Da questa mattina Moise Kean è ufficialmente un nuovo giocatore dell'Everton. Finito il suo lungo capitolo bianconero, i comunicati ufficiali delle due società hanno sancito l'inizio della sua nuova avventura calcistica a Liverpool, sponda Toffees (come vengono chiamati quelli dell'Everton nel loro paese).

Dopo essere cresciuto nelle Giovanili della Juventus e aver bruciato le tappe (sia nell'esordire che nel segnare) tanto in serie A quanto con la nazionale azzurra, Kean lascia l'Italia e si trasferisce in Inghilterra, garantendo alla Juve la bella cifra di circa trenta milioni. Niente recompra, alla fine l'hanno spuntata gli inglesi che non la volevano concedere. Ma nonostante questo, la storia è finita con un "vissero felici e contenti" che mette d'accordo tutti quanti. Perché se da una parte il giocatore è entusiasta di giocare in una squadra che gli regalerà un minutaggio che alla Juve non avrebbe visto nemmeno col binocolo, a Torino sono felici di aver realizzato la tanto agognata plusvalenza. E si. Sempre lei. La più amata da tutti gli italiani!

Ad ogni modo, leggendo gli attestati di stima tra Kean e la sua ormai vecchia squadra, mi vien da riflettere sui divorzi nel calcio e sul fatto che un pò come le storie d'amore reali, quelle della vita, c'è modo e modo per lasciarsi e separarsi. Nella vita reale ci sono coppie che si prendono per i capelli e coppie che, in un certo senso, si prendono per i fondelli, al grido di "rimarremo sempre amici". Ma di tanto in tanto ci sono pure rapporti che si concludono con civiltà e rispetto per il bel tempo che fu. In fondo, anche se finisce, ogni matrimonio ha avuto i suoi bei momenti che meritano di essere ricordati.

Nel calcio più o meno funziona allo stesso modo. Ci sono giocatori che se ne vanno sbattendo la porta e altri che quella stessa porta se la vedono sbattuta in faccia dai dirigenti o dalla proprietà. In entrambi i casi con poco rispetto da ambo le parti. Ma fortunatamente altre volte succede pure che ci si separi con signorilità. Ringraziandosi a vicenda per i bei momenti condivisi, riconoscendosi una stima immutata e una reciproca gratitudine. Nonostante si prendano strade diverse. Saranno pure solo parole. Ma per manifestare un certo stile, a volte servono pure quelle. Eccome, se servono!

Kean e la Juve si sono lasciati così, come due amanti consapevoli che il tempo delle rose fiorite era finito e che per non arrivare "ad odiarsi" era meglio che la storia si concludesse in fretta e di comune accordo. Con buona pace di tutti. Senza troppe discussioni. Senza niente da rinfacciare. E niente per cui recriminare. Di questi tempi siamo più avvezzi ai rapporti che terminano dopo infiniti "tira e molla" che manco moglie e marito da un avvocato per decidere sulla casa o sugli alimenti. E forse siamo ancor più abituati a sodalizi che si concludono in modo svilente con giocatori che non fanno in tempo a firmare per una squadra "nemica" che dichiarano già amore eterno alla nuova tifoseria. E a quel punto vaglielo a spiegare tu, ai vecchi tifosi, che certi salamelecchi sono soltanto parte del gioco.

Vedere Kean che ringrazia e ribadisce il suo "Forza Juve" e la Juve che gli augura ogni bene riconfermando il suo "Forza Moise", saranno per molti soltanto parole. Ma per molti altri sono i valori di gratitudine e rispetto che resistono indomiti in un mondo che troppo spesso sembra ignorare quanto siano importanti. Perché è molto più facile rinnegare oggi quello che era fondamentale fino a ieri, che non tenerlo sempre a mente e non scordarselo mai. Ci vuole stile quando ci si unisce, ma anche "savoir faire" quando ci si separa. E in barba a tutti quelli che queste finezze non le notano più, credo sia giusto rimarcare come il modo di salutarsi di Kean e la Juve oggi ci abbia regalato un momento di eleganza oramai rara in un tempo dove certi valori non contano proprio più.