Bisogna sempre partire dal primo mattone. Da lì si costruisce anche l’opera migliore. Gesù disse a Simone: “Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa”. Ecco il Papa numero uno e, che vi si creda, la si apprezzi o meno, un’istituzione vivente da 2021 anni. Occorre fare il primo passo e solitamente è quello più importante. In una squadra di calcio, spesso e volentieri, si tratta del tecnico. In casa Juventus, lo si è visto con Sarri ed è andata benino. Abbiamo ammirato un ulteriore tentativo targato Pirlo e non si può dire lo stesso. In precedenza, era stata la volta di Allegri e, per restare in tema, fece da Dio. Così in una fantastica operazione nostalgia si è tornati al passato. Che voglia di rivivere un periodo tanto glorioso! Era il 2014-2015, dopo l’era Conte in tanti vedevano una Vecchia Signora decadente e invece… triplete sfiorato al primo colpo! Max evoca solo bei ricordi. E’ lui il primo pezzo del puzzle su cui edificare un roseo futuro. Il nuovo ciclo potrebbe essere, in realtà, un prolungamento del precedente. Non sembra, infatti, che la Vecchia Signora abbia intenzione di operare troppo sul calciomercato. In effetti, non vi è un gran bisogno. Il cantiere è già stato aperto la scorsa estate. Il progetto non ha funzionato in toto, ma non era neppure da gettare nel cestino della carta. Serve soltanto aggiornare qualcosa.

Il primo punto è proprio l’allenatore. E’ il centro dell’universo. E’ il sole attorno a cui ruota ogni pianeta. Sarri non ha errato granché. Ha provato a cercare una nuova mentalità, ma si è reso conto presto che lui e la Juve erano come la pizza e l’ananas. Ottimi alimenti, ma devono essere tenuti separati. Il lockdown, poi, non ha favorito un matrimonio complicato. In questo caso, la distanza non ha aiutato. Nel momento in cui ci si è ritrovati, il tempo a disposizione per ragionare era davvero minimo e gli obiettivi prossimi. Bisognava chiudere la partita. Così è stato fatto in parte. La Juve ha vinto lo Scudetto, ma ha lasciato per strada la Coppa Italia, in finale, e la Champions agli ottavi. La separazione era già nell’aria perché, forse, non si è nemmeno avuto il modo di ricucire lo strappo. La nuova annata era imminente così come la necessità di ricostruire la rosa. Probabilmente, l’addio era la via più semplice e scontata. Ha vinto quell’opzione. E’ stato un trionfo? No! Pirlo non ha reso per ciò che ci si sarebbe potuti attendere. E’ possibile si ritenesse che certi senatori, aiutati dalla società, avrebbero potuto accompagnare Andrea nel suo compito. Della serie: lui ci mette le idee, loro lo coadiuvano nello spogliatoio. E’ mancata la seconda. Il credo del Maestro è pure apprezzabile. Il calcio liquido può funzionare. Il 3-5-2 in fase offensiva, che diviene 4-4-2 quando si difende, è difficile realizzazione. Me è visionario. Penso che così si coprano piuttosto bene gli spazi e, quando si ha il possesso, si possa essere pericolosi. Immagino che il lombardo avrà tutte le chance per dimostrarlo, ma il tempo stringe. Si è esposto e qualcuno potrebbe aver “rubato i suoi appunti”. La garra, però, non si è vista. E’ emersa soltanto dopo la pesante sconfitta contro il Milan. Da quel giorno, i bianconeri sanno solo vincere e lo hanno fatto con la crema della serie A: Sassuolo, Inter e Atalanta. Non me ne vorrà il Bologna se non lo inserisco nell’elenco. Troppo tardi. Probabilmente, Allegri e la società si erano già sentiti e giustamente ci si è affidati all’usato sicuro. Qualcuno avrà dovuto fare ammenda? Non credo. Due anni fa, quando le strade del toscano e della “sua Signora” si separarono, appariva corretto così. Era la sola occasione in cui Max non aveva vissuto un’annata all’altezza delle attese. Qualche scricchiolio era apparso anche in quella precedente, ma l’uscita di scena dalla Champions per mano dell’Ajax, con Ronaldo a disposizione, era stata troppo importante. C’era necessità di una svolta. “Sbagliando si impara”. Tuttavia, il principio era corretto ed era giusto osare.

Ora Allegri ha il compito di riportare la Chiesa al centro del villaggio. Nel DNA sabaudo è sempre esistito un principio: “vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta. Lo diceva Boniperti ed è pure nell’essenza del livornese. E’ il dictat di base. Occorre ritrovare solidità. Con Pirlo non è mancata troppo dal punto di vista tattico. I bianconeri hanno subito 38 gol in 40 giornate. Sono tanti, ma si tratta comunque della seconda miglior difesa del campionato. Niente male. L’Inter, prima, ha chiuso a 35. La compattezza è stata assente dal punto di vista mentale. Questo sarà il primo obiettivo da centrare. Poi si giunge alle questioni di campo.

Il problema tattico è abbastanza marchiato. Che mercato fare? C’è una palese penuria di registi. La casella è vuota. Ne serve almeno uno. Non me ne voglia Fagioli, ma non so se sia pronto per un simile impegno. Meglio fare esperienza altrove. A questa squadra manca il fosforo. Si necessita di un ingente quantità di pesce. Battute a parte, probabilmente l’anno scorso si pensava che Arthur potesse essere ciò che in realtà non è. Lo vedrei perfettamente nel ruolo avuto da Verratti in nazionale. Di fianco a un vero costruttore di gioco, il carioca può essere una mezz’ala di grande supporto alla manovra. Partirei, quindi, anche qui e da alcuni principi di base. Di riffa o di raffa, Locatelli deve sbarcare a Torino. Per carità, non si parla di un campione affermato o di un ragazzo in grado di trasformare una compagine dall’oggi al domani. E’, però, l’uomo giusto al momento propizio. Perchè? E’ giovane in una squadra con la medesima prerogativa e l’obiettivo è proprio quello di creare nel lungo periodo. Per Corrado Orrico, ospite alla trasmissione di SkySport, Calciomercato l’Originale, si abbisognerebbe di 2 centrocampisti. In un certo senso è vero. Ne faccio una questione tattica. Non numerica. Se si riuscisse a scambiare pure Pjanic con Ramsey si sarebbe fatto bingo. Mi sono sempre schierato contrariamente al ritorno del bosniaco sotto la Mole. Tuttavia, l’assenza di registi è così grande da rendere indispensabile pure un secondo pensatore. Considerato che Miro si potrebbe raggiungere con uno sforzo economico non ingente, allora vada per lui. Inoltre, conosce l’ambiente ed è apprezzato dal tecnico. Se, però, si dovesse scegliere tra lui e il sassolese, non avrei dubbi. Preferisco una Juve Loca. Capitolo Cristiano. Non so se ormai vi è il tempo di imbastire qualsiasi ipotesi di addio. Spostare un’azienda come CR7 non è esattamente simile a contattare un calciatore di prima categoria per portarlo altrove. Sento voci di un possibile scambio con Icardi. E’ chiaro che, alla luce delle necessità di campo, sarebbe assolutamente perfetto per i bianconeri. Si ha un eccesso di esterni offensivi: Chiesa, Cuadrado, Bernardeschi, Kulusevki, Ronaldo. Il lusitano non ama fare il centravanti. Ormai è palese. In area è devastante e micidiale ma, se esiste il bisogno di far respirare la squadra, fatica da matti a tenere alta la palla. Difficile chiedergli il lavoro di fisico, spalle alla porta. Spesso, il difensore ha la meglio. E’ uno dei pochi punti deboli. Si rinuncerebbe potenzialmente a una quarantina di gol stagionali, ma si inserirebbe un bomber capace di segnare e, se nell’ambiente giusto che non ha trovato a Parigi, abile pure nell’adoperarsi per i compagni. Ci si guadagnerebbe dal punto di vista economico? Può essere. Occorre considerare, poi, che un certo Federico da Genova potrebbe presto raccogliere le veci di Cris. Attenzione, perché sgrezzandosi ulteriormente, l’ex viola è quanto di più simile al portoghese noto nel panorama calcistico mondiale. L’addio del lusitano, tuttavia, mi sembra davvero poco fattibile. Al momento, non lo terrei tra le opzioni. Fine? Quasi. Mi concentrerei poi sugli esuberi: Dragusin, De Sciglio, Rugani, Frabotta, Fagioli… Non ho nominato Demiral perché Chiellini non rappresenta una garanzia di continuità ed è logico che non si possa approcciare al torneo con soli 2 centrali. Occorre scegliere chi lasciare partire tra il romeno e il turco. Alla luce della cessione di Daniele, già più volte bocciato, occorre valutare il mercato e scegliere tra gli altri due. Ora il discorso è davvero chiuso. Poche operazioni. Mirate. Sfruttando le opportunità. Ah dimenticavo… Il vice portiere? Se Perin si convincesse di restare...

Si giunge, quindi, al modulo. Allegri ha più volte dimostrato di non essere un talebano tattico. Lui lavora con il materiale a disposizione e si adegua a esso. Questo è chiaro. L’idea più quotata è quella del 4-2-3-1, ma attenzione anche al 4-3-3 e al 4-4-2. Non si scarta nemmeno il 3-5-2. Nel primo caso, la formazione: Sczcesny; Danilo, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Locatelli, Bentancur; Cuadrado, Dybala, Chiesa, Ronaldo. Nella seconda opzione, invece, si avrebbe un trio in mediana dove il sassolese agirebbe davanti alla difesa, mentre Rabiot e Bentancur sarebbero le mezze ali. In attacco, però, si dovrebbe sacrificare la Joya. Non si può allontanarlo troppo dalla porta avversaria. Lì, potrebbero trovare spazio CR7 e, dall’altra parte, Chiesa. La prima punta sarebbe Morata con l’argentino pronto a ricoprire, alla bisogna, il ruolo di falso nove. Con il 4-4-2, si dovrebbe chiedere, al portoghese, la grazia di abbandonare la corsia di sinistra per fungere da prima punta in coppia con Dybala. Qui entrerebbe in scena Cuadrado che giocherebbe ala destra con Chiesa sulla corsia mancina. In mezzo al campo, spazio alla premiata ditta B&L. Con la difesa a 3, invece, occorrerebbe trovare un fedele compagno di Bonucci e Chiellini. Insomma, qualcuno che faccia le veci di Barzagli. Nel gioco di Pirlo, Danilo rappresentava lo scudiero. La retroguardia allegriana potrebbe risultare un po’ più statica e, forse, quel ruolo apparterebbe a De Ligt con il carioca pronto nelle tante occasioni in cui Re Giorgio sarebbe costretto a cedere il passo. Le corsie esterne potrebbero essere occupate da Alex Sandro e Cuadrado più propensi di Chiesa a tale tipo di sacrificio. Non stiamo parlando del calcio fluido e, in fase di non possesso, ci si avvicinerebbe di più al 5-3-2 che al 4-4-2. A meno che Max non voglia sfruttare un’opera già iniziata, tenderei a scartare una simile ipotesi. Al suo primo sbarco, ebbe la grande umiltà di non distruggere da subito un lavoro vincente. Lo fece in corso d’opera passando dal 3-5-2 di contiana memoria al 4-3-1-2. Credo, però, che stavolta non sarà lo stesso. I motivi sono palesi. Là si giungeva da un ciclo di 3 anni vincenti. Questa volta non è proprio così e, nella passata stagione, Andrea non ha consolidato le sue idee nel gruppo.

Volete sapere cosa penso?
Proporrò un’idea. E’ chiaro che è soltanto un parto della mia mente e non mi metterei mai nelle possibilità di dare lezioni a uno come Allegri. Penserei, però a un ipotetico 4-3-2-1. Mi accingo a spiegarne i motivi. La formazione sarebbe questa: Sczcesny; Danilo, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Bentancur, Locatelli, Arthur; Dybala, Chiesa; Ronaldo. I pro: Mancini ha vinto. Perché non “scopiazzarlo”? Senza volere scimmiottare qualcosa di infattibile, semplicemente acquisendo ciò che si può. Alcune basi si trovano già in casa. Il riferimento è alla coppia di centrali difensivi. La mediana, poi, è un’autentica imitazione. Nella vincente avventura, Manuel ha sempre giocato come mezz’ala in aiuto al costruttore. Qui dovrebbe fungere da regista. Seppur in un centrocampo a 2, quindi non come play puro, a Sassuolo ha mostrato di cavarsela egregiamente. La responsabilità sarebbe alta, ma il coraggio è una virtù. Loca sarebbe, perciò, Jorginho. Quando ristabilito, Arthur potrebbe fare le veci di Verratti. Ha meno rapidità ma, come capacità di far circolare la sfera, di difenderla e di “trotterellare” nella metà campo avversaria, potrebbe assomigliargli. Ha, poi, un ottimo tiro dalla distanza che l’aiuta a compensare gli inserimenti. Bentancur è Barella. Completamente scevro da compiti di costruzione, può ricoprire quello che mi pare essere il suo ruolo preferito. Il gregario. Non è un minus. Anzi. E’ un compito fondamentale. Sarebbe l’incontrista puro e in quel modulo risulterebbe utile come il condizionatore, di questi tempi, sull’A1. Dybala e Chiesa fornirebbero ulteriore qualità. La Joya, che giocherebbe dalla parte dell’uruguayano, potrebbe persino essere sgravata da troppi compiti difensivi. Inoltre, rimarrebbe nella zona centrale andando più vicino alla porta e a Cristiano. Il modulo risulterebbe piuttosto fluido nel senso che i due potrebbero pure scambiarsi la posizione. L’importante è che Ronaldo e Chiesa non finiscano per “pestarsi i piedi”. Fede, infatti, sarebbe lasciato libero di spostarsi di più sulla sinistra andando a cercare le sue zolle preferite. I malus? Rimarrebbe fuori Cuadrado. Il colombiano è una risorsa a cui non si può rinunciare, ma non so se sarebbe in grado di giocare dietro alla punta. Potrebbe alternarsi, però, con Danilo come terzino. Lo schema non è fisso. A volte, Dybala gli lascerebbe lo spazio passando a un puro 4-3-3. E Rabiot? Si rinuncerebbe pure al francese, ma una stagione è lunga. Anche lui troverebbe i suoi minuti. Il sacrificio maggiore, però, sarebbe quello domandato a CR7. Proprio per questo, mi sento di affermare che, solo ed esclusivamente dal punto di vista tattico, rischia di essere un corpo estraneo al progetto. Serve assolutamente una prima punta vera e propria che possa alternarsi con Morata. Ci sono troppi esterni, ma si può e si deve ovviare al dilemma.