Con la Lazio la Juve ha fatto un bel primo tempo, poi è praticamente sparita, ha risentito  pesantemente del ritorno della squadra di Inzaghi e sul contropiede degli avversari è andata a picco: prima sconfitta stagionale del gruppo Sarri. Che adesso tornerà a Torino a chiedersi dove la Juve abbia sbagliato, e quali siano i suoi punti deboli. Stavolta nemmeno Dybala schierato fin dall’inizio ha risolto il problema. Ronaldo è apparso più tonico, ma alla fine è stato travolto pure lui.

La Juve in difficoltà ha avuto la sfortuna di incontrare la squadra più in forma del momento e cioè la Lazio di Inzaghi. Per una volta all’asciutto il micidiale Immobile, la Lazio è venuta fuori col suo gioco grintoso e molto offensivo e con due giocatori su tutti: Luis Alberto e Milinkovic Savic. Come aveva avvertito Sarri stesso la vittoria della Lazio porta i biancocelesti a ridosso della Juve stessa (-3) e teoricamente li coinvolge nella lotta scudetto (-5 dall’Inter). Immagino che di questo discorso ne Inzaghi né i giocatori vogliano sentir parlare, ma la grande festa di gioia dell’Olimpico questo ha voluto celebrare: il ritorno della Lazio a livelli che un tempo frequentava molto spesso e anche con grandi campioni. La notte dell’Olimpico è stata un lampo di ritorno al passato.

JUVE SCHIANTATA DAGLI SCARTATI

L’inizio di una nuova era. La Lazio non batteva la Juventus all’Olimpico, in campionato, da 16 anni. “Era il 2003, io giocavo ancora”, precisa Simone Inzaghi a fine partita. La sua squadra vince 3-1 con i campioni in carica. Il momento è magico, e lo si vede dal pubblico: 65mila persone. “Nemmeno al derby”, scrivono sui social alcuni tifosi. Che, adesso, iniziano a bisbigliare la parola ‘scudetto’.

La Juve lo segue da anni, ma gli è mancato il coraggio di affidarsi a un allenatore molto giovane, sin qui all’opera in un solo club (comunque con risultati incredibili, dato che è stato l’unico a rosicchiare qualche trofeo alla Vecchia Signora). In estate, dopo l’addio di Massimiliano Allegri, sembrava che potesse toccare a lui. Il suo nome però è stato scartato quasi subito, soprattutto dai tifosi che sognavano Pep Guardiola. Sfumato il catalano, forse mai veramente trattato, la società ha deciso di accaparrarsi l’allenatore a lui più simile tra quelli disponibili. Maurizio Sarri in effetti aveva fatto bene a Empoli e a Napoli. Col Chelsea aveva appena dimostrato di poter vincere in Europa (League). 

E così Inzaghi è rimasto a Roma, con i suoi pezzi da 90: Immobile, Luis Alberto, Correa e Milinkovic Savic. Pochi innesti, ma forse il segreto oggi è proprio questo. Far vedere a tutti che si sono sbagliati. Che questa Lazio può dire la sua in campionato, anche nella corsa scudetto. I biancocelesti hanno il secondo miglior attacco (36 reti, 17 segnate da Immobile. Solo l’Atalanta con 37 ha fatto meglio) e la seconda miglior difesa (15, come Juventus e Roma: l’Inter guida a 13). E adesso Simone Inzaghi, scartato durante i casting, è la seconda spina nel fianco della Vecchia Signora. L’altra, ovviamente, è Antonio Conte.

Un gol capolavoro ha illuminato Lazio-Juve. Il 2-1 porta la sua firma: Sergej Milinkovic-Savic. Un gol che i tifosi della Lazio ricorderanno bene perché evidenzia la qualità superiore del centrocampista serbo, vecchio pallino del mercato della Juve, dai tempi della cessione di Pogba, ma purtroppo per i tifosi bianconeri (visti i risultati) in estate la dirigenza Juventina ha preferito rinforzare il nuovo centrocampo di Sarri con gli innesti a parametro zero di Aaron Ramsey e Adrien Rabiot, lasciando al centrocampista della Lazio (di nuovo) il ruolo dello scartato.