Il sogno di Donnarumma era di andare alla Juventus.
Gigio era atteso da una carriera comoda, quasi riposante, fatta di partecipazioni alla Champions assicurate, un minimo sindacale di scudetti e coppe nazionali, nonché di presenze nella nazionale azzurra.
I ricchi contratti con gli sponsor sarebbero stati garantiti, anche perché la metà degli Italiani è juventina, per cui merendine e formaggini sponsorizzati da un bianconero hanno sempre un vasto mercato. Perché, quindi, legarsi a una società in fase di rilancio, il Milan, con la quale avrebbe potuto vincere, ma anche restare all'asciutto? Perché farlo, se si può giocare per una società con la quale si va sempre sul sicuro?

Tutto era pronto, compresa la richiesta fatta pervenire ai rossoneri per il rinnovo: 12 milioni compresi i bonus, senza considerare la cascata di diamanti che sarebbe caduta su Raiola per le prestazioni di procuratore. Il Diavolo non poteva rinnovare a quelle cifre, perché il rinnovo gli sarebbe costato molto più che acquistare un altro portiere di valore e anche perché avrebbe dovuto riconoscere cifre molto alte ad altri giocatori in scadenza.

La mossa astuta avrebbe permesso a Gianluigi Donnarumma di accasarsi in bianconero, assicurandosi una specie di pensione dorata in età ancora molto verde, lamentandosi per giunta di essere stato lasciato in mezzo alla strada dalla sua vecchia società.

Quando la Juventus e Raiola hanno imbastito l'operazione, Agnelli pensava di dare la spallata alla Uefa con la creazione della Superlega. Aveva trovato partner italiani, Milan e Inter, che gli avrebbero dato una mano a lanciare l'operazione, accontentandosi per giunta della metà dei soldi garantiti ai bianconeri. Il perché lo sapevano solo le proprietà di questi club. Sì, Agnelli era certo di potersi permettere  Donnarumma. Del resto, il portiere gli sarebbe costato al massimo quanto il Milan offriva per il rinnovo ovvero 7 milioni + 1 di bonus, ma forse meno. E se Szczęsny avesse accettato la cessione, bene, altrimenti sarebbe rimasto a fare la riserva, perché con i soldi garantiti dalla Superlega, l'operazione sarebbe stata comunque sostenibile.

Ceferin si è messo di traverso, i tifosi inglesi pure, mentre Milan e Inter, saggiamente, si sono defilati. La UEFA ha torto dal punto di vista legale e non avrebbe potuto fare nulla per sanzionare i ribelli, ma non è mai consigliabile essere guardati di traverso in un'organizzazione come il massimo ente calcistico europeo. Ci sono molti modi per rendere difficile la vita a una società, che possono anche non essere usati e forse non sarebbero mai stati usati, ma esistono.

Fallito il progetto Superlega, l'unica chance per i bianconeri era che Szczęsny avesse il buon gusto di andarsere, ma un po' di giorni fa il portiere si è messo sulle sue e si è incatenato alla sede della Juventus. Raiola, che aveva l'opzione Psg di riserva, lo sta portanto a Parigi. Lo sta facendo con moltissima calma, però, dissimulata dietro gli impegni in nazionale di Donnarumma, che ritarderebbero le visite mediche. Non stupitevi se alla fine, grazie a questo tempo guadagnato, Gigio approdasse comunque in bianconero per intraprendere una placida carriera senza scossoni, in cui la disponibilità delle donzelle del feudo è assicurata al castellano dallo jus primae noctis, senza la noiosa incombenza del corteggiamento.

Chala ha provato per mesi a sventolare il rischio di un suo approdo alla Juventus, chiedendo 5 milioni di euro netti all'anno. Era una possibilità irreale, perché il giocatore non valeva quella cifra. La società lo ha messo all'angolo con un'offerta da 4 complessivi, bonus compresi, che già per un giocatore normale come Chala sono tanta roba. Una persona saggia avrebbe capito che il bluff non sarebbe andata in porto e avrebbe firmato per il Diavolo dicendo che la sua era una scelta d'amore, d'affetto, di tifo e ammenicoli assortiti che tanto piacciono ai tifosi. Il turco è andato e sta andando per la sua strada, sperando che il Milan trovi più conveniente rinnovare il suo contratto a 5 milioni netti, piuttosto che comprare un sostituto. Con ogni probabilità finirà per accasarsi altrove senza guadagnarci e la vita andrà avanti per tutti.

La Juventus dovrebbe aver insegnato qualcosa con l'affare Szczęsny, giocatore il cui ingaggio non si è rivelato una garanzia per la società che ne ha il cartellino, ma una catena che sta impedendo alla stessa di acquistarne un altro. E questo vale per altri giocatori bianconeri come Bernardeschi, Ramsey o Demiral. La leggenda metropolitana secondo cui conviene rinnovare a qualsiasi cifra per poi rivendere il calciatore, è un luogo comune cui credono in molti, ma che resta un pericoloso luogo comune. Per vendere occorre che qualcuno compri e chi volete che spenda i soldi per il cartellino di un giocatore dallo stipendio altissimo? E se il giocatore, per andare via, dovesse essere costretto a ridursi le prebende, credete che accetterebbe la cessione? No, il giocatore rischia di restare sul groppone della società, che deve poi sudare le proverbiali sette camicie pur di levarselo dai piedi.
Se Chala è bloccato dal suo stesso bluff, cui forse non ha il coraggio di porre fine, Kjaer sa sempre molto bene cosa fare.
E' un ottimo difensore, con un gran senso dell'anticipo e che cede raramente alla tentazione di fare fallo, cosa sempre molto sana in area di rigore. Tuttavia, il suo punto di forza è nella prontezza di mano, che ne fa un giocatore prezioso, cui in futuro si potrebbe affidare un ruolo in società. Quando Eriksen si è accasciato, Kjaer ha agito senza indugio, guadagnando quei secondi preziosi che, in caso di arresto cardiaco possono salvare la vita al giocatore e, forse, preservarne l'integrità cerebrale, che è a rischio se il sangue non affluisce al cervello.

Un elemento come Kjaer ha una carriera da dirigente nel suo futuro, lo ricordino in società.