Si consumano e si consumeranno commenti in merito alla vicenda della partita Juventus-Napoli del 4 ottobre 2020.
Avremo modo di ascoltare e di leggere, tra le altre, dissertazioni di Maestri del Diritto (ivi incluso quello Sportivo) in merito alle ragioni dell’uno (Napoli) e degli altri (Lega Calcio e FIGC) nonché commenti dei vari opinionisti circa i comportamenti, più o meno censurabili a seconda dello schieramento dell’opinionista, posti in essere dai vari protagonisti della vicenda.

Le rispettive posizioni ufficiali sono chiare
Da una parte
, le regole di cui al c.d. Protocollo della Figc approvato dalla Commissione Tecnico Scientifica e, quindi, atto di paternità governativa. Sulla base di quanto indicato nel Protocollo, la Società Sportiva Napoli avrebbe potuto organizzare la trasferta a Torino e disputare la partita. Il Protocollo deroga infatti alle regole imposte alla collettività ed introduce l'isolamento fiduciario previsto dal Protocollo (battezzato "quarantena soft"). La “quarantena soft”, a fronte di tampone negativo, permette ai giocatori e allo staff di recarsi allo stadio, disputare l'incontro e poi ritornare all'isolamento fiduciario.
La regola in questione è stata applicata dal Milan, che ha disputato partite in campionato e in Europa League, dopo il tampone positivo di Ibrahimovic. E’ stata altresì applicata dal Genoa, che il 27 settembre, dopo la positività di Schöne, è stato comunque autorizzato dalla ASL di Genova e proprio da quella di Napoli a raggiungere il capoluogo campano per disputare la partita (persa per 6-0 dopo essere stato lungamente in vantaggio…). Infine, ironia della sorte, è stata applicata dalla stessa Juventus, alla vigilia della partita con il Napoli, stante il riscontro di due individui positivi nello staff.
I fautori del “Protocollo” evidenziano inoltre anomalie comportamentali, quale l’interrogativo sul motivo per cui l'isolamento fiduciario da applicare al gruppo squadra del Napoli sia stato deciso solo il giorno precedente la partita Juventus/Napoli e non già il lunedì precedente, quando erano emerse le positività dei giocatori del Genoa o il venerdì dopo i primi casi di positività (Zielinski e un dirigente). Inoltre, per quale motivo, nella stessa giornata in cui veniva inibito al Napoli di partire per Torino, il giocatore Milik varcava i confini nazionali per la Polonia per raggiungere il ritiro della Nazionale. Infine, per quale motivo la Salernitana (che non si trova in zona franca della Campania) che aveva riscontrato un calciatore positivo, è regolarmente partita per Verona, per affrontare il Chievo.

Dall’altra parte, la difesa del Napoli Calcio si fonda sulla considerazione che non poteva sottrarsi – causa possibile denuncia a carico delle persone fisiche coinvolte - a quanto disposto da due diverse ASL di Napoli (la prima che disponeva l’isolamento fiduciario e la seconda che, a precisa richiesta del Napoli Calcio, chiariva che non era possibile la trasferta a Torino, causa emergenza pandemia).
Inoltre, la posizione del Napoli Calcio, è corroborata dalla circostanza che le stesse regole di cui al Protocollo FIGC fossero derogabili, in funzione del seguente caveat ivi contenuto («fatti salvi i provvedimenti delle Autorità statali o locali nonché della Federazione Italiana Gioco Calcio").
Sullo sfondo, come sempre, aleggia però l’ombra del “Grande Fratello” bianconero, nemmeno tanto occulto, che tira, ovviamente, le fila, nell’ordine, del Parlamento, del Governo, delle Regioni (a parte la Campania), delle Università (con particolare riferimento all’Università per Stranieri di Perugia che, a partire dal 1982, ha promosso tutti i calciatori stranieri, che si sono presentati, in quanto il termine di paragone adottato era l’italiano di Alessandro “Spillo” Altobelli, famoso non solo per il terzo goal realizzato nella Finale Mondiale del 1982 ma, soprattutto, per le interviste rilasciate post partita, ovvero “La paura è un verbo che io non conosco” e “Vorrei ringraziare i miei genitori, in particolare mio padre e mia madre” ), delle Questure (dove, però, si avvale – per il rilascio dei passaporti - della consulenza del Sig. Gabriele Oriali, tenuto conto della grande expertise di quest’ultimo, anche in termini di sostanziale impunità, stante l’irrilevante condanna subita. Anzi…).
Tutto ciò premesso, però, allo stato, ancora non si sono ascoltati o letti commenti circa le motivazioni per le quali il Napoli Calcio avrebbe esercitato “pressioni” (ops…mi scuso, ho erroneamente utilizzato un vocabolo, che si applica notoriamente in via esclusiva alla Juventus) per cui correggo la frase in avrebbe esercitato "sollecitazioni", per il bene supremo della Salute Pubblica” nei confronti della Regione e quindi delle varie ASL di Napoli, affinché venisse disposto un provvedimento di inibizione alla trasferta a Torino (è possibile che l’ineffabile Presidente del Napoli Calcio sia stato folgorato sulla via di… Torino, tenuto conto che, in precedenza, si era allegramente presentato a Roma per riunione in Lega, scambiando i sintomi del Covid con i postumi di un’indigestione di ostriche..).

La mia personale lettura della vicenda è, ahimè, ben diversa e tale da integrare la trama della classica sceneggiata napulitana..
Sulla base delle solite indiscrezioni giornalistiche, peraltro confermate pubblicamente da Andrea Agnelli, il Presidente del Napoli Calcio avrebbe messaggiato (ben prima del provvedimento della ASL) l’omologo juventino, proponendo il differimento della partita, nell’interesse di entrambe le squadre. Lo svolgimento della partita avrebbe infatti potuto comportare il contagio di calciatori bianconeri, stante la concreta possibilità che il numero dei positivi della squadra partenopea (due, al momento) si sarebbe potuto incrementare nel corso dei giorni successivi. Tutto ciò secondo il copione già visto in occasione di Napoli-Genoa, con l’escalation dei contagi in capo al Grifone.
La risposta di Agnelli è stata negativa e ciò, a parere di scrive, sulla base di un duplice presupposto.
Il primo (formale), basato sul fatto che le regole del Protocollo della FIGC avrebbero consentito il regolare svolgimento della partita, per cui non sussistevano i presupposti per un rinvio.
Il secondo motivo (opportunistico) era invece basato sugli stessi presupposti (a contrariis) su cui si poggiava la posizione del Napoli Calcio di cui si riferirà nel paragrafo successivo.

Perché il Napoli Calcio voleva il rinvio della partita? Semplicemente perché temeva che il numero dei contagiati a ridosso della partita (vedi caso Genoa) si sarebbe potuto pericolosamente incrementare, decimando, o quantomeno riducendo di calciatori importanti, la rosa a disposizione dei partenopei, in vista del big match di Torino. Come noto, infatti, secondo le regole del Protocollo FIGC, la partita sarebbe stata disputabile se il Napoli avesse potuto contare su almeno 13 calciatori disponibili e, quindi, non positivi.
In sostanza, il Napoli - che in queste prime due giornate di campionato aveva dato spettacolo di gioco e di goal – si sarebbe consegnato, se falcidiato nella rosa, alla (ennesima) mattanza bianconera all’Allianz Stadium. Per contro, la Juventus era ben conscia, in condizioni normali, di presentarsi all’appuntamento con il Napoli in una posizione di apparente subalternità rispetto ai partenopei. Di conseguenza la possibilità da parte della Juventus di sfruttare – nel pieno rispetto delle regole (e ciò è bene ricordarlo ai non juventini) – il fatto di affrontare il Napoli in situazione di emergenza sarebbe stata opportunità troppo ghiotta da non cogliere.
Alla luce di quanto sopra, il pittoresco Presidente del Napoli – a fronte della risposta negativa di Agnelli – ha mosso le leve a sua disposizione per cercare di bypassare le regole dettate dalla FIGC e condivise dallo stesso. Di qui la presumibile “sollecitazione” ai Vertici della Regione ed il conseguente intervento delle ASL – operato (cerchiamo, per onestà intellettuale, di non dimenticarlo) non in via autonoma, ma su espressa richiesta del Napoli Calcio.

Ma secondo il Vostro giudizio, nell’ipotesi in cui il Napoli avesse dovuto giocare contro una squadra di terza fascia (ad esempio una neopromossa), ci sarebbero state le “sollecitazioni” del Napoli ai vari livelli per rinviare la partita? Cerchiamo di essere seri, per favore.
Infine, non oso immaginare lo scenario con i ruoli delle due squadre a parti invertite.

Sarebbero piovuti strali da ogni latitudine per colpevolizzare la Juventus, rea – ancora una volta – di violare le regole cui la stessa aveva aderito (Protocollo FIGC) al solo scopo di trarne illecito profitto. Si sarebbero consumati fiumi di parole e di inchiostro in merito alle “pressioni” (in questo caso il vocabolo sarebbe stato utilizzato in modo legittimo a pieno titolo) che la Società bianconera avrebbe posto in essere nei confronti della Regione Piemonte, per ottenere da qualche ASL compiacente un provvedimento di inibizione alla trasferta a Napoli.

Cerchiamo di farcene una ragione.
Esiste ormai il principio in base al quale la Juventus è sempre colpevole, anche quando rispetta le regole. Tutti gli altri, invece, sono sempre innocenti e continuano a professarsi tali, anche quando tentano di sottrarsi alle regole con artifici e raggiri, oppure perché prescritti.