Giovane, afro-italiano e dal talento cristallino. No, non sto parlando di Mario Balotelli ai tempi dell'Inter, ma di Moise Kean, il classe 2000 pupillo dei tifosi juventini.
In tanti hanno azzardato il paragone tra i due attaccanti, ma a mio parere i punti in comune si limitano a quelli sopra citati. Qualcuno lo chiama "sbruffone", qualcuno lo ritiene sopravvalutato, ma quando a 18 anni vai a segno ogni volta che entri in campo è normale montarsi un po' la testa, no? 

E poi c'è quell'episodio contro il Cagliari, quando dopo il gol si è piazzato con aria di sfida sotto la curva dei tifosi sardi. Tutti a dargli contro, tifosi juventini compresi. "Non si fa", dicono, "è irrispettoso"; eppure quando il buon vecchio Cristiano Ronaldo ha deciso di omaggiare i tifosi dell'Atletico Madrid con un gesto tutt'altro che educato è stato acclamato a suon di "Ha fatto bene! Se lo meritano!".

Ma limitiamoci al calcio giocato. Balotelli, anche nel suo miglior periodo, non è mai andato a cercare il pallone; ha sempre aspettato che fossero i compagni a regalargli una giocata che potesse portare al gol. Si è spesso lasciato andare a giocate futili, fini a se stesse, come quel"magico" colpo di tacco mandato a lato della porta ai tempi del Manchester City. Kean, invece, sembra giocare con la squadra e per la squadra. Si mette a disposizione, cerca il gol e lo trova.

Deve crescere, certo, e soprattutto deve riconfermarsi, ma è giovane e ha tutte le carte in regola per farlo.