È una classica serata autunnale, anche se fino a pochi giorni fa ero ancora in infradito e canottiera, oggi è propio autunno vero! C'è Roma-Juve, e la  sensazione che i frettolosi complimenti piovuti dal cielo, dopo la prima partita di campionato stiano per essere spazzati via, da quest'aria gelida, è forte.
Mia moglie sta preparando i bimbi per andare a nanna, che immancabilmente puntuali come un rigore per la Juventus, al primo cambio di temperatura hanno tosse e raffreddore, quindi via di lavaggi nasali, suppostina e diffusori di oli essenziali. Io metto la felpa col cappuccio, le inseparabili cuffiette e scendo a far fare il giretto fuori a Elodie. Non la cantante, magari, Elodie è la nuova arrivata in famiglia, una cucciola di Labrador miele. Nelle cuffie c'è la cover di Rimmel cantata da Tiziano Ferro, e tutto sommato non è male, mentre passeggio, dallo smartphone arriva la notifica delle formazioni ufficiali, do un'occhiata, e la sensazione da forte diventa quasi immediatamente un macigno.
Qualcosa non mi convince. Kulu relegato in fascia per far giocare Morata, è un depotenziamento, e il centrocampo in mano a Rabiot come equilibratore e metronomo mi mette i brividi più dell'aria gelida. Finisco il giro del quartiere, torno in casa, mia moglie sta entrando in doccia e guardandola mi dimentico in un attimo della partita, ma lei me la fa ricordare subito chiudendomi fuori dal bagno, con un sorriso beffardo. Accendo la tv, mi adagio sul divano con la mia sambuca, e inizio a guardare che succede all'Olimpico.
Purtroppo le mie sensazioni non erano del tutto sbagliate, la prima cosa che mi salta all'occhio è che tra attacco/centrocampo e difesa in mezzo c'è tutta la pianura padana. Che la Roma con semplicità, aspetta la Juve e quando recupera palla riparte e mette paura. Non voglio riproporre la cronaca della partita, tanto tutti la conoscono e si può trovare in ogni articolo, ma fare delle considerazioni su quanto visto ieri sera. Il secondo gol della Roma è emblematico, probabilmente, il subire un contropiede del genere me lo aspetto da una squadra di Lega pro, non certo dalla Juve nove volte campione d'Italia. Ma mi convinco che devo capire e pensare che quella Juventus non c'è più, probabilmente non c'era già più anche l'anno scorso, ma ora è un nuovo inizio. Paragonare, oggi, questa Juve alle altre non ha senso, paragonare Pirlo a qualcun'altro men che meno. La partita termina due a due, con una Juve in inferiorità numerica e due volte sotto nel risultato.

Cosa lascia questa partita? il mio bicchiere di sambuca è mezzo vuoto o mezzo pieno? BICCHIERE MEZZO VUOTO. Gli errori di ieri sera di Pirlo sono chiari e semplici da capire, il "maestro" dovrà fare per forza di cose esperienza, e lo farà sulla sua pelle, è inevitabile questo. Errori come lasciare in campo un Rabiot ammonito e far uscire McKennie, lasciare che nove giocatori vadano oltre la linea di battuta in attacco, lasciando scoperta la difesa, sono situazioni che probabilmente vedremo ancora. È ovvio che serve del tempo ed esperienza, meno ovvio era pesare che la dovesse fare con noi. Anche domenica prossima contro il Napoli di Gattuso sarà tosta per Pirlo. Perché Gattuso ha in mano il suo Napoli molto più di quanto Andrea non abbia, ancora, la sua Juve. Ci sono ancora delle lacune di rosa importanti, soprattutto a sinistra dove di ruolo abbiamo solamente un giocatore, Alex Sandro, che tra l'altro è infortunato, e che difficilmente saranno coperte. BICCHIERE MEZZO PIENO Se una Juventus così mal messa in campo, ad un passo dal tracollo, sotto per due volte ed in inferiorità numerica, esce dall'Olimpico con un punto, vuol dire che, forse, è ancora sotto lo sguardo degli dei del calcio. Dal punto di vista della mentalità la Juve ha dimostrato, comunque, di esserci, e di aver accettato di lottare a centro ring nonostante le difficoltà, e solamente dopo aver raggiunto il pareggio, ha arretrato il baricentro. Una squadra ancora priva di molti titolari importanti, Sandro, De Ligt, Arthur, Bentancour, Dybala, una squadra acerba ed in stato embrionale. Ciò nonostante ha barcollato, ha subito, ma non è crollata mentalmente e questo vale comunque. Perché se c'è da costruire qualcosa di nuovo bisogna partire dalla mentalità, dal gruppo. Un ultimo appunto, conentitemelo, lo voglio fare a Cristiano Ronaldo. Un vecchietto che ad oggi è ancora uno dei giocatori più decisivi e determinanti al mondo. Antipatico presuntuoso, permaloso finché vogliamo, ma signori miei, nessuno come lui è in grado di cambiare il corso delle partite da solo. Anche lui in base ai programmi atletici e di preparazione, ha dei momenti di buio, ma resta sempre e comunque due spanne sopra tutti.
Ora andiamo avanti, consapevoli delle difficoltà di ciò che ci aspetterà, ma anche fiduciosi nel nostro potenziale e del nostro gruppo. #FinoAllaFine