Juventus-Napoli, datata 29 Ottobre 2016, è la prima partita, all'Allianz Stadium che ho visto dal vivo. Un'emozione unica, non solo per il risultato (2-1 per i bianconeri), ma anche e soprattutto per la rete decisiva siglata da Gonzalo Higuaìn, "core 'ngrato", juventino ed ex napoletano da soli 3 mesi. Quell'anno si capiva benissimo in quali mani sarebbe finito il tricolore, tanto che la Signora non ebbe mai modo di temere che questo pronostico potesse essere, in qualche modo, sovvertito. 

L'anno seguente la musica cambia. Una Juve, ancora alla ricerca della propria identità, assiste, da comprimaria, alla cavalcata del Napoli di Sarri, condita da un gioco spumeggiante, spartito interpretato a menadito dagli undici effettivi. Non basta neppure aver espugnato il "San Paolo", per merito del solito Higuaìn, dato che i partenopei, ai primi di Marzo, sono saldamente in testa al campionato. Fino a quando, il 3 di quel mese, accade l'imponderabile: la Signora vince nel recupero contro la Lazio e il Ciuccio perde in casa lo scontro con la Roma. Sorpasso suggellato, poi, dalla vittoria dei bianconeri, nel recupero di campionato, giocato contro l'Atalanta. Sebbene lo scudetto venga considerato, oramai, alla portata della banda Allegri, vista anche l'eliminazione dalla Champions, patita per mano del Real, Sarri e compagnia non mollano.

Il 22 Aprile di un anno fa, lo scontro diretto fra le due squadre, da disputarsi fra le mura amiche della Juve, vede quest'ultima con un margine di 4 punti sui rivali azzurri. Novità importante: il settore ospiti viene riaperto per i supporters partenopei, eccezion fatta per i residenti in Campania. 

Poichè è risaputo che la prima volta sia difficile dimenticare, in questo caso calcisticamente parlando, decido di assistere nuovamente a questa partita, sfida-scudetto da un paio di anni a questa parte. Arrivato in pullman, nei pressi della Continassa, decido, mosso da impellente curiosità, di fare un tour solitario nel J|Museum, luogo in cui è conservato tutto il tesoro della nostra amata. Un'ora e mezzo indimenticabile, nella quale mi destreggio tra coppe, magliette storiche, gigantografie e monitor. Ogni cosa, in quel sacro luogo, riporta alla mente la grandezza della squadra per cui soffro e gioisco come un dannato. 

Abbandonato il locus amoenus, decido di vivere la prima parte del pre-partita con un amico di famiglia, anch'egli giunto a Torino per vivere una grande serata di calcio. La seconda parte dell'attesa, ça va sans dire, comincia con il varcare i cancelli dello "Stadium", fare il check-in e assistere al warm-up dei nostri beniamini.

Inizia la gara. Primo quarto d'ora a trazione bianconera. Superata questa fase propositiva, il preludio alla serata storta è l'infortunio di Chiellini, dopo neanche mezz'ora di gioco. Gli assalti del Napoli, molto più in palla, non sortiscono gli effetti sperati, fino al minuto 89. Accanto a me, una ragazza dal forte accento toscano, divertita, precedentemente, dalle mie imprecazioni calabresi, è piuttosto agitata nel vedere una Juve spenta e alla ricerca sfrenata di uscire illesa, conquistando un punticino, dalle scorribande di Hamsik e compagni. La fanciulla in questione, qualche secondo prima della tragedia sportiva, pronuncia la seguente frase:" Adesso si piglia gol". Neanche il tempo di accompagnare la mano destra sulla gioielleria, che, dall'angolo battuto da Callejon, una gigantesca figura senegalese, compiuto uno stacco imperioso di testa, batte Gigi Buffon e porta in vantaggio la sua squadra. Triplice fischio e tutti a casa.

Il boato proveniente dal settore ospiti è un fragore che squarcia la casa bianconera. Per il Napoli e per l'intera città di Napoli è un momento tanto agognato: battere la Juve in casa e costituire una seria minaccia verso la conquista del tricolore. Alle pendici del Vesuvio è festa grande, fino a notte fonda, fra fuochi d'artificio, immancabili quando si tratta di tracolli juventini, caroselli ed esplosioni di gioia riversate in ogni angolo cittadino. Carlo Alvino, noto giornalista di fede partenopea, accoglie il gol di Koulibaly lodando la grandezza di Dio, fra urla e lacrime di gioia. Nino D'Angelo, cantante napoletano, dedica un diretta Facebook, intitolata "Koulibaly si 'a vita mi", alla sua squadra del cuore e all'aguzzino dei bianconeri. Per non parlare, a proposito del Web, di sfottò vari e video di persone comuni, napoletane, immortalate nell'istante del gol del difensore senegalese, prive di freni inibitori.

Non ci sono più dubbi, questo è l'anno del Napoli, sebbene ancora un punto tenga la Signora ancorata al top del tabellone. Settimana di tensione a Vinovo, con i tifosi che fanno irruzione tra incitamento e contestazione. La Napoli del calcio gongola, forte anche delle parole pronunciate dallo "scugnizzo" Insigne, il quale aveva accostato la vittoria sulla Juve alla forte predisposizione, dei bianconeri, di fallire le partite secche.

Inter-Juve sabato 28 Aprile, ore 20\45; Fiorentina-Napoli il giorno dopo alle 18. Quello scenario apocalittico è incarnato dall'autogol di Barzagli, da cui scaturisce il vantaggio dei nerazzurri e la possibilità, per il Napoli, di sopravanzare i rivali in testa alla classifica, l'indomani, a Firenze. La leggenda narra che, addirittura, nell'hotel fiorentino che ospita i partenopei, si sia materializzata la coppa in oro, consegnata ogni anno al vincitore del campionato italiano. Coppa, purtoppo, smarrita e mai più rinvenuta, subito dopo la rete del famigerato Higuaìn, in grado di ribaltare ulteriormente il punteggio, regalando la vittoria alla Signora. 

La fragilità mentale della compagine di Sarri è venuta fuori, a distanza di una settimana, proprio nel match contro la Fiorentina, perso 3-0, dimostrando, ancora una volta i limiti di una squadra molto forte, ma incapace di lottare fino all'ultimo secondo. Già, perché se i partenopei non avessero perso a Firenze, la Juve avrebbe potuto perdere qualche punto, presumibilmente, nella sfida dell' "Olimpico" contro la Roma. 

Nel calcio, checché se ne dica, i "se" e i "ma" non hanno mai elargito onori e oneri ai partecipanti, quanto più questi ultimi abbiano contribuito a rendere questo sport, tutto fuorché una scienza esatta. Comunque, ciò che resta, è una ghiotta opportunità fallita da parte degli azzurri, di interrompere l'egemonia dell'odiata Juve. Da tifoso, posso affermare, senza dubbio alcuno, di aver vissuto una settimana terribile, dopo il big match dello "Stadium", temendo, dopo 7 anni, di perdere lo scudetto, dopo la supposta di Madrid.

L'happy ending di questa storia e la goduria sfrenata, scaturita da quel Derby d'Italia, così intriso di rabbia e passione, sono la sintesi di una stagione, come quella dello scorso anno, vissuta fra alti e bassi, convivendo con lo spettro degli "zeru tituli". Il ricordo evocato da questa sfida, ormai distante un anno, è chiaramente amaro, ma, è bene rammentare, di come, da tifoso juventino, si debba convivere con gioie e dolori (perlopiù europei). Caso strano, il ricordo del penultimo Juve-Napoli, per quanto simile, non riguarda la rincorsa alla Coppa dalle grandi orecchie.