Calcio malato
In questo calcio, colpito dal covid come ogni altro ambiente dell’esistenza umana, districarsi diventa sempre più difficoltoso. Il cluster scoppiato nella Nostra Nazionale è soltanto l’ultimo esempio del caos che il virus ha creato all’interno del mondo del pallone e alcune domande sorgono spontanee. La prima è perché le Ats non abbiano costretto a isolare i giocatori azzurri come hanno fatto per alcuni club. Per quale motivo, altrimenti, non hanno agito così le singole società seguendo l’esempio del Sassuolo? Sono assolutamente certo che nessuno abbia intenzione di porre a rischio la salute di qualcun altro. Immagino che, nonostante la scelta, siano state attivate procedure in grado di mantenere il più possibile sotto controllo la situazione. Non oserei mai pensare il contrario. Si è tutti in attesa degli sviluppi anche per quanto riguarda le location del prossimo Europeo con il Governo Italiano che aveva concesso la disponibilità ad aprire l’Olimpico ai tifosi, ma il CTS ha gelato le attese. La Spagna ha “detto picche”. Il Sarscov2 ha modificato di parecchio le abitudini e molti standard di questo magnifico sport. Ho voluto partire proprio dal punto per specificare che si tratta di questioni di campo, ma pure societarie. Non è un periodo normale e non è un campionato come gli altri. Anche sotto l’aspetto prettamente economico, la botta è stata galattica. Il colpo è apparso devastante perciò, quando si parla di talune tematiche, non si può che tenerne rigorosamente conto e contestualizzarle.

Juve, una brutta stagione
Come giudicare la stagione della Juventus targata Andrea Pirlo? A meno di clamorosi miracoli sarà la peggiore degli ultimi 10 anni, quindi, negativamente. Se la Vecchia Signora non dovesse centrare l’impresa di vincere lo Scudetto, non si potrebbe che ammettere un’annata avversa. “Ma come?” vi chiederete “nemmeno se si qualifica alla prossima Champions e trionfa in Coppa Italia dopo aver già vinto la Supercoppa?”. La risposta è sempre la medesima. Dai bianconeri ci si attendevano risultati diversi. E’ inutile negarlo. Vorrei ricordare che si criticava Allegri perché, nel 2019, uscì dalla Coppa dei Campioni ai quarti venendo eliminato allo stesso turno del secondo torneo nazionale. Vinse, però, i restanti 2 trofei. Addirittura trionfò in serie A già nel periodo pasquale. Magari fu una festività un tantino tardiva, ma sicuramente non cadde nel mese di maggio. Questo implica che salì sul trono con parecchie giornate di anticipo. Sarri, invece, fu esonerato con traguardi migliori rispetto a quelli che sta centrando il mister bresciano. E’ vero che non festeggiò la Supercoppa Italiana e uscì, proprio come Andrea, agli ottavi della massima competizione per club, ma lo Scudo fa tutta la differenza del mondo. Vedremo, poi, cosa accadrà in Coppa Italia dove il toscano perse la finale ai calci di rigore. Conte fu contestato per una stagione europea non troppo brillante nonostante avesse conquistato 102 punti in campionato e trionfato in Supercoppa. Insomma, dalle mie parti si direbbe che sovente “ci si è lamentati del brodo grasso”. Ora, invece, noto i motivi per reclamare.

Le giustificazioni
Le attenuanti sono molteplici. Ho iniziato questo pezzo trattando dell’attuale emergenza e non posso che ribadirla riportandone alcune conseguenze. La stagione 2020-2021 è praticamente un unicum con quella precedente. Pirlo è un nuovo tecnico che, appena presa in mano la sua squadra, ha dovuto affrontare i tornei. Non ha materialmente disposto del minimo tempo per preparare l’annata. Andrea, poi, non aveva mai allenato prima. La compagine è stata rivoltata come un calzino. La rivoluzione è palese così come il ringiovanimento che ha condotto agli addii di senatori del calcio alla stregua di Matuidi, Khedira e Higuain. In sostanza, il livello di difficoltà era troppo elevato. Ci si è presi un rischio enorme e, questa volta, non ha pagato. La malasorte, poi, ci ha messo lo zampino. Il covid ha falciato i bianconeri colpendo nell’ordine CR7, Mckennie, Alex Sandro, Cuadrado, de Ligt, Demiral, Bonucci e Bernardeschi. Sono tanti. La speranza è che non si debba far fronte ad altri contagi. Questo, al momento, non ha mai impedito alla Vecchia Signora di scendere in campo mostrando grande attenzione nell’applicazione dei protocolli e una capacità di coordinamento con le Ats che altre società non hanno avuto. Quanto è pesata l’assenza di Dybala? Beh… immaginatevi il fastidio che si prova quando il freddo è pungente, ma non si ha il maglione sufficientemente pesante. Ecco… La presenza della Joya in buone condizioni sarebbe stata determinante e lo si è visto nella sfida contro il Napoli. Gli sono bastati 10 minuti e un buon pallone per infilarlo a fil di palo dove Meret non sarebbe mai potuto arrivare. Una delizia per gli occhi e per il palato. Sì, perché certe giocate coinvolgono tutti i sensi. Una magia delle sue a cui i bianconeri non erano recentemente abituati. La fantasia del diez. Se ci fosse stato anche prima… L’argentino, però, non è il solo assente da recriminare. Oltre allo “sterminio” provocato dal virus, si è assistito a una serie di infortuni e di acciacchi che ha colpito un po’ tutti. Da Morata a Mckennie, passando per Chiellini, Bonucci, Ramsey e Arthur, l'infermeria della Continassa ha lavorato senza soluzione di continuità.

Gli errori del Maestro: la mentalità
Le scusanti finiscono qui. Non sono poche, per carità. Non mi sembrano, però, sufficienti per giustificare i risultati. Pirlo ha commesso degli errori. Il principale credo sia rappresentato dall’incapacità di fornire la corretta mentalità. Non occorre nascondersi dietro una forzata obiettività. E’ vero, sono tifoso della Juve. Ma è inutile negare che vestire quella maglia, in Italia, rappresenti qualcosa di diverso. E’ come indossare la casacca del Real Madrid in Spagna, quella del Bayern Monaco in Germania o del Psg in Francia. C’è una sensazione differente. Le responsabilità non sono le medesime degli altri club e nemmeno il peso del vessillo. Non è mia intenzione sostenere che sia maggiore o minore. Soltanto non è lo stesso. La Vecchia Signora… l’appellativo con cui è conosciuto il club torinese è emblematico rispetto alla sua gloriosa storia nostrana. La Famiglia Agnelli è un’autentica istituzione all’interno del Piemonte, ma anche nel resto del Paese. La FIAT è un’impresa che ha garantito il posto di lavoro e il sostentamento a buona parte delle famiglie dello Stato e continua nel suo compito. Sono cambiati i management e pure le società, ma l’essenza è comunque la stessa. Dal 1897, la Juventus è “la Signora” del calcio tricolore. Ha un suo stile riconosciuto ormai a livello globale e che, a tratti, persino la imprigiona impedendole di spiccare il volo verso talune novità importanti. Al DNA, però, non si comanda. Certi lati del carattere sono immodificabili. Il Maestro ha conosciuto questa peculiarità nella fase finale della sua carriera, ma vi era entrato appieno. Da giocatore aveva sposato perfettamente la causa e come tecnico ha fatto lo stesso. E’ parso un problema di leadership legato, forse, all’esperienza. Non è scontato, però, che tutti siano in grado di trasmettere i sentimenti e le passioni. Conte, per esempio, è stato mostruoso proprio in questo. Da tale punto di vista, Allegri ha soltanto proseguito l’opera del predecessore imparando a sua volta cosa significhi in quanto giungeva da realtà completamente diverse. Il livornese è stato aziendalista, ma nel modo positivo di intendere il termine. Sarri, invece, non è riuscito a calarsi in quei panni e l’unione non è funzionata. E’ stato addio forzato e il bresciano avrebbe dovuto trasmettere ai suoi nuovi uomini, completamente cambiati rispetto al passato, il senso della casacca. Per ora è riuscito solo con Chiesa che probabilmente già sapeva molto. Il ragazzo è italiano e proviene da una famiglia che conosce perfettamente il mondo del calcio. Se si vuole avere un’immagine chiara di questo paragrafo sia sufficiente pensare a tutte le sbandate individuali di quest’annata e a quanto siano costate sia dentro che, per alcuni, fuori dal campo.

Gli errori del Maestro: le scelte
Non credo che Pirlo abbia commesso molteplici errori tattici. Ha scelto il 3-5-2/4-4-2 fluido e ha proseguito su quella linea. Era ok. La giostra iniziava a girare. Poi è giunta la pesante eliminazione in Champions e questo ha modificato i piani. Nella successiva sfida di serie A, il lombardo ha optato per il 4-2-4. Chiesa, Kulusevski, Ronaldo e Morata. Tutti in campo contemporaneamente. Funziona? Non direi. E’ andata bene a Cagliari, ma è stato disastroso contro il Benevento e nel derby. Perchè? Parte della colpa è da affidare allo svedese. Non lo nego. Il ragazzo è troppo acerbo per certi livelli. La responsabilità, però, è anche del suo mister che lo ha schierato come ala implementando le difficoltà. Credo sia una mezz’ala. Al limite potrebbe giocare a sostegno di una punta, ma non riesco a immaginarlo in altri ruoli in quanto troppo avulso dalla manovra e privo di inventiva negli spazi intasati soprattutto se lontano dalla porta. Quando è nel vivo dell’azione, la musica cambia. Lì ritrova l’orientamento. Le debalce, però, non possono essere rivolte solo a un uomo. Devo citare pure un altro singolo: Sczcesny. La differenza con Buffon mi è parsa evidente. Attenzione! Non sto sostenendo che il polacco sia scarso. Tutt’altro. E’ un ottimo portiere che non ritengo un campione. La sua avventura torinese mi ricorda quella di Van der Sar. L’olandese non garantiva sicurezza. Seppur abbia vinto dei trofei, lo stesso sentimento è suscitato in me da Wojciech. Il titolare dovrebbe essere il buon “vecchio” Gigi. Chiaramente il carrarese non si offenderà. E’ un modo di indicare il suo ruolo da istituzione. Non comprendo, inoltre, la decisione di schierare Danilo nel cuore del centrocampo. E’ vero che ha un passato in quel ruolo, ma dev’essere proprio un caso emergenziale. Serve un ritorno al 3-5-2/4-4-2 fluido che meglio copre le varie zone del campo. Mi riferisco soprattutto alla mediana in cui noto un’inferiorità numerica. La transizioni subite spesso risultano mortifere con difensori isolati.

E’ più forte l’Inter o la Juve?
Ecco, finalmente, che si giunge al confronto con l’Inter di Conte e all’ammissione dello stesso allenatore pugliese. Per il salentino, la Juventus non è inferiore alla sua compagine. Anzi… Direi che è sincero e ha pienamente ragione. Si paragonino le singole formazioni e le rose. Handanovic e Radu non si scostano troppo da Sczcesny e Buffon. Un pacchetto arretrato con Danilo, de Ligt e Bonucci non ha nulla da invidiare a Skriniar, de Vrij e Bastoni. Se si osserva, poi, alle seconde linee si vede che Chiellini è persino superiore a Ranocchia, Kolarov e D’Ambrosio. Lo stesso vale per Demiral. La tanto osannata mediana nerazzurra schiera Barella, Brozovic e il vituperato Eriksen. In panca ci sarebbero Vidal, Gagliardini e Vecino. Si è così sicuri che siano meglio di Mckennie, Arthur, Bentancur, Rabiot e Ramsey? Se si bada ai singoli, dubito. Le qualità del carioca, dell’uruguaiano e del francese sono abbastanza note. Occorre porli nella condizione di esprimerle. Anche lo statunitense mostra un potenziale importante. Si guardi agli esterni: Hakimi e Perisic sono devastanti. Nulla da dire. Chiesa e Cuadrado, però, lo sono altrettanto. Alex Sandro non sta vivendo la sua migliore annata, ma non è inferiore a Darmian o Young. Ho qualche remora in più su Bernardeschi che si è perso nei meandri della carriera. Si vuole analizzare l’attacco. Evviva la LuLa. Lukaku e Lautaro stanno facendo impazzire il mondo. Ma come si può uscire ai gironi di Champions con un reparto da 36 reti in 2 uomini? Beh… è semplice. Contro certe difese, la musica cambia. Nessuno vuole sminuire il valore di questi campioni ma, per esemplificare, in 3 gare contro la Juve, l’hanno bucata solo una volta. Gol di Martinez in Coppa Italia. Alcuni difensori arcigni e rocciosi rappresentano un grande ostacolo. I due talenti sono in crescita, ma vorrei rivalutarli anche sul terreno internazionale. La terza opzione è rappresentata da Sanchez. Non si discute. Resta Pinamonti che è praticamente escluso dai radar contiani. Ronaldo, Morata, Dybala e Kulusevski non possono essere considerati inferiori. Ho inserito lo svedese in questo ruolo per una questione puramente espositiva. E’ logico che tali esercizi sono fini a loro stessi perché il calcio è materia fluida, ma rendono l’idea. In sostanza, sulla carta, tra la Vecchia Signora e l’Inter non vi sono grandi differenze.

Conte batte Pirlo
Ci si attendeva, infatti, una battaglia sino all’ultima curva. Da cosa è stata impedita? Al netto delle sfortune bianconere e della colpe generali, da Antonio Conte. Invertendo le panchine credo si sarebbe ribaltato pure il trend. Mi dispiace doverlo constatare. Il Demiurgo è a un passo dall’impresa. Ha costruito il mostro e ora l’ha distrutto. Re Mida è stato in grado di fornire un’identità alla squadra. Il suo calcio non è spettacolare? Chissenefrega. Non vincerà mai in Europa? Non era l’obiettivo attuale. Oggi, l’importante è spodestare la Juve e riprendersi il trono dopo 10 anni di sofferenza. Così, probabilmente, sarà. “Il fine giustifica i mezzi” diceva Machiavelli. I lombardi avranno modo e tempo per pensare alla Champions. La Beneamata si difende in 11 per poi creare delle transizioni devastanti sfruttando l’abilità di Lukaku nel proteggere la sfera con il suo fisico da BigRomelu. Manna per le incursioni dei compagni. Il resto è fornito dalla mentalità. L’Inter di Conte non è più “pazza”, ma “forte e razionale. Proprio come avrebbe voluto il salentino. “Brutti e cattivi”, ma vincenti. In questo modo si infilano 10 successi consecutivi in serie A. La Juve, invece, si è scucita il titolo da sola pagando soprattutto l’inesperienza del suo tecnico che ora dovrà dimostrare tanto per essere considerato un grande. Sarà esonerato? Al momento no, ma è su filo sospeso tra due montagne a 300 metri dal suolo. Sta camminando con quell’equilibrio precario. Il nome di Allegri aleggia pericolosamente nell’etere. Dovrà centrare un finale di stagione esaltante per riuscire a mantenere il suo posto.
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