Allegri ha dichiarato alla stampa che se vince non è per fortuna ed ha tutto il diritto di farlo vista l'enorme mole di gioco che la squadra bianconera ha espresso nella superba prestazione di ieri sera.

La Juventus non ha eseguito una passiva e sterile pressione sul portatore di palla avversario ma ha occupato il campo in lungo e largo in modo eccellente ed ha pressato abbastanza alta rimanendo equilibrata ed ordinata (sempre con un occhio alla difesa)... questo, si badi bene, è continuato anche sul 2 a 0, una dinamica, una mentalità che a Torino non si vedeva da anni e che ha annichilito gli avversari: una assoluta superiorità, totalitaria, unita alla "cieca" ferocia del pelide Cristiano.

Pur non essendo un critico accanito del tecnico toscano e riconoscendogli i meriti guadagnati sul campo, in questi anni ho sempre pensato che contro le squadre superiori o pari tecnicamente (in campo europeo quindi) la differenza la faccia il gioco altrimenti, migliorando solo la qualità del team, i bianconeri vinceranno i campionati sempre con maggiore facilità ma non alzeranno mai la Coppa dalle grandi orecchie

E' l'uovo di Colombo. 

Le Juventus di Antonio Conte non avevano sufficiente qualità nell'11 titolare e nella rosa, quelle di Allegri sono attrezzate invece, ma mancano di velocità (della palla) e mentalità, sempre relativamente ai competitors europei; necessitano sempre di motivazioni eccezionali (nel senso di "emergenze") non agiscono nel modo giusto, autonomamente, in modo "naturale".

Il primo anno di Allegri la Juve poté usufruire della compattezza di Mister Conte, ma il tecnico livornese ebbe il merito di impostare uno stile di gioco più sobrio rigenerando una squadra ormai bollita ed a fine ciclo; da quel momento però, dopo il primo anno, egli doveva andare oltre trasmettendo un meccanismo di gioco di fondo, con schemi mnemonici e "stile alla tedesca" (Cit. Andreas Moeller) ed è la critica che rivolgo al mister toscano perché, in cinque anni, oltre a ieri sera, qualcosa di simile si è visto solo in altre due tre occasioni e sempre in situazioni disperate. 

Nessuno chiede il pressing alto alla Sarri che io non reputo sempre conveniente (sebbene le statistiche inglesi indichino in questa dinamica una maggiore percentuale di recuperi in zone pericolose e perciò di punti ottenuti), o una ossessiva ricerca del particolare alla Conte (anche se quest'ultima non guasterebbe), ma è essenziale che i giocatori siano in costante movimento nella fase di possesso così da velocizzare il "giropalla", scoraggiare gli avversari (come si vedeva col Mister leccese) ed esaltare il talento del pelide Cristiano che Agamennone-Allegri ieri sera ha ammirato dall'"alto" della panchina (in realtà a bordo campo). 
In questo modo, partita dopo partita, si ottengono salti di qualità.

Massimiliano Allegri è vero che ha portato la Juve in finale in due occasioni, ma non le ha vinte per l'assenza di questo ultimo fattore, a parer mio, altrimenti, qualche chances in più i bianconeri l'avrebbero avuta.

Chiaramente, lo stile di gioco affamato ammirato poche ore fa, era dettato dalla motivazione, dalle critiche ricevute, dall'essere con l'acqua alla gola e sono sicuro che se la squadra bianconera avesse giocato come è solita fare in campionato o approcciato come all'andata contro Simeone o come un anno fa a Torino contro il Real di Ronaldo o come negli ultimi 10 minuti di Madrid sempre contro le merengues di CR7, avremmo preso il solito gol beffa allo scadere. 
Ieri sera invece quando la Juventus era in possesso palla non c'era un solo giocatore che stesse fermo in attesa che un compagno gli passasse la sfera.

Ammettiamolo quindi, la Juve di ieri sera sembrava condotta da Antonio Conte e la curiosità di veder quest'ultimo guidare un team che dispone di CR7 ce l'abbiamo un po' tutti, forse anche Andrea Agnelli...