Quando ho sentito Pep Guardiola e Jurgen Klopp scambiarsi commenti pungenti in vista del match di questo pomeriggio tra il Liverpool ed il Manchester City, ho avuto immediatamente un pensiero a qualcosa di passato… una sorta di dejavù.
C'era qualcosa di innaturale nei due principali protagonisti della Premier League in competizione per il titolo, ho avvertito come un mutamento nei rapporti tra i due rivali. Fino a settimana scorsa, il rispetto reciproco ci stava negando una faida in linea con i primi anni di Sir Alex Ferguson contro Arsene Wenger o Jose Mourinho contro Rafa Benitez prima e lo stesso Guardiola successivamente.

Non sto incoraggiando una guerra verbale totale tra gli allenatori di Manchester City e Liverpool, ma quando un club è una minaccia diretta alle ambizioni di un altro è evidente che le tensioni, le frustrazioni e le irritazioni che l'una sta causando emergeranno inevitabilmente. Finché rimane all'interno dei confini del buon gusto è estremamente divertente. Non c'è un appassionato di calcio tra noi che non ami uno scontro dialettico tra personaggi di questo spessore. Sarebbe strano se non ci fosse questa diatriba occasionale tra gli allenatori, come avviene quando due pugili dei pesi massimi sono seduti ad un tavolo per la presentazione di un incontro che decreterà il vincitore del titolo mondiale. Alla fine della loro carriera, Guardiola e Klopp sanno già che il loro bottino di trofei sarà più leggero a causa dell'altro. Questo li deve irritare veramente tanto.

Liverpool. La straordinaria corsa del Manchester City alla fine della scorsa stagione ha negato a Klopp e al Liverpool quello che, in qualsiasi altro anno, sarebbe stato un titolo meritato. Qualunque siano le dichiarazioni pubbliche e qualunque sia la consolazione per la vittoria della Champions League, questo è stato motivo di disperazione nel Merseyside e c'è enorme determinazione per non ripetere quando accaduto, sarebbe insopportabile da quelle parti. Allo stesso modo, non è difficile immaginare il fastidio dell'Etihad quando il Liverpool ha vinto la Champions League e la copertura globale ha sminuito il raggiungimento da parte del City di un triplete nazionale senza precedenti (FA Cup, League Cup e Premier; i titoli diventano quattro se si considera anche la vittoria in Community Shield di inizio stagione). Le ultime due vittorie del titolo da parte dei Citizen hanno fatto notizia per 24 ore. A causa delle dimensioni e della popolarità del Liverpool, un primo titolo in 30 anni ad Anfield genererà senza dubbio molta più attenzione da parte dei media.

Non credo di esagerare quando dico che Liverpool e City non possono sopportarsi a vicenda, risentimenti che si riflettono nei vari strati sociali, dai tifosi fino ai dirigenti dei due club. I Citizen sospettano che il Liverpool abbia fatto pressioni sugli organi governativi per indagare sull’aggiramento delle norme in ambito di Financial Fari Play, riducendo di fatto il loro mercato trasferimenti per non incorrere in sanzioni. Inoltre sono convinti che il clamore mediatico dato a Klopp ed a quello che sta costruendo con i Reds sia sproporzionato se paragonato a Gaurdiola. A Liverpool invece, le sopracciglia si alzano quando girano storie sulle paure di un altro attacco all'autobus del City, come è accaduto nei quarti di finale della Champions League nel 2018, e c’è altrettanta incredulità nei commenti di Pep sulle presunte simulazioni di Sadio Mane. Come ha suggerito Klopp, sembra che Guardiola parli di Liverpool più di quanto egli stesso non faccia del Manchester City, e il City in generale sembra preoccupato di come il Liverpool è idolatrato dai media.

Man City. Queste tensioni non sono mai state amplificate dai dirigenti o dai giocatori, molti dei quali sono anche amici in quanto compagni di squadra nelle nazionali (soprattutto i gruppi degli inglesi e dei brasiliani). Non ricordo alcuna intervista con i giocatori del Liverpool o del City che parlano male dei loro rivali e l'ammirazione tra gli allenatori è evidente. Quindi sono sembrate sorprendenti le dichiarazioni di Guardiola nei confronti di Mane – e potrebbe spiegare perché in seguito ha fatto marcia indietro – servendo solo a infiammare gli animi ad Anfield prima della visita del City, provocando infine Klopp a vendicarsi. Indipendentemente però da queste schermaglie dialettiche, Anfield sarà in ogni caso nella sua massima ostilità oggi, anche se tutto ciò non ha aiutato i giocatori. Questi giochetti sono paragonabili a quelli che faceva Mourinho quando sedeva sulla panchina del Chelesea. Anche lui aveva l'abitudine di disprezzare il Liverpool ogni volta che si avvicinava il match ad Anfield, accendendo le rivalità come solo lui sapeva fare.

Onestamente? Tutto questo mi sta piacendo tantissimo.
Conosciamo tutti i cliché che si sentono sulla motivazione e sull'aiuto che i discorsi motivazionali dell’allenatore diano ai giocatori... è assolutamente vero. È cosa c’è di meglio se non prendere spunto dalle provocazioni in conferenza stampa del rivale. C’è solo bisogno del suggerimento di un insulto per consentire a un allenatore di accendere i suoi giocatori, e certamente nel caso del Liverpool, infuocare la Kop. Mourinho ha spesso avuto successo facendo leva sulle motivazioni dei suoi giocatori usando le cose dette o scritte da stampa o avversari. Il famoso rumore dei nemici, lui è stato un maestro nello sfruttare le schermaglie dialettiche a suo favore. I commenti negativi della stampa per lui diventavano prostituzione intellettuale; le critiche dopo una partita non vinta venivamo manipolate per punzecchiare gli avversari rimarcando i “zero tituli”. Klopp sicuramente farà altrettanto. Già in conferenza ha rispolverato le osservazioni di Solskjaer, che fecero infuriare il City, che aveva parlato di “sporchi trucchetti” e il ricorso al fallo tattico sistematico pur di evitare il contrattacco avversario.

Guardiola ha evitato di commentare ciò, anche perché i numeri gli danno torto, ma si era dimostrato abbastanza cinico parlando di Mane. Mi ha colpito però dato che è sembrato più uno sfogo emotivo che un qualcosa di calcolato. Nell'ultimo mese il Liverpool ha ottenuto sette punti in più nei minuti di recupero proprio quando sembrava che avrebbero pareggiato o addirittura perso una partita - punti che avrebbero dato al vertice della Premier League un aspetto diverso. Mane è stato fondamentale per queste vittorie conquistando due rigori, uno dei quali molto controverso contro il Leicester. Avendo saputo che Mane – additato più volte come un simulatore – aveva segnato all'ultimo minuto nella partita contro l'Aston Villa, Guardiola ha tradito le sue emozioni nell'intervista televisiva dopo la vittoria della sua squadra sul Southampton. Per un breve momento, appena uscito dal campo la scorsa settimana, deve aver pensato che il divario fosse sceso a tre punti, salvo poi scoprire che ancora una volta i Reds avevano ribaltato la partita negli ultimissimi minuti. Questo non ti farebbe infuriare? Non ha nulla a che fare con i “giochi mentali”. Guardiola sembrava più un tifoso che non riusciva a nascondere la sua frustrazione verso il suo diretto rivale.

La risposta di Klopp 48 ore dopo sembrava più ragionata poiché aveva avuto tempo di pensare a cosa dire. La risposta è stata relativamente mite, difendendo Mane, sottintendendo che Guardiola ha una fissazione con il Liverpool e aggiungendo: "Prometto di non menzionare falli tattici". Anche quella era l'eccezione alla regola. Klopp tende a elogiare City con elogi, marchiandoli come la migliore squadra del mondo a settembre, mentre ora tende a ignorarli. Adesso sa che ha un vantaggio, gioca in casa, e non c'è allenatore migliore che sappia sfruttarlo. Vincendo andrebbe a +8 sul City, un ampio divario che sarebbe difficilmente colmabile se non con un crollo sinceramente inaspettato. Sa che Anfield è nella testa di Guardiola. Il motto “This is Anfield” non è una trovata di marketing, cun qualcosa che non troverai in nessun altro stadio al mondo. Subire un gol lì è come sentire di averne presi quattro. I giocatori toccano lo stemma “This is Anfield” per caricarsi. La partita di oggi può essere quella decisiva per il Liverpool, e probabilmente sarà la partita più seguita a livello mondiale dato il modo in cui entrambe le squadre giocano. Si preannuncia un grande spettacolo.

Forse tutto ciò potrebbe aver tentato Guardiola a prendere in prestito una tattica di un vecchio nemico e guadare nel mondo oscuro dei giochi mentali. Perché l'unica volta che ha davvero perso una corsa al titolo è stato quando Jose Mourinho ha intrapreso una guerra psicologica. Guardiola ne fu esausto, annunciando le sue dimissioni da allenatore del Barcellona. Fu prosciugato dall'intensità e danneggiato dai tentativi incessanti e sempre più riusciti di Mourinho di entrare nella sua testa. Ma se Klopp e Liverpool mantengono il loro attuale vantaggio, saranno in una compagnia selezionata: solo loro e il Real di Mourinho saranno stati in grado di fermare le squadre modellate dai principi di Guardiola e ad eseguirle con eccellenza per 10 mesi. Il catalano ha iniziato a dire che preferirebbe vincere la Premier League piuttosto che la Champions League che – anche se in pochi ci credono davvero – riflette almeno la teoria secondo cui è più difficile fermare una squadra su 38 partite che con i capricci del calcio a eliminazione diretta. Di recente ci sono state diverse partite decisive di Premier League per il Liverpool, in particolare la scorsa stagione, ma nessuna ha mai dato al club la possibilità di assumere una posizione così forte. Una vittoria del Liverpool renderebbe molto difficile per City conservare il proprio titolo. Mentre una vittoria dei City li ristabilirebbe come i favoriti, sapendo che l'unica differenza tra le squadre sarebbe lo scarto di una vittoria, magari quella in casa all’Etihad al ritorno.

Con l'Inter, Mourinho ha eliminato Guardiola dalla Champions League con il 18% di possesso. Con il Liverpool, Klopp ha segnato tre gol in 19 minuti. Se questa è una semplificazione, è anche un'indicazione di tattiche contrastanti e teorie diverse, di come il gioco è cambiato da quando Mourinho era all'apice come allenatore e come Klopp lo hanno reso obsoleto ora. Se Guardiola ha concluso un'era, quella dei contropiedi studiati, viene ora sfidato in un'altra, quella del pressing ad alta velocità.
Se Mourinho ha cercato di attaccare Guardiola con le sue parole, a volte Klopp lo uccide con gentilezza. Il senso è che se Mourinho era il flagello di Guardiola adesso lo è Klopp. Entrambi, forse, sono costati al catalano una Champions League, rispettivamente nel 2010 e nel 2018. Ma se Klopp si assicurerà anche una Premier League a sue spese, sarà innegabile che sarà lui il più grande avversario di Guardiola.