Sono passati pochi giorni dalla vittoria del 19° Scudetto, tanto bello quanto sofferto. Giorni entusiasmanti, di festa, utili per dimenticare gli undici anni di attesa e proiettarsi al  futuro, nella speranza di poter ripercorrere i fasti del recente passato.

E mentre stiamo ancora festeggiando e sbeffeggiando, in modo goliardico, i rivali cittadini, l'intervista rilasciata da Paolo Maldini alla Gazzetta dello Sport ci riporta alla cruda realtà e cioè che dobbiamo arrenderci, che dobbiamo abituarci a un calcio fatto prima di utili di bilancio e successivamente di risultati sportivi. Se poi le due cose combaciano, meglio.
Solo chi non conosce Paolo Maldini, la sua storia, la sua carriera e quanto la sua famiglia abbia interagito con il percorso dell'AC MILAN, non riuscirà a comprendere il peso di questa intervista, così uguale a quella di Boban. Saranno sorpresi gli estimatori del Fondo Elliott, gli stessi che non avevano colto nel discorso di Ibra, la totale assenza ad ogni ringraziamento al Fondo Americano.
Sono due i passaggi particolarmente chiarificatori: il primo, che evidenzia come non vi sia stato alcun incontro per rinnovare il contratto in scadenza a giugno. Cosa che potrebbe essere anche comprensibile, visto l'imminente cambio di proprietà. E' il riferimento specifico alle incomprensioni nella gestione Rangnick, che, volendo, poteva essere evitato, a dimostrare che quella "ferita" non si è ancora rimarginata, ma ancora peggio che il modo di agire di questa proprietà non è per nulla cambiato, anche dopo il licenziamento di Boban.
Il secondo, il riferimento alla consapevolezza che con tre investimenti di spessore si possa aprire un ciclo, anche in Europa, ma che non vi siano certezze che vengano fatti e quindi che lui non è disponibile a mettere la sua "faccia", senza garanzie.

Motivi sufficienti per preoccuparsi. Cosa peraltro che i tifosi più attenti già avevano messo in preventivo appena appresa la notizia che Investcorp usciva dalla trattativa di acquisto e il Milan poteva essere acquistato da un Fondo Americano che, per quanto già operativo in ambito sportivo ha una potenzialità economica ben inferiore all'attuale proprietà.
La cosa sicura è che, qualora Redbird non avesse un progetto sufficientemente convincente, Paolo Maldini non rinnoverebbe il contratto e ciò è ampiamente sufficiente per stare tranquilli. Il problema sono i tempi tecnici. Il mercato si fa adesso. Il rinnovo all'area tecnica, va proposto ora, stilando un piano di spesa. Si riuscirà a far combaciare il passaggio di proprietà, le strategie future e il rinnovo ai dirigenti che così bene hanno operato?
Senza considerare che magari il Fondo Elliott, non contento di questa intervista, possa decidere di allontanare Maldini.

Stavamo ancora festeggiando, inebriati dai nomi che vengono abbinati al Milan del prossimo anno e ci risvegliamo con questa notizia. Come diceva scherzosamente mio papà: "Siamo nati per soffrire e soffriggiamo".
Non ci resta che aspettare, Paolo ha solo avvisato la tifoseria che non è tutt'oro, quel che luccica, GRAZIE, lo sapevamo in molti, ma è meglio tenere gli occhi aperti.