Negli ultimi giorni ho letto alcune bellissime dediche, parole d’amore, di affetto e di stima per le persone amate o per persone importanti della propria vita.
Axmar ha scritto un bellissimo racconto sulla sua vita, luci ed ombre, gioie e dolori, e tante speranze, ma soprattutto leggo un “Mamma ti devo tutto! Se non fosse stato per te...”
Emanuele84 nel suo ultimo DDI, una meravigliosa lettera onirica dedicata all’amore della sua vita e alla sua famiglia: “La vita è stupenda. Abbraccio l’amore della mia vita. In grembo, nostro figlio.”
Indaco32 qualche giorno prima ha dedicato il suo dolcissimo DDI ad EVA”, la sua calciatrice preferita, un altro racconto intimo e doloroso sul male oscuro. “Non so se ti voglio ancora bene, ma ti auguro di cuore che tutto ciò che mi hai superficialmente raccontato possa essere sempre più lontano da te.”
Massimo48 da questo punto di vista è un fiume in piena, ricordi e dediche meravigliose per Mamma Ofelia, Papà Renato e per Angela con le sue rose rosse: “Rose rosse per te!!!....e quella sera ci lasciammo con quelle note in testa...e con un prolungato abbraccio nell'abitacolo della nostra mitica cinquecento!!  "...a domani...un bacio!"   "...un bacio anche a te!...ti voglio bene!!"  "...anche io...cara!...buona notte!"
C’è un bellissimo ricordo d’amore anche dentro l’ultimo testo dedicato a tutti i primi amori da Arsenico17 “Mi sembra di sentire anche oggi il suo profumo di lavanda sui miei vestiti. Le sue dita affusolate con le pellicine da strappare durante la lezione di italiano; dedicato al primo amore, sono sicuro che se mai dovesse leggerlo Betty ne sarebbe onorata”.

Siamo tutti qui per condividere qualcosa, in queste pagine mettiamo in varie forme, gioie, dolori, speranze e tanta vita. Qualcuno magari solo la puntuale o rielaborata cronaca di una partita, o il proprio desiderio di vedere finalmente la propria squadra vincere e il grande campione vestire la maglia del cuore, racconti di calcio e di isolamento, pezzi in rima e anche resoconti articolati di fatti analizzati con puntiglio e spirito critico davvero notevole.

Io sono uno di quelli ai quali piacciono le storie con dentro la vita, sarò una volta di più molto onesto, d’altronde siamo in uno spazio libero a disposizione di tutti, confesso che i lavori dove mi rendo conto che si racconta della partita del giorno prima non li apro nemmeno, tanto più che le partite attuali nelle condizioni in cui siamo, fanno già abbastanza schifo a guardarle, sono noiose e a volte sembrano non finire mai, francamente fatico a pensare di dover leggere di qualcosa che già non mi è piaciuto guardare.
Però io sono anche un tifoso, in senso figurato di serie B, e questa in realtà è la mia di lettera d’amore non tanto al calcio, è il mio turno di esprimere qualcosa per il mio vero amore della vita.

Nell’assurdità della sua esposizione potrebbe sembrare uno scherzo, ma è dedicata ad una piccola meravigliosa donna che da tanti anni mi supporta (sopporta?) in tutto e per tutto, che ha rischiato di farmi davvero arrabbiare quando mi ha organizzato, con la mia squadra, il mio allenatore ed i miei amici una festa a sorpresa per i miei 50 anni.
Da qualche giorno era strana faceva domande dalle quali avrei dovuto intuire ma ero troppo preso con la ripresa del mio campionato ed i giorni di “preparazione” per rendermi conto che alcune cose potevano presagire che stesse tramando qualcosa. E ci stava lavorando da tanto!

Una sera, appena rientrato dall’allenamento, sono entrato in bagno e mi si è accesa una lampadina, mi sono girato verso la sala dove lei leggeva sul divano e le ho detto ad alta voce: Nano… (specifico: noi ci chiamiamo nano, io chiamo nano lei, lei chiama nano me. Bellissimo quando lo facciamo al supermercato e la gente si gira a vedere quanto siamo alti) … non è che per caso tu sei passata al campo in questi giorni? Ma chi, io...? Figurati. Non so nemmeno come si arriva a Triginto!
Eppure quello che mi aveva detto quella sera la moglie del custode del campo mi aveva lasciato uno strano dubbio. Però poi mi era passato.

Da lì a due settimane sarebbe iniziata finalmente la stagione, il sabato successivo all’episodio del bagno era prevista una partitella “in famiglia”. Il mio amico “maraglione” (soprannome composto, vi assicuro che lui meriterebbe una storia tutta sua, è uno di quelli che da solo alimenta uno spogliatoio di 25 persone, uno di quelli che ti fa venire male alla mascella dalle risate) qualche giorno prima mi chiama e inizia uno sproloquio che ho fatto davvero fatica a seguire, morale della favola sabato vuole passare a prendermi per andare al campo insieme. Onestamente, non sarebbe stata la prima volta, siamo andati spesso alle partite insieme soprattutto quando il campo per lui era di strada passando da me, quella volta però non c’entrava nulla, il nostro campo è a metà tra casa mia e casa sua. Comunque era stato convincente e ci siamo accordati.
Mia moglie era già uscita per le sue attività del sabato quelle che svolge mentre io vado a giocare, quindi sono sceso ad aspettare Ale (il vero nome dell’istrione) devo sempre essere puntuale, al campo come nel lavoro e nella vita, magari arrivo 10 minuti prima ma mai 10 dopo. E lui non era lì.
Dopo un po’ mi chiama e mi dice: c’è un casino che non immagini. È tutto fermo. I Camion dell’AMSA, la gente, il mercato la spesa. Si però potevi uscire prima dai… sì si arrivo, stai calmo. Ma niente, minuti interminabili per la mia ansia da “puntualista” integerrimo!
Poi arriva, lo vedo girare l’angolo e non posso ripetere tutto quello che gli ho detto nel tragitto però tra di noi c’è un rapporto molto schietto e diretto, ricordo che mi ha risposto che se non fossi suo amico mi avrebbe fatto uscire dal finestrino (rido, ma se lo conosceste non avreste voglia di ridere).
Il colmo, si ferma dal tabaccaio!
No scusa ma sei serio? Sei arrivato con 15 minuti di ritardo, vai così piano che se scendiamo e spingiamo la macchina andiamo più forte e devi prendere le sigarette adesso? Ma si stai tranquillo è una partitella tra di noi se tardiamo 5 minuti non succede niente. Non per me Ale, sai che il rispetto di regole ed orari per me è fondamentale! Si, si arrivo, arrivo.
Poi finalmente arriviamo al campo, sul cancello ci sono dei palloncini e ed una scritta “auguri Vale”.
Ma chi viene a festeggiare un compleanno in un campo di calcio di campagna...? Scendo dalla macchina al volo, lui mi grida aspettami!! ma io sono già oltre il cancello e intravedo il Mister con un sorriso beffardo disegnato sul volto: “ah siete arrivati finalmente, siamo nel 2 perché siamo tanti, è più grande”.
Giro l’angolo, entro nel 2 e la carrellata di visi che vedo davanti mi lascia senza parole, mi cade letteralmente la borsa dalle mani. Il giro dello spogliatoio è velocissimo, la prima faccia che vedo seduta in un angolo è mia cognata con un sorriso enorme stampato in faccia. Mia cognata...?
I miei nipoti, in perfetta tenuta da calcio, i miei amici, alcuni dei miei colleghi di lavoro, altri amici che non vedevo da tempo, tutti mischiati con i miei compagni. Alcuni con la moglie.
Poi c’era lei, piccola come al solito, seduta in mezzo a tutti e paralizzata dalla paura.
E poi c’ero io, quello che ha sempre la scopa in culo da quanto è rigido (perdonate il francesismo) con il fumo che mi usciva dal naso e uno sguardo che, scevro di parole, le diceva con gli occhi: ma come hai potuto farmi questo...?
So, perché me lo ha detto lei, che uno dei miei compagni le si è avvicinato e gentilmente le ha chiesto: signora, ha un posto dove andare a dormire stasera...?
Alle mie spalle, dopo averci fatto sempre ridere lui, era il turno di Ale di ridere come un matto e in fianco a lui Fabio, il Mister, ridevano, ridevano di gusto. Ale mi ha anche dato del “babbo”.
E poi abbiamo fatto questa partita, grandi, piccoli, e amici. Poco agonismo, un po’ di corsa e alla fine una bella festa della quale conservo una maglietta immettibile sulla quale sono ritratto con i capelli allungati da una APP e alcune altre foto, diciamo discutibili.
Siamo rimasti lì tutto il giorno, mi sono già scusato infinite volte con il mio nano, e ho cercato di farle capire quanto, nella mia assurda rigidità, io abbia davvero apprezzato tutto quello che ha fatto per preparare la sorpresa di quel giorno.
Eppure, non è nemmeno tutto.
Penso di aver già detto di essere tifoso del Pescara.
Qualche anno fa ho deciso di riprendere ad andare a vederlo dal vivo quando mi fosse possibile e limitatamente alle trasferte al nord. In serie B è tutto molto più semplice, anche andare allo stadio.
Ecco, ogni volta ho “circuito” la mia povera moglie per raggiungere il mio scopo o forse, e credo che sia la cosa più vera, me lo ha lasciato fare per farmi felice.

Agosto 2017, il Pescara gioca la prima giornata a Cremona, noi siamo sul lago di Garda convincerla non è stato difficile, le ho promesso di vedere la città la sera e di cenare li, Cremona è molto carina. Poco dopo pranzo prendiamo la A21. Nel settore ospiti siamo pochissimi, i mezzi dei “Rangers” sono rimasti bloccati all’altezza di Imola mi pare, e quando inizia la partita siamo proprio pochini, qualche singolo, qualche gruppetto di amici e un paio di club. Ci sediamo sui gradoni roventi dello Zini e mentre io mi consumo sperando di vedere la squadra di Bepi Pillon recuperare uno svantaggio ingiusto mia moglie è seduta accanto a me con il cappellino del delfino sulla testa e legge il suo libro. Da lì a poco il diluvio!! Uno di quei temporali estivi che nella campagna padana rovente scaricano letteralmente acqua a catinelle. Lei ha finito di leggere il libro nella bocca di ingresso al settore ospiti, l’unico scoperto dello stadio, io ho dovuto attendere l’ultimo minuto per vedere Mancuso pareggiare ed affezionarmi per sempre al “baffo” che con la sua chioma grigia accorcia correndo lo spazio tra la panchina e la porta grigiorossa per abbracciare il gruppo che festeggiava l’ormai insperato pareggio.

Ho due ricordi, due immagini nitide di quel giorno: la gioia pura di Bepi bagnato come un pulcino ed una delle foto apparse sul sito del Pescara il giorno dopo nella quale si vede chiaramente mia moglie seduta in curva accanto a me con il cappellino e il libro in mano.  Ah.. “ca va sans dire”  e ovviamente il ritorno senza cena sotto una pioggia torrenziale.

Marzo 2016, il mio Delfino gioca a Vercelli. È la squadra di Massimo Oddo e della meravigliosa stagione di Lapadula, che purtroppo però quel sabato è infortunato. La sera prima propongo al mio nano di andare a visitare Vercelli… sì lo so sono spudorato. Vercelli...? E che dobbiamo vedere a Vercelli? Mah non lo so, pensavo che potremmo andare a pranzo in un bell’agriturismo in zona e poi, nel pomeriggio, andare a vedere il Pescara? Ah, ecco che meraviglia, bravo grazie. Vabbè inizia a trovare l’agriturismo poi vediamo. Si ma, piccola, guarda che io i biglietti della partita li ho già presi… Bulugnino!! (N.d.A. termine nisseno di non semplice traduzione).
Inizio a chiamare i locali della zona che secondo Trip Advisor dovrebbero essere i più meritevoli.
Buongiorno, avete posto per due domani a pranzo? No guardi, noi il sabato apriamo solo la sera mi scusi. Va bene grazie, arrivederci.
Buongiorno... solita solfa. No guardi, noi facciamo quasi solo banchetti e tavolate e domani abbiamo un matrimonio. Grazie lo stesso arrivederci.
Buongiorno … Eh sì, mi piacerebbe molto ospitarvi, purtroppo la settimana scorsa mi sono rotto una gamba e ho dovuto chiudere temporaneamente.

Vi giuro su quanto ho di più caro che è tutto vero, però ad ogni risposta notavo che mia moglie rideva. Poi mi ha detto: vabbè andiamo, ci sarà in tutta Vercelli un posto dove fare un buon pranzo?
Quindi a metà mattina siamo partiti, sulla tangenziale Ovest diluviava letteralmente, mentre ci avvicinavamo al confine con il Piemonte è diventato nevischio, tempo di arrivare a Vercelli e nevicava copiosamente. Abbiamo pranzato in un piccolo e carinissimo locale del centro, i proprietari, due ragazzi giovani ci hanno raccontato di aver vissuto qualche anno a Pescara e di avere dei ricordi meravigliosi di quel periodo. Usciamo e Vercelli è totalmente imbiancata ma ci avviciniamo al Silvio Piola, un piccolo stadio in centro città che sul “muro” dei tifosi biancazzurri ho visto definire “lo stadio della Lego” (sorrido, non era offensiva ma vedendo lo stadio l’ho trovata carina).
Il campo è totalmente bianco, la partita non si gioca. O forse sì.
Da Alessandria arriva una ruspa, servono due ore per ripulire il campo, si slitta dalle 15 alle 17.
Piccola, che facciamo torniamo a casa e la vedo in TV? Decidi tu, fa freddo ma se vuoi aspettiamo…
Lo so, sono una bestia, finiamo in una pasticceria nei pressi dello stadio, e poi un po’ in auto e poi la partita inizia.
Una scoppola terribile, finisce 5-2 per la Pro, ovvio io sono di parte ma mai un risultato è stato tanto bugiardo e falsato come quello dagli episodi. Ricordo di aver preso i posti in tribuna perché volevo quantomeno stare al coperto, e di quel giorno ricordo anche che al gol del 4-2 di Benali mia moglie mi ha indicato con il ditino un signore anziano alla nostra sinistra dicendomi dietro un piccolo sorriso intirizzito: guarda, esultate solo tu e quel signore lì.

Aprile 2016 questa volta la avevo circuita con largo anticipo.
Il Pescara di Oddo gioca a Chiavari con l’Entella, le propongo di andare tutto il giorno al mare, vedere la partita ed andare a pranzo a mangiare il pesce in qualche posto carino sulla spiaggia a Sestri o lì intorno, i biglietti li ho già presi anche in quell’occasione. Sarà un caso, quella settimana mentre sono in ufficio, mi rubano l’auto. Ho parcheggiato come al solito dietro l’Esselunga e ho preso il 24 per andare in centro, la sera quando sono sceso dal tram l’auto è sparita. Sono stati giorni di grande rabbia e delusione, avevo tanto voluto quell’auto ed avevamo fatto un grande sacrificio per prenderla, ma il mio piccolo angelo voleva aiutarmi a chiudere un periodo davvero difficile della mia vita, quella macchina significava qualcosa di particolare per noi due ma evidentemente significava qualcosa anche per chi se l’è portata via.
Alla fine siamo andati a Chiavari lo stesso, con la sua piccola Yaris d’annata, piano piano.
Non sono sicuro se sia il destino o solo colpa mia, comunque siamo andati diretti a Sestri Levante nella zona dei due mari, era quasi ora di pranzo e ho proposto subito di cercare un posticino come promesso.
Vedo davanti a noi il pullman con il delfino disegnato sui fianchi e, in un angolo, il capitano Memushaj con una gruccia e la divisa sociale in mano che aspetta qualcuno. Ledian, scusa possiamo farci una foto? Ma dove vai? Torno a Pescara non sto bene, non gioco e abbiamo deciso di farmi rientrare subito. Ah ho capito. Comunque qui dietro c’è tutta la squadra, sono lì dentro, in quell’hotel.

Piccola scusa, ci passiamo un secondo? E allora foto con Zampano, con Benali, con Mister Oddo e con il bomber Lapadula. Poi sono arrivati dei ragazzi pescaresi che vivono a Sanremo con i quali abbiamo intavolato una chiaccherata folle con un tifoso del Sestri, vestito da marinaio come nelle figure di Moby Dick e due baffi alla Dalì ci ha raccontato delle sue trasferte in barca appeso al motore roteando la sciarpa, era bizzarro e divertente e immaginarlo che lanciava l’arrembaggio alla trasferta in Toscana a mo’ di pirata ci aveva fatto ridere. Però era passato il tempo del pranzo ed era quasi ora di andare allo stadio, abbiamo mangiato una piadina in un bar del corso e assistito ad uno scialbo 0-0 che non valeva il viaggio.
In qualche modo ho cercato di farmi perdonare e, dopo la partita, siamo stati fino a sera tardi a Recco. Lo so, non mi guardate così, ancora mi vergogno.
Di quel giorno mi restano le foto con la squadra dove io sembro ancora più basso di quanto non sia in realtà e loro tutti giganteschi, e la faccia di mia moglie quando abbiamo visto il pullman appena arrivati a Sestri.

Concludiamo con l’apoteosi.
Siamo a marzo del 2012, il Pescara di Zeman, quello per intenderci che annoverava Verratti, Immobile ed Insigne gioca a Cittadella.
Il giorno prima, facendo spola dal lago di Garda, eravamo stati a Verona e a Vicenza, quel sabato stavamo vedendo Padova. Giuro che in questo caso la premeditazione era davvero minima.
A fine mattinata, la butto lì: e se andassimo a vedere Cittadella? È qui vicino? Si piccola, vicinissimo.
Se cercate il sito di promozione turistica della cittadina veneta scoprirete che è l’unica città murata in Europa ad avere un “Camminamento di Ronda medievale di forma ellittica completamente percorribile”.
La città vecchia è un vero gioiello, fuori dalle mura una normale città del Nord-Est, con uno stadio che non è nemmeno uno stadio, due grossi rettilinei paralleli e un solo abbozzo di “curva”. Una sola.

Guido nella campagna veneta tra Padova e Cittadella abbastanza spedito, l’ho buttata lì un po’ tardi, arriviamo al pelo e vado diretto verso la biglietteria ospiti, una specie di container davanti alle villette che circondano il Tombolato. È chiusa, mi dicono di fare il giro ed andare alla biglietteria principale, un altro container un po’ più grande del primo, da quello che oggi ricordo.
Da sotto la tribuna prefabbricata sento il fischio di inizio, la biglietteria-container è chiusa. Ne esce una signora che tiene tra le mani una di quelle cassettine colorate, quelle con i manici laterali e la chiavetta sul davanti o sulla parte superiore che molti usano per tenere a casa qualche cosina di valore sotto chiave. La prima cosa che rubano i ladri insomma.
Mi avvicino e le chiedo: posso fare due biglietti? No, mi spiace, abbassa gli occhi e mi indica la cassetta con lo sguardo. La cassa è già chiusa. Comunque, in città è pieno di bar che trasmettono la partita…
Ma secondo lei, io sono arrivato fino a Cittadella per vedere la partita in un bar? Non posso farci nulla, la cassa è chiusa.

La partita non la abbiamo vista, abbiamo passeggiato per Cittadella, è un posto davvero speciale e vale la pena visitarla. Mentre ancora entravamo nelle mura siamo andati sotto per il vantaggio amaranto di Busellato che, ironia della sorte, ora che scrivo gioca nel Pescara. Ma nel secondo tempo il “Sindaco” Sansovini e Lorenzo Insigne avevano ribaltato il risultato e messo a segno la 19 vittoria di quella squadra meravigliosa che a fine stagione poi vinse la serie B davanti al Toro di Ventura.
E se anche non li ho visti vincere quel giorno ho avuto il privilegio di passare una delle tantissime giornate che condivido con una persona speciale.
Quella stessa persona che allude alle partite in TV dicendo “ci sono ancora omini verdi stasera...?” lasciando intendere che per lei c’è solo una enorme macchia verde, la stessa persona che poi si siede e li guarda con me gli omini verdi, quella che non conosceva nessun calciatore o quasi e recentemente ha guardato con me tutto il film su Totti, che nei primi anni insieme mi collezionò senza dirmelo tutta la raccolta di DVD su Roberto Baggio.
Grazie Nano, sei una persona speciale anche se non condividi quanto vorrei la mia passione per il calcio ah ah ah (ironia spicciola, sdrammatizzo).

Non so se questa è una storia sul calcio, sulla mia passione o una grande dichiarazione d’amore, spero solo che se ancora mi sopporta nonostante tutto quello che ho scritto significhi che in qualche modo merito di essere sempre perdonato.
Manu, se non lo avessi capito è un modo anche per scusarmi, una volta di più, per la festa a sorpresa…ti lascio qui una canzone, è solo per te.
Il tuo nano.