Quando riaffiorano i ricordi e il passato diventa solamente una tra le tante pagine scritte di storia, rileggerle fa sempre piacere e lascia spazio alle emozioni. Però, tra il passato e il futuro c'è la realtà. Un presente che parla chiaro e tra i tanti racconti di questa stagione 2021/2022 il più vivo è quello di una Juventus che sulla carta si pensava potesse essere prima ma che si ritroverà, a scanso di colpi di scena, quarta.

In breve la stagione per non valutare Allegri
A gran voce il popolo bianconero ha accolto chi, per un quinquennio, ha reso la Juventus una delle potenze più temibili d'Europa e si ritrova, dopo una stagione passata sulle montagne russe, una squadra che in pieno periodo di rifondazione cerca il faro che la possa guidare nel buio. 
In queste ultime due annate il gioco si è intravisto grazie anche a un campione che c'è stato e poi da quelle ultime settimane di agosto 2021 è sparito. Quel campione si chiama Ronaldo, forse la vera mossa sbagliata di una gestione - Agnelli - che ha sfiorato la perfezione.
Arriva Kean per affiancare un Morata riconfermato. Inizio di stagione fallimentare per un proseguo a cavallo tra 2021 e 2022 da vera squadra di alta classifica.
Tanti infortuni come Chiesa, McKennie e l'arrivo di un vero bomber dai tanti gol ma che va saputo servire. Questo è stato il campionato da febbraio in salsa bianconera sotto lo sguardo attento e apparentemente felice di Max Allegri. Ma a ragionarci nel mentre che viene scritto questo articolo, sorge spontaneo chiedersi: cosa è mancato ai bianconeri in questa stagione? 

Le assenze di giocatori e di gioco
Mancano gli interpreti, i giocatori che con un guizzo ti possono svoltare la partita. Questa è stata la ricetta di un percorso che da tortuoso è diventato quasi impraticabile. Quando un allenatore prende una squadra in costruzione un anno non basta. Una scusante che può essere condivisa dai due predecessori ma che solo uno di questi può usare come attenuante valida (Pirlo). Chi ha preso il posto dell'ex campione del mondo si è ritrovato, a campionato iniziato, a doversi privare del giocatore simbolo di un triennio costruito sulla base di fondamenta chiamate Ronaldo sul quale si sarebbe dovuto ergere un palazzo per raggiungere l'apice chiamato Champions League.
Così non è stato e quello che doveva essere non è accaduto e chi è stato preso per fare il salto di qualità ha abbandonato una barca che speranzosa voleva provare a uscire dalla burrasca.
Una difesa rodata che seppur dotata di tanta esperienza ha iniziato ad accusare gli anni che passano. Un centrocampo con interpreti che oltre all'onnipresente (fino ad Aprile) Locatelli, ha faticato a trovare continuità. Un attacco che a elencare i componenti spaventa ma solo a chi ha il ricordo del passato. Dybala, Morata, Kean. Uno un talento, gli altri due che seppur danno anima e corpo per la causa, non consentono alla squadra di fare quel giusto salto di qualità e, per proprie caratteristiche, non danno la possibilità di fare da collante ai due reparti - centrocampo e attacco - che permettono di segnare il gol che possa portare i tre punti. 

Analizzata la squadra, viene da chiedersi: la vera colpa è di chi ha a disposizione una penna senza inchiostro o di chi ha fornito del materiale non funzionante per poter scrivere delle pagine di storia
Ai lettori obiettivi l'ardua sentenza.