Seneca sosteneva: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili”. Mi butto. Mi perdonerete se fallirò e prego i tifosi juventini di non considerare il mio pezzo come la più classica delle gufate. D’altronde i blogger devono tentare qualche azzardo. Sarebbe troppo semplice giudicare sempre il passato dall’alto degli altari e con il senno del poi. Nella vita occorre anche ardire senza paura di sbagliare perché altrimenti non si progredisce e non si migliora. Se si resta costantemente riparati come dietro una corazza, si sarà nel giusto, ma privi di alcun particolare merito. Il Vangelo insegna: “Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” Non sono abituato a giudicare e non mi permetterei mai di compiere un simile gesto nemmeno in tale occasione. Sempre restando nei limiti del corretto e senza sostenere tesi praticamente impossibili, però, preferisco un’esistenza diversa. Errare è umano e, dall’abbaglio, si recupererà un’esperienza utile alla crescita personale che arriverà a ogni età. Se non si fosse operato quel tentativo, ci si sarebbe privati di una simile opportunità.

Inizio questo pezzo con alcune premesse. Quando ho deciso di scriverlo avevo parecchie idee che mi si palesavano nella mente. Avrei voluto trattare di svariate tematiche e non sapevo veramente quale sviscerare come prima. Poi ho immaginato che avrei dovuto per forza partire con quella relativa alla Juventus e al suo rapporto vincente con lo Scudetto. Si rendeva necessario effettuare subito questo pronostico altrimenti avrebbe perso di valore e sarei andato incontro a un duplice rischio. Da un lato avrei corso il pericolo di perdere di credibilità. E’ chiaro che, con il trascorrere del tempo, se i bianconeri si avvicineranno ulteriormente al titolo, un’eventuale previsione diverrebbe troppo semplice. Al contrario, se i piemontesi capitombolassero, non mi sarei logicamente più esposto. Visto il successo dell’Atalanta sulla Lazio, i biancocelesti si trovano ora a 4 punti di distacco dai sabaudi e qualcuno potrebbe obiettare che la mia “predizione” diventa estremamente banale. In effetti mi gioco l’ultimo slot possibile prima di un simile retropensiero e, Vi prego di credermi, avrei riportato i medesimi concetti che mi accingo a esporre anche se la distanza tra le compagini fosse stata di una sola lunghezza. So che non esiste la controprova. Spero Vi fiderete delle mie parole soprattutto alla luce delle spiegazioni che mi accingo a scrivere. Detto questo, alla squadra di Inzaghi non sono più concessi passi falsi, ma non è tutto deciso perché mancano ancora ben 11 turni e uno scontro diretto con i capitolini che hanno vinto quello dell’andata. Il ricordo di rimonte ancora più complicate è vivo nella mente di molte compagini. Per una volta, però, la Vecchia Signora non dev’essere impensierita dal valore delle rivali, ma ha la forza di trionfare badando solo a sé stessa. Non è supponenza e ne spiego i motivi.

Sczesney; Cuadrado (Danilo), Bonucci, de Ligt (Chiellini), Alex Sandro; Bentancur (Ramsey), Pjanic, Matuidi (Rabiot); Ronaldo (Bernardeschi), Higuain, Dybala (Costa). Questa potrebbe essere considerata una sorta di formazione titolare dei Campioni d’Italia con tanto di ricambi di elevata qualità. Certamente una squadra così formata ha più di un limite, ma mi pare innegabile che sulla carta sia la migliore del campionato. Le avversarie sono progredite rispetto al recente passato, ma stanno combattendo contro un’armata ancora irraggiungibile in un lungo percorso. E’ chiaro che la gara secca può risultare loro favorevole e deleteria per i bianconeri. Basta un periodo storto o anche solo una giornata complicata per far saltare il banco. Così è accaduto in finale di Coppa Italia dove il Napoli è riuscito a sconfiggere i piemontesi in difficoltà ma, in un torneo come la serie A, la situazione è completamente diversa. Il momento buio viene superato dal valore della rosa. Sta succedendo proprio questo. I sabaudi, per esempio, sono stati malamente sconfitti a Verona. Hanno mostrato vulnerabilità pure pareggiando a domicilio con il Sassuolo, ma ciò non ha scalfito il loro primato in graduatoria. In un campionato vince sempre la compagine più forte perché la struttura della competizione garantisce che la fortuna, il caso o una scelta arbitrale non risultino determinanti.

La Vecchia Signora è talmente forte che disporrebbe di una rosa capace di salire sul trono d’Europa. Perché non vi riesce? E’ un quesito importante. Prima di tutto, occorre rimarcare che sarei felice se tale tabù fosse già superato nella Champions attuale. La speranza è sempre quella per cui lo si faccia nella sede preposta. La Final Eight della kermesse, infatti, dovrebbe andare in scena verso la metà di agosto a Lisbona. Il problema è che la città portoghese sta subendo un nuovo lockdown a causa della comparsa di alcuni focolai di covid-19. La pandemia non ci lascia respiro e non è certo semplice riuscire a scalfirla definitivamente. Per accedere ai quarti di finale, in ogni caso, è necessario ribaltare l’1-0 patito in casa dell’Olympique Lione e pure questa non è impresa facile nonostante i transalpini giungeranno all’appuntamento senza aver disputato la Ligue 1 mentre gli italiani avranno il grande vantaggio di essere abituati al nuovo calcio post coronavirus. Tornando alla domanda inziale, per rispondere, è necessario porsi un altro interrogativo. Cosa accade alla Juve quando deve affrontare le competizioni internazionali? E’ inutile negare che sembri palesarsi un problema ormai geneticamente inserito a livello di essenza della compagine torinese, ma non è così. La Vecchia Signora ha centrato 9 finali della massima competizione per club vincendone soltanto 2. In poche società vantano tante presenze al termine della manifestazione. Giungere parecchie volte all’ultimo atto significa sapere affrontare un determinato percorso. A dimostrazione di tale dato si ergono anche le 13 Coppa Italia che occupano la bacheca piemontese. Nessuno come lei. Se una compagine avesse difficoltà a riuscire in un dato format non godrebbe di tali numeri. Sfatato questo mito, il dilemma è da associarsi a svariate analisi, tutte riconducibili alla gara che assegna la Champions. Per esemplificare, mi rifaccio agli ultimi anni. Nel 2014-2015 la squadra guidata da Allegri sbarcò sino a Berlino dove il Barcellona alzò il trofeo perchè era indubbiamente più forte dei Campioni d’Italia. Magari, nell’undici titolare, le differenze non erano così palesi ma, nel complesso della rosa, i blaugrana disponevano di alternative più importanti. Avendo disposto di un turnover più folto in precedenza, poterono approcciare alla sfida con meno tossine in corpo. La Dea Bendata aveva già baciato la Juve durante le semifinali vinte con il devastante Real Madrid in evidente momentanea difficoltà. Contro i catalani, la Vecchia Signora combatté sino all’ultimo istante, ma dovette cedere il passo. Si modificò pressoché totalmente e, nel 2017, la sfortuna si volle proprio accanire su Buffon e compagni. A Cardiff, questi ultimi furono “umiliati” dai Galacticos anche a causa di 2 deviazioni sventurate di Bonucci e Khedira che facilitarono l’opera ai tiri di Ronaldo e Casemiro. A ciò si aggiunga una stanchezza dilagante che colpiva i bianconeri in quel finale di annata.

Nonostante quanto scritto, occorre ammettere che la Juve evidenzia qualche ansia di troppo quando deve affrontare le gare europee. E’ innegabile. E’ come se un’ossessione per questa “benedetta Coppa” aleggiasse intorno alla Torino bianconera e le rendesse impossibile riuscire a centrare il trofeo. In campionato, però, è tutto diverso. La Vecchia Signora respira un’aria totalmente differente e le paure si trasformano magicamente in sicurezze che i sabaudi esprimono con grande vigoria. Le citate premesse conducono alla conclusione per cui i tifosi della Vecchia Signora, relativamente allo Scudetto, possono dormire sonni piuttosto tranquilli. I Campioni d’Italia sono molto forti e, come dimostrato a Bologna, quando ritrovano la loro confort zone difficilmente falliscono, indipendentemente da qualche difetto strutturale che ormai è palese. Nessuno è perfetto. Voglio concludere il pezzo proprio rimarcando quali siano i punti che ritengo “di defaiance” nell’impalcatura concessa in uso a Sarri. Bonucci, Chiellini, de Ligt, Demiral e Rugani rappresentano un pacchetto di centrali difensivi favolosi sia in ottica presente che futura. Una questione diversa è quella relativa ai terzini. Se si guarda al lato destro del campo, risaltano i nomi di Cuadrado, Danilo e De Sciglio. Le alternative sono ben 3. A sinistra, invece, ecco il solo Alex Sandro. E’ un problema. Se manca il carioca, qualsiasi soluzione è di fatto una pur anche magnifica “toppa”. Al netto delle sfortunate attuali assenze contemporanee dei 2 brasiliani e dell’ex milanista, serve un giocatore che possa svolgere il ruolo di alter ego del numero 12. Chi? Luca Pellegrini. Non penso sia ancora pronto per l’incarico. Occorre assolutamente valutare cosa propone il mercato. Emerson Palmieri sembrerebbe perfetto e si potrebbe racimolare denaro sacrificando qualche collega destrorso. Se si è deciso di affidare la rosa a un tecnico come quello di Figline e se proseguirà la sua avventura, sarà necessario concedergli gli uomini adeguati. Sulla mediana la Juve non ne dispone molti. Ritengo da perseguire l’ipotesi di uno scambio con il Barcellona tra Pjanic e Arthur. Quest’ultimo è un calciatore dall’elevato coefficiente tecnico, come piace a Maurizio. Lo è pure il bosniaco, ma non sembra entrate alla perfezione nel magico mondo del sarrismo. Proprio per questo serve Jorginho… “E’ inutile raccontarsela diversamente”. Il regista sta a Sarri come l’armatura al cavaliere. I 2 si trovano magnificamente e occorre riunirli. Con il sacrificio di Rabiot e, se necessario, pure di Ramsey o Matuidi, si abbisogna di un atleta in grado di dare l’assalto alla porta avversaria. Soprattutto con l’opportunità di schierare un falso nove, si necessita di un mediano dotato d’inserimento. Questa capacità potrebbe essere nel DNA del gallese, ma gli infortuni lo stanno costringendo a un forfait dietro l’altro e lo limitano parecchio. Le ipotesi ideali sarebbero quelle di Pogba o Milinkovic-Savic, ma mi rendo conto che chiederei uno sforzo economico probabilmente fuori portata. In attacco, invece, l’unica vera prima punta è Higuain. Manca un altro uomo con le sue caratteristiche. Se l’argentino saluterà al termine dell’annata, occorrerà persino trovare 2 pedine perché disporre di un solo centravanti è un rischio troppo elevato. Approvo con sollecitudine l’ipotesi Milik. Conosce Sarri ed è un bomber completo.

Chiedo venia per le digressioni e quest’ultima breve analisi di calciomercato. Mi rendo conto sia piuttosto lacunosa, ma mi pareva utile nel contesto. Ora, però, ai tifosi juventini interessano giustamente e principalmente i titoli.
Siano fiduciosi. Vinceranno lo Scudetto!