La disfida di Barletta a SanSiro

La partita di ieri a San Siro disputata da Milan e Fiorentina ha ricordato la disfida di Barletta, disputata da un gruppo di 13 cavalieri francesi e il gruppo apposto di 13 cavalieri italiani. Lo scontro si tenne nel territorio di Trani e finì con la vittoria del gruppo italiano che vide protagonista il condottiero Ettore Fieramosca. Per spiegare il motivo di questa contesa bisogna ricorrere all'antefatto che ha generato lo scontro.

Nel 1500 Ferdinando II d'Aragona e il re di Francia Luigi XII si incontrarono per stabilire la spartizione del Regno di Napoli firmando il Trattato di Granada. L'accordo previde di assegnare i due territori in parti uguali, ma sull'interpretazione del trattato nacquero delle divergenze circa l'assegnazione del territorio compreso fra le due parti. Ciò provocò ostilità da ambo gli stati, tanto da decidere di risolvere la diatriba istituendo una contesa tra le due parti per mezzo di due schieramenti che si sfidarono il 13 febbraio 1503 nella piana tra i territori di Andria e Corato. La dignità del gruppo italiano si sentì offesa e indignata poiché i francesi accusarono gli italiani di mostrare sempre una buona dose di codardia negli scontri avvenuti fra gli eserciti francesi e quelli spagnoli in passato per i quali appunto, i condottieri italiani combatterono al loro fianco. La sfida avvenne in un campo recintato delimitato dai confini tracciati dai rispettivi giudici di ambo le parti e una volta terminato il recinto fecero entrare i due schieramenti che si misurarono con i loro cavalieri allineati in due file opposte l'una all'altra. Venne dato il via alla contesa in cui si stabilì che la formazione dei cavalieri che avrebbe vinto, oltre alla vittoria finale avrebbe anche usufruito dei cavalli e delle armi degli sconfitti oltre a un premio consistente in denaro. La battaglia fu cruenta e registrò diversi feriti in entrambi gli schieramenti, ma la formazione dei cavalieri italiani alla fine vinse con pieno merito, ma soprattutto con grande coraggio e grande eroismo profuso sul campo di battaglia.

                                                          - ° - ° - ° - ° - ° -

A San Siro ieri sera è sembrato di riassaporare lo spirito della disfida di Barletta tra due schieramenti desiderosi di prevalere. L'uno convinto di avere la meglio soltanto perchè sostenuto dal pubblico di casa, l'altro schieramento invece, convinto della propria forza, votato al combattimento e con la consapevolezza di prevalere lottando. Tutta la tenzone si è consumata all'insegna della scontata superiorità da parte dei gigliati. San Siro dunque ancora una volta è stato il teatro dove abbiamo visto una partita che ha ricordato le più belle sfide vissute da viola e rossoneri all'insegna dell'agonismo più acceso. Erano in undici in campo come nella sfida di Barletta che si disputò anche nell'anno precedente ovvero nel 1502. Allora si determinò la supremazia di uno schieramento rispetto all'altro con tanto versamento di sangue, prerogativa delle sfide di quel periodo. Oggi nel nostro periodo moderno, le sfide si sviluppano rincorrendo un pallone per depositarlo nella rete avversaria. Ieri sera la lotta in campo è stata molto accesa e per potersi imporre c'è voluta tutta la personalità e la bravura espressa senza sbavature dalla compagine viola, superiore al Milan in tutto ovvero sulla volontà di vincere l'incontro, sulla tecnica di gioco, sulla velocità e soprattutto sull'organizzazione del gioco. Difficile affermare se nel contesto della partita è prevalso il gioco della Fiorentina più per i suoi meriti o piuttosto che per i demeriti del Milan. Sta di fatto che abbiamo ammirato la squadra viola (in verde per dovere di visita) giganteggiare per lunghi tratti dell'incontro, tanto da mettere il sigillo sin dal primo tempo dopo un quarto d'ora di gioco, guadagnando un calcio di rigore che Pulgar ha trasformato in rete spiazzando il pur bravo Donnarumma.

Anche ieri sera, come allora nella disfida di Barletta, c'era un francese molto bravo in campo ovvero quel Frank Ribery che questa estate davano tutti per finito quasi compatendo i dirigenti della squadra viola per aver effettuato un acquisto tanto incauto quanto inutile e illudendo i tifosi desiderosi di poter contare su un top player ancora in auge a suffragio delle loro inalterate speranze. Mai invece acquisto a parametro zero si è rivelato tanto prezioso ed utile per la compagine toscana. Certo si conosceva già da tempo il valore del francese, la sua tecnica da fuoriclasse e la sua debordante personalità in campo, ma non era dato sapere però quanto avrebbe potuto essere utile il suo rendimento nell'arco dei 90 minuti in campo. Il francese dopo lungo periodo di inattività dovuta all'infortunio subito, ha esordito quasi in sordina nel nostro campionato, ma poi è cresciuto partita dopo partita rivelandosi la giusta chioccia per i giovani pulcini della compagine viola, fino a disputare ieri sera a San Siro una grande gara, sciorinando numeri di alta scuola calcistica e volée da strappare applausi anche alla sportivissima platea rossonera. Egli ha segnato un goal molto bello dopo la mezz'ora di gioco del secondo tempo, firmando il 3-0, ma è doveroso citare l'azione che ha preceduto il rigore iniziale dopo un quarto d'ora dall'inizio della gara. L'azione che, per certi versi, ha ricordato l'incedere elegante e veloce di Messi, partendo in velocità dalla trequarti con il pallone incollato ai piedi, dribblando un paio di avversari, entrando in area e scoccando il tiro risolutore che un grande Donnarumma ha prontamente sventato con bravura negandogli quel goal che avrebbe scatenato un fragoroso applauso da parte degli appassionati tra gli spalti del "Meazza".

Una grande prova quella del francese che ha guadagnato il giudizio del migliore in campo apponendo la firma in tutte le segnature della squadra viola, anche quando Castrovilli ha raddoppiato al ventesimo del secondo tempo, raccogliendo una respinta corta della difesa rossonera e insaccando in rete a colpo sicuro. Il solo Chiesa è stato forse inferiore all'attesa, pur disputando una buona partita, forse perchè si è intestardito nell'affanosa ricerca del goal dopo aver sbagliato l'esecuzione di un calcio di rigore ben intuito da Donnarumma, il quale tuffandosi a colpo sicuro gli ha negato il goal che avrebbe arrotondato il punteggio ancora in modo più pesante. Tutta la Fiorentina ha espresso un calcio di alto livello e in tutti i reparti, dall'attacco al centrocampo ben organizzato e alla difesa che finora aveva lasciato un po' a desiderare incassando i quattro goal iniziali subiti a Firenze dal Napoli. Ieri sera la squadra di Montella ha dimostrato invece di essere migliorata, anche in questo reparto, esibendo sicurezza e incisività per tutta la durata della partita. Affermare che questa Fiorentina possa rappresentare la lieta sorpresa del campionato non è del tutto azzardato, specie se tutta la squadra troverà continuità e se potrà contare a lungo sulla condizione fisico-atletica dei suoi giocatori più rappresentativi.

Del Milan c'è da dire con grande rammarico che ancora una volta i giocatori rossoneri hanno
deluso, tanto da costringere parecchi tifosi di tutta una curva ad abbandonare la partita in corso quando ancora mancavano oltre 10 minuti al termine dell'incontro. Duole dover affermare che le condizioni attuali dei rossoneri sono diventate ormai precarie, i rossoneri rischiano di compromettere una classifica già preoccupante, ma soprattutto rischiano di compromettere una stagione in cui tutti si prefiggevano l'obiettivo di conquistare il quarto posto della classifica partecipando alla champions nella prossima stagione. Sarà meglio che la compagine milanista abbandoni questo impossibile obiettivo per dedicarsi ad affrontare al meglio la lotta per non retrocedere. L'analisi delle partite disputate ci induce a pensare che i rossoneri hanno affrontato l'Udinese (perdendo meritatamente), il Brescia e il Verona Hellas (vincendo immeritatamente), squadre queste che, alla luce della classifica, sono coinvolte nel novero delle papabili per la retrocessione. Facendo inoltre un'analisi approfondita delle ultime posizioni, si noterà che il Milan con appena 4 goal realizzati di cui 2 su calcio di rigore (a Verona e a Torino contro i granata), dimostra di essere l'attacco peggiore del campionato dopo l'Udinese che ne ha segnati soltanto 3. Come goal subiti si può affermare di essere nella media di una squadra al centro della classifica con 8 goal al passivo, ma bisogna ammettere che sarebbe stato un risultato peggiore qualora non ci fosse stato Donnarumma a difendere la porta rossonera.

La preoccupazione che attanaglia i sostenitori rossoneri riguarda maggiormente l'assenza di un leader in squadra capace di tenere compatta una formazione già troppo debole per sostenere la pressione psicologica del momento. Il prossimo turno infatti (trasferta a Genoa contro i grifoni) in questo momento delicato rappresenta un ulteriore scontro diretto, pericolosamente capitato per minacciare ulteriormente il morale frustrato della squadra. Il Genoa naviga disperatamente nella zona bassa della classifica con 5 punti realizzati di cui tre ai danni della formazione viola. Per altro voci di corridoio danno come possibile l'eventualità di un insediamento di Gattuso nel club genoano. Per Ringhio sarebbe l'occasione giusta per dimostrare quanto possa contare il suo carattere specie in momenti di tensione come quello attuale. La cosa sarebbe alquanto intrigante e curiosa oltre ad avere il sapore di una rivincita nei confronti dei suoi denigratori rossoneri.

Ci sembra inutile infine scagliarci ancora su Giampaolo criticando il suo modo di intendere calcio e di condurre una squadra dalle forti ambizioni. Ci pare doveroso però far notare che l'abilità di un allenatore si misura con la possibilità che egli offre ai suoi giocatori per potersi esprimere. A Giampaolo è sfuggita l'occasione assieme al coraggio di schierare sin dalle prime partite il giovane Leao, privando la squadra di quella imprevedibilità, velocità e altruismo che fanno parte del giocatore portoghese e che invece non appartengono al bagaglio tecnico di Suso, giocatore che ci pare abbia assunto il ruolo di intoccabile nella formazione di Giampaolo, sempre più innamorato della sua tecnica e dei suoi virtuosismi (?). Anche l'impiego di Krunic fatto esordire nel secondo tempo, ha messo in evidenza la possibilità di poter contare su un ricambio che garantirebbe più quantità alla formazione rossonera, come più quantità potrebbe garantire l'impiego del croato Rebic.

Ci auguriamo tutti che anche a Genova si possa rinverdire lo spirito del combattimento, come fu lo spirito indomito profuso nella disfida di Barletta quattro secoli fa, perchè se così non fosse rischieremmo di trovarci nelle condizioni di una disfatta come lo fu quella di Waterloo. A tutti i giocatori ma soprattutto a Giampaolo, testardo e duro come la roccia del suo Gran Sasso abruzzese, vorrei ricordare la locuzione storica in latino pronunciata dal D'Annunzio, grande uomo e scrittore abruzzese, in occasione del conflitto bellico della prima guerra mondiale:

"MEMENTO AUDERE SEMPER" ovvero "ricordati di osare sempre"

il censore