Era la stagione 1965-66 quando venne introdotta la regola negli scontri diretti del gol in trasferta. A parità di punteggio tra andata e ritorno, passa chi ha segnato più gol in trasferta.
È una regola che ha una motivazione precisa, ovvero non allungare eccessivamente scontri diretti che terminano in parità, o evitare situazioni dei decenni passati come le ripetizioni.
Ma siamo sicuri sia una regola giusta?

Da milanista prendo come esempio il derby di Champions League 2002-03, che ci portò alla vittoriosa finale di Manchester contro la Juventus. Il derby di andata con il Milan in casa termina 0-0. Il derby di ritorno 1-1, gol di Shevchenko e pareggio di Martins, quindi passa il Milan per la suddetta regola.

Il Milan ha un plus, aver segnato un gol fuori casa, l’Inter quindi ha minus, non aver segnato un gol fuori casa. Tuttavia anche il Milan ha un minus, non aver segnato in casa, e l’Inter un plus, aver segnato in casa.

È una situazione di perfetta parità, come la giri la giri sono in equilibrio. Perché allora la convenzione di far passare chi segna di più fuori casa? Premesso che concordo con il ridurre i tempi delle gare e i supplementari sarebbero troppo dispendiosi, specialmente un mercoledì di coppa tra due domeniche di campionato, non sarebbero più giusti i CALCI DI RIGORE?