Una qualunque analisi statistica ha bisogno di una certa numerosità di dati su una certa popolazione che è data dalle 20 squadre del nostro campionato. E direi che questo ultimo risultato presentato da calciomercato.com comincia a rivelare aspetti molto interessanti e quindi statisticamente valutabili e significativi. Premetto che non sono né un matematico e né uno statistico pure se di formazione scientifica e quindi se dico delle cavolate, sarò ben lieto di fare marcia indietro. La classifica fornisce un database di errori arbitrali a favore e a sfavore partendo da un assunto di base. È in fondo un postulato in tutto e per tutto. Sono infatti indicati 7 casi di errori e sono dati dei punteggi massimi e minimi a ciascuno  di questi. Se faccio la somma delle medie dei massimi e minimi dei valori assegnati a ciascun caso ottengo un valore di 11 che diviso i 7 casi mi da una media delle medie di 1,57. È un lavoro da certosino quello fatto dal redattore della classifica sicuramente. Come per tutti i postulati si può sicuramente obiettare sul peso dato a ciascun caso e sulla congruità o meno delle attribuzioni dei pesi che portano al risultato finale. Personalmente ritengo che anche se cambiamo i pesi, e le attribuzioni alla fine ritroviamo più o meno gli stessi risultati. 

La prima aberrazione, perché non saprei come chiamarla altrimenti, è la differenza tra il massimo a favore (+10 del Monza e quello a sfavore -12 del Toro). Cioè abbiamo uno scarto di 22 punti. Se lo dividiamo per il valore medio di 1,57 otteniamo un valore di 14,01. Questo cosa significa. Che l'errore si ripete 14 volte tanto la valutazione media! Cioè in buona sostanza almeno così la vedo io, gli arbitri sbagliano 14 volte di più di quello che sarebbe lecito attendersi in media. Wow! Fortunatamente in questa statistica il Napoli è a +1, il che giustifica ampiamente, ammesso che ce ne fosse bisogno, la legittimità sportiva della sua inarrestabile cavalcata. 

La seconda considerazione nasce dalla Legge di Pareto. Per chi non la conoscesse, la legge, ampiamente dimostrata in vari settori dice che la minoranza della cause porta la maggioranza delle conseguenze. La statistica è composta da 98  punti da rilevazioni (conta anche lo zero: è un dato) se sommo tra loro la prima positiva e la prima negativa ottengo 22 punti che sui 98 da' il 22% contro il 10% delle squadre cioè più del doppio. Già questo dice tutto e per avere dati più significativi occorre una maggiore numerosità.
Le due considerazioni si intrecciano, perché non solo gli arbitri sbagliano di più ma oltretutto anche male e in maniera diseguale. Ed essendoci anche grandi squadre, cade la solita tiritera da bar della sudditanza. Non c'è sudditanza ma una impressionante serie di errori e pure a casaccio.
Ora è chiaro che essere più impressionante o meno fa parte delle assunzioni di base.

La mia conclusione è, ovviamente, confutabilissima, e' in stile Indro Montanelli: delle due l'una, o abbiamo una classe arbitrale davvero scarsa, cosa che non credo, per via dei rigorosi corsi e addestramento nonché di selezione, oppure la classe arbitrale è indotta di più all'errore. Sono per questa tesi.
Il VAR così come concepito, e come è usato, è uno strumento scientifico di per sé prezioso ma che non aiuta, anzi mette l'arbitro nelle condizioni di sbagliare di più. Quindi ha pure stravolto la vecchia massima che gli errori umani si compensano. Anzi con la sua introduzione  al contrario gli errori umani aumentano e pure in maniera diseguale.
Il rapporto tra arbitro e VAR ora è infatti un ibrido che produce solo guai. A parte la rilevazione di gol no gol sulla linea di porta, francamente lo abolirei a meno di non cambiarne radicalmente le regole di applicazione e ridefinendo bene gli ambiti di competenza. Dove interviene solo l'arbitro e dove interviene solo lui. Si risparmierebbe pure uno schermo sul campo e i torcicollo di chi attorno cerca di vedere come quando si copia un compito a scuola.
Non uso una Ferrari con il limitatore di velocità.