder giocare in contemporanea l'Inter e la Juve, si finirebbe col dire che giocano in due campionati diversi. Quella di Conte, per ritmo e determinazione sembra una squadra della Premier inglese; mentre la Juve di Sarri, col suo ritmo cadenzato e sempre in attesa del numero del singolo che lo possa in qualche modo impreziosire,  ricorda molto da vicino le squadre brasiliane. Ma la differenza sostanziale tra le due formazioni è la fame; la fame di vittoria. Nell’Inter è esasperata, quasi spasmodica, sicuramente al limite delle possibilità umane. Mentre nella Juve, di quella fame non c’è traccia; o forse sarebbe meglio dire che non c’è più traccia, perché la squadra bianconera, probabilmente, negli ultimi otto anni ha già "mangiato". In sintesi si può dire che la squadra nerazzurra sembra giocare sempre col coltello tra i denti; a differenza della formazione di Sarri che gioca più di fioretto che di coltello. Ma la differenza fra le due squadre non sta solo nella diversa fame di vittoria ma va estesa anche alla mano; quella di Conte si vede chiaramente, mentre della mano di Sarri non ce n’è quasi traccia.

L'Inter sembra giocare a memoria; la squadra è disposta tatticamente in modo molto ordinato e copre il campo con grande precisione. Non solo, ma i giocatori ti danno l’idea di trovarsi ognuno al proprio posto. E l’impressione che se ne ricava nel vederli giocare è quella che ognuno sembra sapere a menadito quello che deve fare in ogni momento della partita. Nella squadra di Conte niente sembra legato all’improvvisazione del momento, e poco anche alla giocata che può essere inventata dal singolo; ma prevale la sensazione che tutto sembra provato, allenato e riprovato, e poi puntualmente riproposto in partita. Tutto il contrario di quanto avviene alla Juve, dove di programmato sembra esserci ancora poco e molto, se non tutto, è legato sempre alla giocata e all’invenzione del singolo; come ai tempi di Max Allegri. Nelle ultime partite, quelle che hanno coinciso anche con il cattivo stato di forma di Ronaldo, la Juve ha dato l’impressione di subire anche una certa involuzione, non tanto tecnica, ma soprattutto tattica e temperamentale. Intanto non si vede più il pressing alto che ad inizio di stagione sembrava una delle novità apportate da Sarri rispetto al passato; sia contro l’Atletico che col Sassuolo il pressing non si è mai visto. Ma anche il palleggio che nelle intenzioni del tecnico dovrebbe essere fatto in velocità con uno, al massimo due tocchi della palla, non si è quasi mai intravisto. Sarri ha già corretto in parte il suo credo tattico  quando ha rinunciato al suo storico 4-3-3  - ha dichiarato che la Juve non ha i giocatori adatti per attuare questo tipo di disposizione tattica - ed è passato al modulo col trequartista, vale a dire al 4-3-1-2. Ma di progressi veri e propri se ne sono visti pochi anche col trequartista , dove tra l’altro il tecnico bianconero ha alternato Ramsey, Bentancur, Douglas Costa e Bernardeschi, il più utilizzato dei quattro. E anche con questo assetto tattico la squadra continua a trovare grosse difficoltà a livello offensivo e continua a segnare poco, perlomeno in rapporto alle altre big del campionato. Probabilmente anche questo modulo tattico non si addice pienamente alle caratteristiche tecniche dei giocatopri a disposizione perche il gioco latita, e oltre ad essere lento risulta anche piuttosto prevedibile. E del gioco di Sarri, o se vogliamo del Sarrismo, non se ne vede nemmeno l’ombra; basta andare a vedere le ultime partite. Infatti col Milan ha risolto una prodezza di Dybala, con l’Atletico è stata sempre la Joya ad inventarsi il goal, e contro il Sassuolo c’è voluta una staffilata improbabile di un difensore (Bonucci) e un calcio di rigore di CR7.

Molti addetti ai lavori in precedenza hanno dichiarato che per vedere la Juve di Sarri bisognava aspettare il Natale; ma stando già nel mese del Natale difficilmente la previsione si potrà verificare. E quasi sicuramente bisognerà spostare l’asticella verso la primavera; perlomeno è quello che si augurano a questo punto i tifosi bianconeri. Per carità, ad onor del vero bisogna dire che Sarri ha perso un mese a causa della polmonite, e lo ha perso nella fase iniziale della stagione, quella più importante per il lavoro di preparazione dell’annata; ma è fuori discussione che ci si spettavano tempi più rapidi nell’assemblamento della squadra, e soprattutto nella costruzione e nello sviluppo del gioco. Forse servirebbe una sorta di rivoluzione sarriana, che preveda il diniego del suo credo tattico ed apra a nuove frontiere. A volte lo spunto a cambiare può venire anche dalla concorrenza (vedi l’Inter di Conte); e forse se anche la Juve si schierasse con un 3-5-2 potrebbe trarne dei benefici. Infatti con due esterni di centrocampo che sappiano saltare l’uomo (nella Juve gli esterni offensivi abbondano) e poi crossare al centro, ne potrebbero sicuramente beneficiare sia CR7 che Higuain, e forse lo stesso Dybala.

Certo qualcuno potrà obiettare che la Juve è imbattuta - unica formazione in Europa - e che ha conquistato la qualificazione agli ottavi di Champions con un turno d’anticipo; è vero. Ma intanto ha perso il primo posto in classifica, e sul piano del gioco non lascia presagire niente di buono; nel senso che nel gioco dei bianconeri non si vede un filo logico, ma sembra legato tutto all’improvvisazione o meglio all’invenzione del singolo. Molto diverso invece il gioco dell’Inter di Conte, che si muove sul campo come se fosse azionato da un orologio. La squadra nerazzurra difficilmente perde le distanze fra i vari reparti, e lo sviluppo del gioco segue sempre una sua logica. Infatti le fasce laterali vengono sfruttate molto bene perché gli attaccanti tornano indietro e favoriscono l’inserimento dei centrocampisti, e quando devono finalizzare si fanno trovare sempre al posto giusto con l’appuntamento col pallone. Sembra una squadra che gioca assieme da molti anni, e invece sono solo quattro mesi. Naturalmente il merito maggiore è di Antonio Conte che ha saputo creare l’alchimia giusta fra i vari giocatori; ma anche loro meritano un grande plauso per come in campo riescono a mettere a frutto le idee e i suggerimenti del tecnico leccese. L'Inter si trova meritatamente in testa alla classifica, non tanto perché sia superiore alla Juve, che sul piano tecnico resta un gradino sopra sia nell’undici titolare che nell’organico; ma soprattutto perché fino ad ora è stata sicuramente più brava della squadra bianconera. E con la coppia goal (Lautaro-Lukaku) che si ritrova può anche sperare di togliere agli uomini di Sarri la leadership del campionato, che come è noto dura da otto anni.