Domenica 15 agosto, per molti italiani significa tenda in spiaggia, falò notturno, bagno di mezzanotte, mega pranzo a base di pesce e tanto altro ancora. Per noi appassioni di calciomercato invece significa che mancano solo 15 giorni alla chiusura del mercato. Un mercato che complici le conseguenze economiche della pandemia, ha portato emozioni quasi nulle, zero sorprese ed in generale un impoverimento tecnico della serie A, caratterizzato più da cessioni illustri - segnate alle voci Donnarumma, Hakimi, Lukaku - che da modesti acquisti. Così in questo clima di sconforto emozionale mi fermo un po’ a riflettere sull’evoluzione del nostro mercato e più in generale del sistema calcio dentro e oltre lo Stivale. Dopo un po’ mi accorgo che il termine più esatto sarebbe quello di involuzione. Aldilà infatti della mancanza di organizzazione dei nostri club, dei problemi burocratici negli investimenti infrastrutturali, delle mancate riforme di Figc e Uefa, e chiaramente dell’imponderabile impatto del Covid, c’è un altro preoccupante fenomeno che sta attanagliando i vari club europei.

Un trend che una volta riguardava solo i calciatori a fine carriera o bisognosi di riscatto e che invece oggi arriva nella piena maturità calcistica dei calciatori o ancora meglio di grandi promesse. Sto parlando chiaramente dei cartellini a parametro zero o meglio dei calciatori che fanno di tutto per portare i loro contratti fino al termine della durata, rifiutando ogni tipo di cessione o rinnovo per poi essere liberi di accordarsi con il miglior offerente potendo mirare, chiaramente a quel punto, a lauti ingaggi per loro e a ricchissime commissioni per i loro procuratori, che dotati di sempre maggior potere anche giuridico e disciplinare riescono ad avere la meglio sulle Società. Questa che io chiamo “generazione zero”, è la goccia che rischia di far crollare definitivamente il sistema, creando un effetto boomerang che prima o dopo si ritorcerà contro loro stessi o chi verrà subito dopo. Molti club, soprattutto quelli medio-piccoli che possono contare meno sugli introiti di marketing e diritti televisivi, fondano i loro business e la voce ricavi proprio sull’acquisto e rivalutazione di giovani promesse o profili sconosciuti, per poi poterli rivendere e mettere a bilancio quel segno più indispensabile per il sostentamento delle loro Società. Quando questa nuova tendenza si sposterà anche su questi profili (e di questo passo non passerà molto) che fine faranno questi club? E se quest’ultimi dovessero fallire e con loro il sistema, che fine faranno questi calciatori ricchi di riconoscenza e senso etico? E i loro aitanti e furbi procuratori? 

Urge una riforma del sistema soprattutto nei confronti di quest’ultimi che miri a ridimensionarne il potere e ridia peso maggiore ai club, che non possono assistere ad una totale dispersione economica e monetaria dei loro investimenti in settori giovanili e acquisti mirati. Va bene il sistema di libera concorrenza e il sindacato dei calciatori, ma è necessario tutelare le Società rispetto al singolo calciatore. Solo quest’anno il Milan ha perso Donnarumma e Chalanoglu, Il Napoli rischia di perdere Insigne, la Juve Dybala (aldilà delle voci sul rinnovo, purtroppo ad oggi non si può ancora escludere), L’Inter Lautaro e via dicendo, purtroppo la lista è lunga e non riguarda solo i club italiani. L’anno prossimo infatti il Real Madrid potrà contare con molta probabilità sull’apporto di Mbappé e Pogba che si libereranno a zero. Intanto chi gode di questo nuovo sistema è il PSG che dopo essersi auto eletto a paladino del calcio del popolo, potendo permettersi ingaggi galattici a fronte di cartellini acquisiti a zero, aggiunge alla rosa gente del calibro di Donnarumma, S.Ramos, Wijnaldum, Messi e chissà chi altro ancora…. Calciatori di generazioni diverse ma pur sempre “Generazione Zero”.