Per la Juventus di Pirlo il nuovo anno è iniziato senza dubbio meglio di come si era concluso il precedente. Alla ripartenza, la Juve ha messo a segno le due vittorie con Udinese e Sassuolo (se non scontate, quantomeno doverose), e soprattutto si è aggiudicata lo scontro diretto con il Milan a San Siro, rosicchiando così 3 punti alla squadra rossonera e 2 a quella nerazzurra (che nel frattempo nella calza della Befana trovava la sconfitta a Marassi). Se ai successi in campionato si aggiunge il passaggio del turno in Coppa Italia, comunque sofferto più del dovuto e agguantato ai tempi supplementari, alla vigilia del Derby d’Italia dovrebbe regnare un cauto ottimismo in casa bianconera. Ottimismo ulteriormente giustificato dal clima di incertezza che al contrario si vive in questi giorni in casa nerazzurra a causa dei rumor sulla possibile cessione societaria. Non lasciatevi ingannare. Se è risaputa la bravura di Conte nel motivare il gruppo riuscendo a tirar fuori il meglio proprio nei momenti più complicati, dall’altro lato il filotto di vittorie della Juve non deve illudere. Sono ancora tanti i nodi da sciogliere per Andrea Pirlo, e in ogni reparto.

IN DIFESA SI BALLA. Eppure, è la miglior difesa del campionato italiano (sedici gol subiti). Sì, ma arrossisce al cospetto dell’ultima Juventus di Allegri 2018/2019 che alla sedicesima giornata aveva subito la metà dei gol. Il filotto di scudetti bianconeri si è fondato proprio sull’impenetrabilità della difesa: sia il ciclo di Conte che quello di Allegri si sono distinti infatti per la grande solidità difensiva, sebbene i due prediligessero moduli diversi, il primo la difesa a 3 e il secondo la difesa a 4. Lo stesso non si può dire della Juventus di Sarri che a questo stesso punto della stagione aveva già incassato quattordici gol (comunque due in meno rispetto ad oggi). Sicuramente la condizione in cui si disputano le partite favorisce cali di tensione e disattenzioni. Ma c’è di più. Gli interpreti ad esempio. Barzagli ha appeso gli scarpini al chiodo, Chiellini è una presenza ad intermittenza a causa dei continui infortuni e Bonucci nel ruolo di leader della difesa è apparso insicuro (e in alcuni casi si è reso protagonista di strafalcioni non da lui). I giovani sono di assoluto livello, De Ligt e Demiral, ma devono maturare. Legata agli interpreti è la questione della modalità di difendere. Pirlo vuole giocare con una difesa alta e aggressiva. Tuttavia, quando la prima pressione salta e la retroguardia è costretta a ripiegare all’indietro, i difensori vanno in grande difficoltà perché, fatto salvo Cuadrado (terzino inventato da Allegri), non hanno nella velocità e nello scatto le loro migliori qualità. Risultato? Contropiedi da far accapponare la pelle e che spesso si concludono in un nulla di fatto solo per merito del portiere.  Altro principio cardine del Pirlo pensiero (ma non solo del suo a dire il vero) è la costruzione della manovra dal basso. Benissimo se l’uscita avviene in modo pulito, veloce e senza rischi. Ma se la squadra avversaria pressa fin nell’aria piccola inutile incaponirsi con la costruzione dal basso, meglio rinviare lungo. E so che il buon Brera avrebbe sottoscritto.

A CENTROCAMPO SI CERCA LA QUADRA. La mediana è stata sin da subito il cruccio di Andrea Pirlo che nelle ultime partite sembra però aver virato dal 3-2-5 di inizio stagione ad un 3-5-2/3-3-4 con due mezzali che devono buttarsi dentro, aggredire la profondità e riempire l’area di rigore. Cosa che ben si sposa con le caratteristiche di Ramsey e Mckennie. A questo punto resta da capire chi sia il più adatto tra Bentancur e Arthur a fare da vertice basso in questo nuovo assetto. Il ballottaggio tra i due è stato il leitmotiv di questi mesi.  Arthur è senza dubbio superiore tecnicamente a Bentancur, è più pulito nel passaggio, più preciso, ordinato e abile nel giocare sotto pressione (usa molto bene il corpo per proteggere palla). Tuttavia, il suo modo di giocare alla maniera spagnola si basa su passaggi veloci, ma brevi, non ha nelle sue corde il cambio di campo o il lancio lungo. Invece, proprio per velocizzare una manovra che altrimenti ristagnerebbe troppo, sono necessari uomini che velocizzino il gioco e che facciano passaggi lunghi capaci di innescare gli uomini sulle fasce. Bentancur, pur con i suoi limiti (deve migliorare nella precisione) tenta di più la verticalizzazione e il lancio lungo. L’uruguagio, inoltre, dà maggiori garanzie in fase difensiva. Con una retroguardia alta e che spesso si fa trovare scoperta in mezzo al campo è necessario un giocatore che recuperi palloni, che riesca a ripiegare all’indietro e che faccia da schermo alla difesa. Certo nelle gare in cui la Juventus soffre il pressing alto della squadra avversaria la sicurezza di palleggio e la capacità di difendere palla di Arthur diventano fondamentali per far partire l’azione offensiva. Vedremo cosa deciderà Pirlo e se i due continueranno ad alternarsi oppure l’allenatore troverà il modo di farli coesistere.

IN ATTACCO C’È PENURIA. La finestra di calciomercato di gennaio, mai così povera, sta per chiudersi e la Juventus latita. Il reparto da rinforzare è quello avanzato. Considerati gli infortuni, il numero di partite ravvicinate e quest’anno anche l’incognita Covid, tre attaccanti non bastano. Tanto più che tra i tre c’è un quasi 36enne che, se pur inamovibile, ogni tanto ha bisogno di rifiatare e un Paulo Dybala che, al netto degli infortuni, non ha ancora ingranato la marcia giusta. La dirigenza bianconera ha ben chiara la necessità di prendere una quarta punta. E non una mezza punta alla Gomez, fra le ipotesi iniziali, ma un giocatore in grado di far salire la squadra, difendere palla e riempire l’area di rigore. Sono stati fatti alcuni nomi: Milik (ormai ad un passo dal Marsiglia), Giroud, a mio avviso la pista migliore ma la più difficile da percorrere, e infine Scamacca del Genoa, forse l’opzione più probabile. Scamacca è di certo un profilo interessante in prospettiva, ma la Juventus ha bisogno di un giocatore pronto adesso, che abbia esperienza europea e in questo senso, perso Milik (sarebbe stata una valida opzione), perché non tentare un altro revival con Llorente? Il cliché della ‘minestra riscaldata non è mai buona’ ultimamente è stato smentito, vedi il ritorno di Ibrahimovic al Milan e quello dello stesso Morata alla Juventus. E di fronte all’ormai certo approdo di Mario Mandžukić su sponda rossonera, forse viene qualche dubbio sulla facilità con cui la Juve abbia scaricato il croato. In ogni caso, tocca sbrigarsi e trovare una soluzione.

Andrea Pirlo aveva dichiarato alla vigilia di Juve-Cagliari lo scorso 20 novembre che il periodo di adattamento era finito. Ma al 17 gennaio non credo che alla Continassa siano pronti a togliere il cartello “lavori in corso”. La fiducia della società è totale e le attenuanti sono sotto gli occhi di tutti, speriamo solo che la Juventus non diventi la Salerno-Reggio Calabria del calcio, non sarebbe accettabile. Nel frattempo, buon Derby d’Italia!

Chiara Saccone