Nessuno, sportivo e non, si sarebbe mai immaginato di dover assistere ad una situazione come quella che ha travolto la popolazione mondiale in questi ultimi mesi. Un virus, devastante, che ci ha tenuto chiusi in casa, che ha fermato l'economia, con problematiche che si risolveranno in tempi lunghi, con la conta dei deceduti che raggiunge numeri impensabili, proprio mentre si festeggiano i 75 anni dalla fine della seconda Guerra Mondiale.

L'Italia, così come ogni stato, tenta di ripartire, sperando di poter riaprire le attività lavorative, le fabbriche, i teatri, le zone turistiche, le chiese o le scuole, preoccupati per la salute e per i posti di lavoro. La paura che ci possa essere una "ricaduta" è superata solo da quella di non avere i soldi per poter vivere e mangiare.
Fra moltissimi problemi, stona totalmente quel pressante desiderio di TERMINARE il Campionato di Calcio, la SERIE A, oltretutto volendola far sembrare come una necessità per tornare alla normalità.

Il "football", non è più solo sport, questo lo capisce anche un bambino, coinvolge moltissime persone, direttamente o attraverso tutto ciò che orbita intorno, ma per quanto sia diventato un'azienda, con fatturati altissimi, resta uno spettacolo e non è di esclusiva proprietà della serie A. Se il suo fenomeno è così importante, specialmente nel nostro stato, è dovuto al fatto che la squadra, dalla terza categoria, a salire, rappresenta la "comunità", la passione e molto altro. La fortuna del calcio è rappresentato dal "campanillismo" e se molte squadre di Lega Pro, sono piene di debiti, o peggio, falliscono, non è solo per l'incapacità di moltissimi, fra Dirigenti e Presidenti, ma specialmente, perchè cercano di primeggiare, anche se consapevoli di costi, sproporzionati, per la categoria.
Allora, dopo questa analisi, dopo oltre venti anni, che sento parlare della necessità di cambiare i campionati, non sarebbe opportuno fermare tutto, concludere questa stagione e ripartire a Settembre, finalmente con regole chiare, precise e trasparenti? Serie A a venti squadre, due gironi di Serie B, con tre gironi da diciotto squadre per la Serie C, semi professionistica e poi tutto dilettantismo? Una svolta "epocale", che solo in questa circostanza può prendere forma.

Facendo ripartire solo la Serie A, con gli stadi chiusi, trascinando una stagione che ha perso, comprensibilmente, non solo l'entusiasmo di moltissimi tifosi, ma anche di tutte quelle persone che, come me, amano il calcio e lo sport, ma non lo mettono al primo posto, prima della famiglia, della salute, del lavoro o delle mille preoccupazioni che questa epidemia ha portato, si corre il rischio di fare più un danno che un salvataggio. Sorvolando poi sulla salute dei giocatori e sull'eventualità di doversi fermare ugualmente dopo poche giornate. Il calcio è la spettacolo più bello a cui si possa assistere, ogni partita è unica e irripetibile, che senso ha privarlo del pubblico, non poter esultare ai gol e non salutare compagni e avversari alla fine della partita? Un calcio solo televisivo, senza possibilità di aggregazione, neppure nei bar o nelle case, siamo così sicuri che sia un bene per lo sport che tanto amiamo?

Le Olimpiadi, sono state rinviate, come gli Europei di calcio, molte discipline hanno terminato i campionati, annullando la stagione, eppure la Serie A di calcio non riesce a guardare più lontano del proprio orticello, senza tutelare l'intero movimento, senza valutare i pro e i contro, solo per la fretta di concludere il campionato, dimenticando anche un vecchio proverbio, sempre utile: "La gatta frettolosa, ha partorito i mici ciechi".