È stata una Fiorentina-show in queste ultime, frenetiche ore di mercato, con lo scatenato Pantaleo Corvino autore di due ottimi acquisti: Kevin Mirallas, riesumato dagli inglesi dell'Everton e, soprattutto, il talento Marko Pjaca, preso dalla Juventus. 
Di chi stiamo parlando? Be', del croato oramai sappiano "vita, morte e miracoli": è un esterno sinistro - che volendo potrebbe giocare anche nella fascia opposta essendo destrorso - molto giovane (classe 1995) e fresco vicecampione del mondo con la sua Nazionale. Pjaca è stato acquistato due estati fa dalla Juventus, che per l'allora giocatore della Dinamo Zagabria fece uno sforzo notevole per soffiarlo all'agguerrita concorrenza formatasigli attorno.

I bianconeri credono molto nel ragazzo, indi per cui lo hanno mandato in prestito prima allo Schalke 04 - esperienza deludente, vista la sua incompatibilità con il modulo dell'allenatore dei renani, l'italo-tedesco Domenico Tedesco (nomen omen azzeccatissimo) - poi, come detto, alla Fiorentina, dove il croato arriverà con la formula del prestito oneroso (a 2 milioni), con diritto di riscatto a 20 milioni in favore dei Viola e contro-riscatto (o recompra, che dir si voglia) juventino a 26/27. Un'operazione che in fin dei conti accontenta tutti: la Juve manda Pjaca a "farsi le ossa" in un club storico della Serie A e, nelle migliori delle ipotesi, potrà ricomprarlo tra due anni "fatto e finito"; la Fiorentina, dal canto suo, si è assicurata un ottimo giocatore pagando soltanto 2 milioncini subito, strappando ai bianconeri il riscatto e non l'obbligo e ottenendo garanzie sul "premio di valorizzazione". Poi, come accade quasi sempre nel calcio (e nella vita), sarà il tempo a darci le risposte.

E l'altro acquisto viola? Di Kevin Mirallas sappiamo che è un belga di origini spagnole, brutalmente scaricato dall'Everton viste le ultime, deludenti stagioni a "Goodison Park". Dal punto di vista tattico vale lo stesso discorso fatto poc'anzi per Pjaca: anch'egli nasce come esterno sinistro e, proprio come il croato, ama accentrarsi per concludere col piede preferito (il destro). Sotto questa luce i due sembrerebbero pestarsi un po' i piedi, ma non è così se analizziamo le restanti caratteristiche: mentre Marko Pjaca ha un fisico imponente e già ben strutturato, Mirallas è un brevilineo, uno che predilige il "puntare e saltare" l'avversario. Detta così, i due nuovi arrivati potrebbero anche completarsi vicendevolmente in campo, se Pioli decidesse di schierarli assieme nelle (poche) partite in cui a Federico Chiesa verrà dato riposo.

Ecco, proprio la questione-Chiesa meriterebbe un approfondimento: non vorrei che l'affaire-Pjaca fosse solo uno "specchietto per le allodole", un'operazione che i latini non azzarderebbero a definire un "do ut des". In effetti, a primo acchito parrebbe proprio questo: io (Juve) ti presto il mio talento croato, che avrei potuto vendere al miglior offerente; in cambio tu (Fiorentina) apri uno spiraglio, una "corsia preferenziale" alla cessione del tuo miglior giocatore in rosa (del presente e del futuro), ossia Federico Chiesa. 

Spero vivamente di sbagliarmi, perché qualora davvero i bianconeri avessero scelto il "figlio d'arte" per un giorno sostituire (o affiancare da subito) Ronaldo, allora in quel caso saremmo spacciati: con in squadra il giovane più forte che ci sia in Italia, chissà quanti altri Scudetti vincerà la Juventus! Lo so, cari tifosi viola, che le mie parole possano sembrarvi maliziose, ma, consapevole del modus operandi sul mercato della Vecchia Signora, sono stato indotto a pensare che il fine ultimo di Marotta e Paratici fosse proprio quello di mettere le loro artigliate mani sull'ennesimo fenomeno nostrano. Ripeto: per il bene dei prossimi campionati, la cui competitività verrebbe ammazzata, tale matrimonio Chiesa-Juventus "non s'ha da fare", parafrasando il celebre sposalizio manzoniano.

Una considerazione ottimistica mi fa ben sperare: Federico Chiesa ama la Fiorentina, un amore contraccambiato - forse con ancor più passione - dai tifosi viola. Ergo, non la tradirebbe mai per indossare i colori bianconeri, come fatto in passato da giocatori come Baggio e (in tempi più recenti) Bernardeschi, ai quali evidentemente importava poco della Fiesole.