La campagna trasferimenti estiva della Juventus si è conclusa senza che Marotta e Paratici siano riusciti a mettere a disposizione di Massimiliano Allegri non tanto il sostituto di Paul Pogba – visto che il mercato non offre un calciatore con le qualità fisiche e tecniche della mezzala francese – quanto il suo erede se si pensa al muro eretto da Psg e Zenit San Piertroburgo rispetto ad una possibile partenza dei loro tesserati Blaise Matuidi e Axel Witzel con il nazionale belga che ha addirittura trascorso l’ultima giorno di mercato nella sede bianconera dopo aver effettuato le visite mediche in attesa che il suo club lo liberasse visto che le due società avevano raggiunto l’intesa finanziaria, cosa che poi non è avvenuta perché il club della Gazprom non è riuscito ad individuare un sostituto di Witzel entro i tempi tecnici previsti con l’atleta che, in conseguenza di ciò è stato costretto a fare rientro in Russia e, dopo aver dato il suo assenso al trasferimento ha visto sfumare - almeno temporaneamente - il sogno di cimentarsi in serie A e di giocare in un sodalizio capace di lottare per Scudetto e Champions League; sul versante bianconero non è mancata l’irritazione perché la Juventus si è trovata a bocca asciutta, senza una pedina ritenuta fondamentale poiché in grado di garantire più soluzioni sotto l’aspetto tattico. Pur indispettiti per quanto accaduto i responsabili mercato zebrato non si sono certamente strappati le vesti da un lato, perché consci del fatto che le due piste possono tornare a scaldarsi a Gennaio o in alternativa la prossima estate - con l’approdo a Torino di Witzel che pare destinato a concretizzarsi in ogni caso sulla base del fatto che il legame tra il duttile centrocampista e il suo club di appartenenza cesserà di valere a Giugno 2017 con il calciatore che, per le ragioni spiegate in precedenza non ha la minima intenzione di rinnovarlo -; dall’altro perché sicuri di avere in rosa pedine come Kwadwo Asamoah, - vero il ghanese a Palermo, nell’ultimo turno di campionato ha riportato la rottura del menisco mediale del ginocchio destro quindi dovrà restare ai box per quarantacinque giorni però sono certo che, aiutato dalla Società, dai compagni e dalla sua forza di volontà tornerà più forte di prima - Stefano Sturaro, Rolando Mandragora e Mario Lemina capaci non solo di ritagliarsi uno spazio proprio e di insidiare le scelte dell’allenatore ma anche e soprattutto di esplodere definitivamente compiendo quel salto di qualità che società, tecnico e tifosi si aspettano da loro. In questo inizio di stagione, vi è un calciatore, tra quelli sopra citati mi riferisco a Mario Lemina che sta dimostrando di saper miscelare correttamente PERSONALITA’, QUANTITA’ e QUALITA’. La società crede fortemente nel ragazzo tanto che già in Aprile si è premurata di riscattarlo dall’Olimpique Marsiglia versando nelle casse del club francese 9.5 milioni di euro più 1 di bonus legato al raggiungimento di determinati obiettivi; il giocatore è legato al club di Corso Galileo Ferraris da un contratto valido fino al 30 Giugno 2020. In estate, il ragazzo è stato al centro del mercato, sono infatti arrivate, nella sede bianconera alcune offerte veramente interessanti – Il Lipsia ha messo sul piatto 25 milioni più bonus, il Leicester ha pensato a lui per sostituire N’Golo Kante approdato al Chelsea, mentre lo Zenit San Piertoburgo lo ha richiesto nell’ambito dell’operazione Witzel – tuttavia, la Juventus ha rispedito al mittente tutti i corteggiatori perché reputa Lemina una risorsa importate per il presente ma anche un tassello fondamentale per l’avvenire visto che parliamo di un classe 1993 quindi è un ragazzo appena ventitreenne con grandissimi margini di miglioramento sotto l’aspetto tattico, tecnico e psicologico. A mio modo di vedere, siamo al cospetto di un calciatore funzionale al calcio moderno perché duttile, ossia capace di esprimersi in più ruoli visto che può giocare tanto come mezzala – considerate le capacità organiche e i perfetti tempi d’inserimento quanto come mediano davanti alla difesa. Queste le sue considerazioni a riguardo: “SE DOVESSI DIRE QUAL’E’ IL MIO RUOLO PREFERITO DIREI CHE MI SENTO SIA UN MEDIANO CHE UN PLAYMAKER, MA SONO PRONTO A GIOCARE DOVUNQUE MI CHIEDA L’ALLENATORE, ANCHE IN DIFESA SE SERVE”. L’infortunio di Claudio Marchisio ha privato la Juventus di un calciatore bravo sia nella fase di interdizione che in quella di costruzione della manovra tuttavia, Mario Lemina se schierato davanti alla difesa sta dimostrando di poterne fare tranquillamente le veci tanto è vero che l’assenza del “Principino” si è avvertita, fino ad ora molto meno di quello che si poteva supporre, ciò è dovuto al fatto che il talento gabonese, pur non essendo un regista puro e non avendo la capacità geometrica di un genio calcistico quale è Andrea Pirlo – del resto neppure Marchisio è un metodista classico – riesce, da un lato a garantire protezione e copertura alla retroguardia e dall’altro – sulla base delle prestazioni offerte fino a qui -, grinta e determinazione abbinate ad una visione di gioco più che discreta gli permettono di recuperare e smistare una quantità industriale di palloni a beneficio dei compagni tramite passaggi corti, verticalizzazioni in profondità e cambi di fronte. Il suo, è un calcio lineare, semplice ed efficace. La sua presenza a presidio della retroguardia, come schermo difensivo è preziosa poiché consente a Miralem Pjanic – il quale agisce come mezzala, - ovvero il suo ruolo naturale grazie al quale attacca gli spazi e conclude dalla distanza - di oscillare tra cabina di regia e trequarti liberandolo da incombenze difensive e permettendogli da un lato di accendere il gioco e dall’altro, in virtù della sua classe di sprigionare la fantasia che ne fa uno dei centrocampisti più forti d’Europa. In altre parole Mario Lemina è una pedina fondamentale e indispensabile per gli equilibri del gioco allegriano.