Chissà se Battiato alla fine avrà trovato il suo centro di gravità permanente.
Non cambiare idea sulle cose o sulla gente è assai difficile, presuppone un equilibrio psico-fisico da monaco zen o più semplicemente un carattere forte e testardo al punto giusto.
Di sicuro Gasperini non vivrà mai come un eremita, ma la sua filosofia di fondo non si allontana di molto. Anche lui "pensa, riflette, medita", e questo suo stile da qualche anno a questa parte lo sta consacrando come visionario a tutti gli effetti, come un nuovo pensatore del calcio italiano.
C'è chi preferisce buttarsi all'attacco (come Zeman) o chi ha voluto rispolverare dal dimenticatoio il classico catenaccio all'italiana. E poi c'è lui, Gian Piero da Grugliasco, uno che ha sempre voluto stare nel mezzo, non perché indeciso, anzi, forse perché più convinto di altri dell'efficacia dei suoi insegnamenti. Il concetto di "aura mediocritas" non l'ha di certo inventato lui, ma si sa, tra dire e il fare, spesso c'è di mezzo il mare. Ne ha dovuta ingoiare di acqua salata prima di approdare in isole felici, come un equilibrista ha dovuto sempre tener conto dei vari rischi di caduta e delle conseguenze. Qui a Bergamo (ma anche a Genova) ha potuto mettere in pratica le sue idee in totale libertà e in cambio ha sempre ricevuto applausi, complimenti, affetto e stima da parte di società e tifosi.
Come i grandi filosofi, anche lui non è riuscito a stare in un posto per tanto tempo, costretto spesso a viaggiare altrove a causa di screzi e diversità di vedute (vedi Genoa o Inter). Ora però sembra aver trovato la sua giusta collocazione nel mondo, in quel mondo nerazzurro che da anni aspettava un profeta che riportasse la Dea in auge, ai suoi tempi d'oro, e per farlo ha voluto in cambio solo pazienza, fiducia e ottimismo.

Non è stato facile neppure per i tifosi, perché come ormai sappiamo tutti, il suo ingresso a Bergamo non è stato dei più incoraggianti: modulo nuovo, schemi diversi, carattere fumantino in apparente contrasto con la pacatezza della società. Ma soprattutto, un'iniziale serie di risultati negativi che ci hanno fatto fare incubi per settimane (e ad alcuni rimpiangere i vari Reja, Colantuono), ma nel momento più buio della sua gestione ha saputo farsi beffa dei preconcetti e tradizioni, facendo scoppiare una vera e propria rivoluzione tecnico-tattica (e direi a questo punto ideologica) che ha decisamente portato i suoi frutti.

Come si dice, il resto è storia nota. A distanza di due anni siamo ancor qui, con le stesse idee, stessi schemi, nulla di variato se non nel parco giocatori, ma la filosofia no, quella non si cambia.
Nemo propheta in patria, ad eccezione di Gian Piero, l'equilibrista.