Quando giocava l'Italia veniva messo tutto da parte; in televisione c'era un solo canale, quello che trasmetteva la partita, con la voce inconfondibile di Bruno Pizzul e pronti via col grande tifo.
Non esisteva nessuna distinzione tra tifoso di una squadra di club o un'altra; tutti si coinvolgevano di fronte a quel colore, l'Azzurro, comprese donne e bambini e chi non seguiva normalmente il calcio. Poi quando arrivava la grande manifestazione come l'Europeo o ancor di più il Mondiale, l'evento diventava a carattere nazionale.
Bandiere in ogni abitazione, i rumori della telecronaca che spesso attraversano le pareti di ogni casa e quel boato quando qualcuno dei nostri faceva goal.

Da qualche anno tutto ciò non esiste più, quasi neanche le partite vengono seguite e in giro, nei bar, nelle piazze, si parla di tutto quello che riguarda il calcio, ma della nazionale, solo critiche e delusione.
Gli ultimi eventi, con il mancato Mondiale e prestazioni di scarso livello, hanno allontanato la gente dai colori dell'Italia.
Ma quanto potrà durare questa tendenza negativa?

La qualità dei calciatori

Il calcio italiano nell'ultimo decennio non sta esprimendo calciatori di primo livello: per primo livello si intende gente sul piano dei campioni come Totti, Del Piero, Baggio, Maldini, Nesta, Pirlo, giusto per citarne alcuni dei più recenti.
Quella era gente che oltre ad essere trascinatori dei propri spogliatoi nelle squadre di club, con la maglia azzurra, a cui ci tenevano tanto, esprimevano allo stesso modo la stessa personalità e le stesse qualità. Quelli sopra citati sono infatti gli ultimi campioni del mondo, quindi parliamo di un certo calibro.
Da questo punto di vista non è colpa di nessuno se "Madre Natura" non mette al mondo dei talenti almeno di quel livello. Ma può anche essere poi colpa nostra, o meglio di chi fa crescere calcisticamente dei ragazzi promettenti, che però non riescono mai a fare il definitivo salto di qualità.

In questi ultimi tempi si parla ormai di anno zero del calcio italiano, di ricominciare e di riformare le strutture e creare le condizioni per valorizzare di più i calciatori della nostra nazione.
Sappiamo come sia semplice andare a pescare il giovane talento brasiliano o argentino, a basso prezzo per poi nel 70/80% dei casi, diventando un ottimo calciatore rivenderlo e fare importanti plusvalenze.

Ma in Italia, non c'è proprio più nessuno capace di giocare bene a calcio?
La nazionale di oggi
, dopo l'eliminazione dal mondiale, con il nuovo corso Mancini sta aprendo a tanti giovani. Si stanno vedendo volti nuovi, come Biraghi, Barella, Tonali, Lasagna, Chiesa; insieme a gente più esperta come Immobile, Insigne, Verratti, Jorginho, Chiellini e Bonucci.
Un mix, tra esperienza e gioventù, che può consentire di avere dei buoni innesti e più alternative nelle convocazioni per la varie partite che si presentano durante la stagione.
Ma questi giovani, oltre che debuttare in Nazionale, è bene anche che abbiano più continuità nei propri club di appartenenza e in particolare che poi le squadre di alta classifica, non abbiano paura di puntare su qualcuno di loro, se veramente ha le qualità di poter sfondare.

Le aspettative

Molte squadre hanno la fretta di vincere subito e non riescono così più a programmare in un ottica più lunga.
Spesso si protende verso calciatori esperti ma in parabola discendente, così che il giovane rischia di crescere sempre nel medio livello e non avere mai la possibilità di stare a contatto con qualche grande campione e imparare i trucchi del mestiere. Per esempio nella Juventus, Bernardeschi ha modo di apprendere da tanti campioni e riuscire a ritagliarsi un proprio spazio, oltre che acquisire una mentalità da vincente in una squadra che lo è nel suo Dna. Così come sta giocando con buona continuità anche Politano nell'Inter o Pellegrini nella Roma.

Ma serve un sistema più attento, che cominci dalla tenera età e gente che sappia trasformare le acerbità, in potenzialità da campione.
Per questo motivo
, considerando la squadra della Nazionale, si può parlare di un azzurro sbiadito, anche per la gente che non prova più quel vecchio e caro entusiasmo.
Magari basterà la prossima competizione europea, o il prossimo mondiale, soprattutto se si riesce a fare strada, a riaccendere quella fiammella dentro il tifo di ognuno così da aprire gli occhi e da sbiadito rivedere l'azzurro Italia.