Premesso che non desidero parlare né di politica né di economia globale, l'idea, balenata in questi giorni, di trasferire alcune partite del campionato italiano in Cina, mi pare quanto meno ridicola.

Personalmente non ho nulla contro la Cina ed i cinesi. Al netto di eventuali "manovre nascoste" - tutte da dimostrare- e su cui non siamo certo noi sportivi a dover vegliare, il popolo cinese sta giocando le sue carte per migliorare la propria condizione sociale ed economica.
È nel suo diritto, d'altronde, così come resta nel diritto/dovere di chi cinese non sia, il non lasciarsi colonizzare.
Queste considerazioni e queste alternative possono riguardare la politica, l'economia, la sociologia, la globalizzazione e tutto quanto sia motore evolutivo del mondo moderno.

Il nostro Campionato, NO!
Non tanto e non soltanto perché, per definizione, sia ITALIANO, quanto perché il significato, il fascino non scritto, l'interesse che deriva da ogni partita non può prescindere dalla nostre tradizioni e dalla nostra Storia. Un conto è "studiare" come espandere la moda del football in paesi dove ancora non sia così conosciuto (Estremo oriente, Australia, India). Per questa finalità sono state progettate le Academies ed esiste un fiorente merchandising, che già pare abbastanza redditizio. Altro è  tentare di esportare il fascino di una  partita del Campionato italiano in un ambiente totalmente avulso dalla storia. Si può trasferire in uno stadio lontano/lontanissimo una squadra, la sua divisa, i suoi Dirigenti, alcuni giocatori particolarmente rappresentativi. Non si può trasferire la sua Storia.

Gli esempi possono essere innumerevoli: la rivalità dei derby; le storie legate ai grandi "misteri" del passato (dal Gol di Turone al rigore su Ronaldo, al gol di Muntari, al cinque maggio di Roma, al diluvio di Perugia); i drammi nelle storie dei Club (si pensi solo alla tragedia di Superga o a Calciopoli) ; il tramonto irreversibile  delle grandi squadre del passato (dal Casale alla Pro Vercelli, al Genoa).
Sono tutti valori aggiunti che appartengono alla Storia, alla Nostra Storia. Sono momenti, ora esaltanti, ora strazianti, ora forieri di sentimenti comunque forti che restano scolpiti dentro di noi. I meno giovani di noi li hanno vissuti. Altri, sono nati dopo e li hanno sentiti narrare dalla voce dei loro Padri e dei loro Nonni. ("dovrà dir, sospirando, -io non c'era-").
Tutti, li sentiamo intensamente, profondamente, gelosamente  NOSTRI. Con tutto il rispetto per la passione che possa coinvolgere il cinese medio "da stadio", non possiamo neppure pretendere di sottoporlo ad un corso accelerato di Storia del Calcio Italiano prima di permettergli di acquistare il biglietto, previo rigorosa... valutazione di idoneità. Quand'anche fosse librescamente colto, gli mancherebbe la capacità di comprendere visceralmente ciò che ha appreso,
NON È la sua storia, a prescindere! È esperienza pedagogica comune che i bambini italiani alle Scuole elementari siano molto più portati ad immedesimarsi in Giulio Cesare, nelle loro rappresentazioni ludiche,  mentre i piccoli francesi ad esempio, preferiscono essere Vercingetorige.
Io non so quali storie mitizzino i cinesi, ma possederanno di certo i loro Draghi tradizionali, e mi riesce difficile credere che riescano a pensare d'emblée ad una zebra o a un asinello come storiche mascottes dei club che andranno a giocare Juve - Napoli a Pechino, quando la FIGC organizzerà quell'incontro in Cina.

Il mondo è  profondamente cambiato. 
È cambiato TUTTO ed il calcio non può fare eccezione.
I club sono oramai aziende. I CDA sono internazionali. I tesserati sono divenuti dei Globetrotter.
Le partite, peraltro, almeno quelle, lasciatecele come e dove sono sempre state, lasciatele come e dove abbiamo imparato ad amarle ... almeno fino a quando non sarà disputato il Campionato Intergalattico.