La critica, mi auguro costruttiva, ha sempre fatto parte della mia indole. Ho costantemente amato il dialogo con lo scopo di migliorare una situazione piuttosto che accogliere o enunciare una risoluzione netta e unilaterale. Nutro uno spirito aperto all’opinione altrui. Amo informarmi, ascoltare e fornire pareri sia a chi si confida con me privatamente, sia relativamente ai fatti pubblici che trovano ampio dibattito sui media. Fin da bambino ho coltivato questa passione. Ricordo che, durante le scuole superiori, mi dilettavo nell’osservare e analizzare le varia rassegne stampa sportive e non. Mi esercitavo con il giornale sottomano perché allora la carta stampata faceva ancora da padrone e il web non aveva certamente raggiunto i livelli di esposizione attuale. Mi sento piuttosto anziano anche se in realtà non lo sono. Quindici anni fa non esistevano gli smartphone attuali. Così, con in mano finti occhiali da vista che non mi fornivano alcun vantaggio non avendo alcun problema oculistico, proponevo una mia personale analisi dei quotidiani come se fossi stato davanti alle telecamere. Vi chiederete a cosa mi servisse il mio accessorio palesemente inutile. In realtà precorrevo i tempi perché qualche anno dopo ho notato più persone che, al fine di assumere un atteggiamento nerd-modaiolo, utilizzavano lenti non graduate. Ecco, avevo il medesimo scopo. L’idea era quella di emulare nel modo più fedele possibile i giornalisti in televisione e questi, sovente, indossavano tale strumento. “Fortunatamente” in casa avevo qualche astigmatico per cui le “joux sont fait”. Vi domanderete pure il motivo del mio lungo preambolo. Beh, ultimamente potrei essere risultato ipercritico, ma sono accaduti fatti che proprio non riesco a digerire. Di fronte a certe situazioni diventa difficile soprassedere e l’arma migliore che si vanta per combatterle è il dialogo. La comunicazione dev’essere lo strumento di risoluzione dei problemi. Non è l a forza bruta, non sono le decisioni assunte dall’alto e nemmeno la fiducia cieca nel prossimo che essendo uomo è limitato. La miglior medicina è lo scambio sincero di opinioni. Scrivere è un toccasana con la speranza di giungere alla maggior parte di persone possibili.

Il dialogo nasce da un atteggiamento di rispetto verso un’altra persona, dalla convinzione che l’altro abbia qualcosa di buono da dire; presuppone fare spazio, nel nostro cuore, al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte. Dialogare significa un’accoglienza cordiale e non una condanna preventiva. Per dialogare bisogna saper abbassare le difese, aprire le porte di casa e offrire calore umano”. E’ con questa massima di Papa Francesco che provo a scrivere l’ennesimo pezzo critico dell’ultimo anno.

PERBENISMO, PENSIERO MASSIFICATO E COVID-19
Sapete, non è solo una questione di calcio. Il problema nasce da più lontano. De André sosteneva: “Non si risenta la gente per bene se non mi adatto a portar le catene”. Perbenismo e massificazione sono la combo perfetta per distruggere una società e portare il cervello all’ammasso. Io non ci casco. Cerco di mantenere una coscienza personale e uno spirito costruttivo. Siamo ancora all’emergenza covid-19. Qualche giorno fa pensavo che mi piacerebbe essere un regista. Avrei il grande privilegio di creare un’opera, che sicuramente non sarebbe degna dei grandi, e la chiamerei “Angeli e Demoni”. Peccato, non potrei. Sarebbe plagio in quanto quel titolo è già stato adoperato per un importante capolavoro cinematografico. Dovrei pensare a un simile gioco di parole per definire la mia pellicola. Vorrei che fosse un documentario ma, siccome non amo quel genere che so essere apprezzato da molti, in realtà vi romanzerei. La storia, però, sarebbe assolutamente verosimile. Non esiste alcunché che sia perfettamente confacente alla realtà, ma non vi è neppure qualcosa di totalmente falso. Sarebbe opportuno che degli ospedali non si mostrasse solo la parte migliore. Sarebbe magnifico fosse così, ma non lo è in tutti i casi. Basti pensare a quanto accaduto a Taranto dove, stando all’AGI, un operatore sanitario avrebbe proferito queste parole: “Suo padre non collabora, non vuole mettersi la maschera Cpap, fra 10 minuti morirà, preparatevi”. Ritengo che un medico, dato il suo ruolo e la posizione che ricopre, non possa permettersi frasi simili nei confronti di chi deve salvare. Queste persone dovrebbero comprendere che la situazione da loro vissuta è parte della professione svolta. Non è un mestiere come gli altri. Ogni lavoro ha le proprie difficoltà, specificità, peculiarità, ma sarebbe inutile nascondere che alcuni di questi sono assolutamente particolari. Ciò, per esempio, vale anche per le Forze dell’Ordine o per i Vigili del Fuoco. Noi abbiamo necessità del buono che c’è in loro e, se qualcuno non riesce a gestire tale lato, non può ricoprire quella carica altrimenti ne risentirà tutto il sistema. L’aspetto umano dev’essere primario e ritenuto fondamentale per la riuscita dell’atto. Se un operatore sanitario si approccia erratamente con un paziente, non otterrà mai la sua fiducia e quindi non lo guarirà. Punto. Siccome esistono, invece, tanti ottimi medici e infermieri che sono realmente angelici, è assolutamente corretto mostrare anche il lato oscuro. Così il ramo secco verrà tagliato prima di danneggiare tutta la pianta. Chiaro? Si tratta solo di un esempio molto importante relativamente all’attualità. Il perbenismo e il pensiero massificato rischiano di non consentire una simile operazione risultando quindi estremamente dannosi.

Il medesimo discorso si potrebbe ribadire per qualsiasi categoria poiché in ognuna di esse vige la detta situazione. La perfezione, infatti, non esiste. Il dilemma è che per molte si mostrano tutte le sfaccettature, per altre no. Se ognuno segue il pastore alla stregua di una pecora, senza porsi domande e manifestando unicità d’opinione, il rischio è chiaramente quello di una realtà incontrovertibile che conduce diritta al totalitarismo. Ecco perché è assolutamente fondamentale formare un contraddittorio. Questo vale per ogni ambito. Lo stesso discorso si può applicare alla scienza e al tampone. Quante critiche sono piovute a Ronaldo quando scrisse “PRC is a bulls…” cancellando immediatamente dopo il post?! Diedi vita a un pezzo nel quale contestai soltanto il modo con cui CR7 si era espresso. Non il contenuto. “Sei un pazzo!”, direte. No, soltanto accetto idee diverse dalla mia. Credo nei test, ma sono consapevole che possa esistere qualcuno che ritiene siano uno strumento totalmente errato. E’ legale avere quell’idea? Sì, allora non c’è ragione di porre alla gogna chi la manifesta. Con ciò non intendo sminuire i tanti articoli letti sui vari media, anche su Calciomercato.com, che criticavano l’atteggiamento del campione. Tutt’altro. Questo sta nel gioco delle parti e in un civile scambio di pareri. Il mio riferimento è a chi si richiama a un giustizialismo asettico nei confronti di espressioni diverse da quelle di maggioranza. Non è tollerabile e pure la Costituzione è lampante nel suo articolo 21: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione. Lo stesso vale per il lockdown totale. Quando, a marzo, criticai le scelte governative della maggior parte dei Paesi, qualcuno mi considerò pure un negazionista. Credetemi, ci sono ben lontano. Anzi, i miei amici sovente hanno notato eccessi di zelo nel comportamento da me tenuto. Il reale problema è che ritengo che quel confinamento abbia arrecato danni mortali all’economia comportando risultati sanitari molto vicini alle attuali chiusure, sicuramente meno dirompenti da un punto di vista sociale, psicologico e finanziario. In quel periodo, però, chi non considerava che il rigore devastante fosse una scelta opportuna era un incivile sadico che poneva le esigenze del consumismo davanti a quelle umane. Forse non era proprio così. Ma vabbè. “Il perbenismo è il contrario di ogni virtù”. Grazie Pirandello.

JUVE, 3 SCHIAFFI AL PERBENISMO
Questo vale anche per il pallone…Eh ma il Camp Nou era vuoto… Eh ma il calcio attuale non è credibile… Eh ma il Barcellona è scarso”. No! I blaugrana non saranno la formidabile armata di un tempo e il pubblico avrebbe potuto aiutarli, ma la vittoria bianconera in Catalogna è qualcosa di unico che verrà ricordato come se si fosse in un periodo di normalità. Punto. I sabaudi hanno demolito una squadra che, in casa, non perdeva in Champions dal 2013 e nessuna compagine italiana era riuscita nell’impresa di vincere 3-0 da quelle parti. Questo risultato rappresenta un colpo ben assestato ai benpensanti del football.

JUVE, SEI FORTE!
Ultimamente si vivono grandi attacchi alla Vecchia Signora. Guai a chi la pensa diversamente. I bianconeri sono una squadraccia che deve pagare le colpe della sua dirigenza già mediaticamente condannata, prima ancora di una sentenza relativa al caso Suarez. Seguendo parecchi salotti sportivi, la voce è quasi una sola: “i piemontesi non sono all’altezza del Milan”. Questo è il dictat che pare a tratti una speranza. Sì, perché i campioni d’Italia hanno stancato la platea. Hanno vinto troppo. Nove anni di successi sono un eccesso che è scaduto nel ripetitivo. Basta! Urge sconfiggerli e non si vedeva l’ora che mostrassero un po’ di difficoltà per ingigantire il disagio. E’ come il bambino che attende con ansia una nevicata, ma questa non giunge mai. Al primo fiocco ha già inforcato il bob. Con cuffietta, caschetto e guanti prova a inventarsi improbabili discese su un manto più verde che bianco. Attenzione, però, perché il rischio è quello della frustrazione. Nei sabaudi qualcosa sicuramente non funziona. Occorre migliorare la gestione delle varie fasi del match perché sovente la squadra si assenta prestando completamente il fianco alle avversarie. Qualche calciatore è da recuperare. Il riferimento è a Dybala che manifesta sempre maggiori difficoltà, ma pure alla pericolosa involuzione di Kulusevski. Contro il Toro, lo svedese ha fallito pure da mezz’ala. Rasmey, falcidiato dagli infortuni, viaggia ancora al di sotto dei suoi standard e a Rabiot viene richiesta una diversa continuità. Il loro talento non si discute e saranno capaci di vivere periodi migliori. Si tratta di coadiuvarli. Pirlo non è perfetto nelle scelte. Quasi tutto, però, è riconducibile pure a un fattore di esperienza. Si parla, infatti, di un nuovo gruppo che non ha avuto l’opportunità di vivere un precampionato. Cosa ci si sarebbe attesi di più da questo inizio di stagione? Personalmente, pensavo si potesse fare molto peggio. Seppur in uno dei gironi meno complessi della Champions, i bianconeri sono riusciti a raggiungere gli ottavi con 2 giornate di anticipo e trionfare nel gruppo. In serie A, invece, tengono il passo delle grandi rivali. Sono terzi a 6 lunghezze di distacco dalla capolista Milan. In loro coabitazione c’è il Napoli, e l’Inter si trova soltanto a un punto di vantaggio. Hanno centrato 5 vittorie e altrettanti pareggi. Significa che non sono mai stati sconfitti. Vi pare poca cosa? Credo sia sintomo di un’ottima capacità di adattarsi alle difficoltà e saperle gestire. Dopo il pessimo primo tempo e lo svantaggio sul Toro, non era certo semplice reagire e centrare il successo. Invece… Non trovo difetti di personalità, piuttosto un cantiere a cielo aperto con tanti giovani che devono ancora comprendere bene il valore della maglia indossata. Il peso di quel vessillo non può schiacciarli, ma onorarli e implementare la fame di successi. Alla stregua di un placebo, ha la finalità di amplificare i poteri. Mckennie, per esempio, pare quello che meglio ha interpretato l’antifona. Tanti top club, poi, vivono un periodo altalenante ed è normale che sia così. Non ci si può dimenticare che l’arancia sia da spremere durante la primavera. Se si esagera prima, il pericolo è quello di terminare la benzina. A ciò si aggiunge una stagione praticamente infinita che è attaccata alla coda della precedente. Non si considera a sufficienza nemmeno il cambiamento radicale dei bianconeri rispetto all’anno scorso. Milan, Inter, Napoli, Sassuolo, Roma e Lazio, che occupano, con la Juve, le prime parti della graduatoria, non hanno vissuto un simile ribaltone. Serve pazienza. Resto assolutamente convinto che i bianconeri stupiranno vincendo in Italia e, magari, donando qualche sorpresa in un’Europa assolutamente impronosticabile. La massificazione del pensiero, però, si comporta alla stregua dei violinisti che suonavano sul Titanic accompagnando la nave alla deriva. My Heart Will Go on di Celine Dion rimbomba lenta nelle mie orecchie come una musica che non vuole uscire dalla mente: “Every nigth in my dreams…”. Chissà che dopo ieri non abbiano cambiato idea...

JUVE, TI HANNO GIA’ CONDANNATA!
Giungerei, quindi, alle tanto discusse questioni legali. Parto da un caposaldo del diritto. Si tratta dell’articolo 27 della Costituzione che recita: “l’imputato non è da considerarsi colpevole sino alla condanna definitiva”. E’ il Principio di non colpevolezza o Presunzione d’innocenza. Molti, invece, sembrano già alla ricerca di una nuova Calciopoli. Non lo affermano con chiarezza, ma si trincerano in un garantismo che manifesta tutt’altri intenti. Sono come quei volatili pronti a gettarsi sul povero pesciolino che pone il capo fuori dall’acqua. Tutto, però, è comprensibile perché per la Juve non ci sono vie di mezzo: o la si ama o non la si sopporta. Essere sempre vincenti non può che scatenare l’ira e l’unità d’intenti di chi vorrebbe sconfiggerti. E’ assolutamente logico e regolare. All’interno del gruppo sabaudo, questo dovrebbe provocare un maggiore attaccamento alla causa e lanciarlo verso il risultato. Bando all’ipocrisia, trionfare contro l’insieme dei rivali è ancora più godurioso. Dopo il gol di Bonucci con il Torino, il mio cellulare era bollente. In tanti tifosi avversari ci avevano sperato. Quando la sfida si è chiusa con il “nostro” successo, sono stato subissato da messaggi del tipo: “Fate bene a esultare perché vincere una partita così, senza mai tirare in porta, dovete festeggiarla”. Questo non può che aumentare il mio tifo bianconero. Essere solo contro tanti è sempre stata la mia confort zone in cui percepisco con maggiore pathos ogni traguardo e pure le delusioni. Mi sento vivo e comprendo di avere la libertà di poter manifestare la mia opinione. Pirlo dovrebbe prendere spunto da Mourinho o Conte che sfruttano i molteplici antagonisti per compattare l’ambiente. Chiedo venia per la lunga parentesi e digressione. Torno al tema del paragrafo. Non voglio scrivere i dettagli del “caso Suarez”. E’ arcinoto. Vi sarebbe stato un esame farsa con cui il calciatore avrebbe ottenuto il conseguimento del livello B1 d’italiano. Questo sarebbe stato utile alla Vecchia Signora per poter godere delle prestazioni professionali del giocatore che, a quello scopo, doveva vantare la nostra cittadinanza. In realtà, l’attaccante non è mai divenuto juventino. Paratici, dirigente bianconero di alto livello, ha ricevuto un avviso di garanzia relativo all’articolo 371 bis del Codice Penale. La fattispecie riguarda la falsità nei racconti al PM. Come detto, tutto è ancora da dimostrare. La responsabilità penale è personale. Il filone del diritto sportivo viaggia su un altro binario. Non voglio dilungarmi in questioni giuridiche che stancherebbero il lettore. Se il loro comportamento societario rientrasse nei canoni dell’articolo 32 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva, i piemontesi potrebbero pure rischiare la retrocessione o l’esclusione dal campionato. Il fatto che il Pistolero non abbia mai firmato con i sabaudi sicuramente può agevolare la società perché mancherebbe l’utilità. Pare essere prerogativa richiesta perché l’agire sia punibile. Attenzione, però, poichè il quadro non è così lampante e urge attendere le decisioni dei Giudici Competenti prima di effettuare qualsiasi genere di pronostico. La speranza è quella di evitare le sanzioni peggiori che, osservando i precedenti e la questione “passaportopoli”, potrebbero essere scongiurate. La vicenda è in embrione e vi prego di non considerare come reale la mia previsione. Vi chiederei lo stesso relativamente al perbenismo. In troppi hanno già sottolineato come la sola emersione di una simile faccenda sia negativa non soltanto per il sistema calcio. Non si può dimenticare, infatti, che nella situazione è implicata pure l’Università di Perugia. Insomma, un caos. Inviterei, invece, alla calma e alla pazienza. Lasciamo che la Giustizia operi prima di determinare qualsivoglia conclusione anche relativa a eventuali brutte figure. “Il perbenismo è il galateo della falsa virtù. Così parla il giornalista Roberto Gervaso.

IL POTERE DELLE ASL
Questo, però, non è l’unico ambito in cui la Juve è bersagliata. Vi ricordate la mancata partenza del Napoli per Torino dovuta, a detta della società azzurra, al divieto operato dall’Asl di competenza? Il fato avverso vuole che gli sfidanti dei partenopei fossero proprio gli uomini di Pirlo. Questi ultimi hanno centrato la vittoria e i 3 punti senza scendere in campo. Sanità e attacco al potere forte, non esiste un terreno più fertile per i benpensanti. La Giustizia Federale ha già emesso le sue sentenze e ha condannato i campani alla sconfitta 3-0 a tavolino con una lunghezza di penalità. Si attende l’esito del ricorso al CONI. In tanti sperano e confidano in chi ritiene che, con una pandemia in corso, l’Azienda Sanitaria Locale possa fare il buono e il cattivo tempo. Certo, il suo parere è fondamentale e legalmente determinante in parecchi casi ma, per ora, valgono i giudizi emessi.
I benpensanti non accettano che si segua una strada diversa dalla loro!disse Sandro Pertini.