Cambio di rotta sul caso Icardi, le inaspettate dichiarazioni distensive di Spalletti a pochi giorni di distanza dalle critiche a muso duro spiazzano un po' tutti. Potremmo difendere il tecnico grazie all'assunto "Solo gli stupidi non cambiano mai idea". Da queste basi, bene avrebbe fatto Spalletti a cambiare idea, giusto il reintegro del giocatore, utile alla causa interista vista anche l’assenza forzata di Lautaro Martinez, infortunatosi la scorsa settimana nell’amichevole vinta dalla sua Argentina contro il Marocco per 1-0.

Cercare di essere la parte ragionevole in un diverbio per trovare un punto di incontro, avvicinarsi alla controparte viene visto come esempio di intelligenza. Tutti uniti per un obiettivo comune, questo è il dictat. “Abbiamo messo il punto.” ha dichiarato Spalletti, aggiungendo inoltre che, contro il Genoa, Icardi sarà titolare. Una posizione completamente divergente rispetto alle dichiarazioni delle scorse settimane. Settimane in cui Icardi sembrava esser diventato un giocatore destinato alla tribuna, fuori dal suo progetto. Fino a due giorni fa, le dichiarazioni di Spalletti erano ben diverse. “È umiliante per i tifosi mediare con un calciatore per fargli indossare la maglia che loro amano.” Rincarando poi la dose con un impietoso confronto con Messi, uno di quei giocatori che fa la differenza. Icardi no, non fa la differenza, parole del tecnico.

Questo cambio repentino di analisi “spallettiana” fa sorgere una domanda spontanea, riassumibile in "qual è il limite della ragionevolezza, dell’unità di intenti e dell’intelligenza per non risultare incoerenti?"
È proprio questo il punto. Sembra quasi che il cambio radicale dell'allenatore non sia farina del suo sacco, ma che sia stato imposto dalla società. Icardi fuori squadra è un danno economico troppo elevato per le casse interiste. Un danno palpabile sia direttamente, si veda il valore economico del giocatore in picchiata, sia indirettamente, il rischio neanche troppo azzardato di non far parte della prossima Champions League. Senza Lautaro Martinez, l’attacco interista è priva di una prima punta di ruolo, Keita nella partita contro la Lazio ha dimostrato di non essere una prima punta e neppure un falso nueve con vena realizzativa. L'alternativa sembra essere Ranocchia. 

Scherzi a parte, facile immaginare che la decisione del reintegro sia stata fatta dai piani alti e che Spalletti abbia dovuto giustamente mettere da parte la coerenza a favore della cosiddetta unità di intenti senza neppure storcere la bocca.
Non sappiamo come siano andate effettivamente le cose ma come disse Papa Pio XI “A pensar male degli altri si fa peccato ma si indovina”, citazione erroneamente attribuita ad Andreotti che, nel suo libro Il potere logora..., spiega di averla ascoltata dal Vicario di Roma dell’epoca, il cardinal Marchetti Selvaggiani, nel 1939.

Un allenatore deve essere aziendalista, fare il bene della società di cui è dipendente ma, ad ogni modo, bisognerebbe cercare di non alzare troppo clamore nelle dichiarazioni per evitare questi cambi repentini, che non migliorano certo la situazione. Del resto se, a detta del tecnico, Icardi non fa la differenza, può partire dalla tribuna o essere titolare. È uguale, che differenza fa?