Juve e Barcellona discutono sullo scambio di vari giocatori. Non è una novità. In realtà lo fanno da tempo, da prima dell'affare Pereira-Marques. Vari i calciatori messi sul piatto da entrambi i club, ma per un motivo o per un altro poi la trattativa non va in porto. Emblematica la vicenda Rakitic-Bernardeschi saltata per i motivi che conosciamo.

Da settimane si parla, invece, dello scambio Pjanic-Arthur. Una trattativa definita ogni volta come “in dirittura d’arrivo” salvo poi un piccolo passo indietro il giorno dopo. Dico da subito che lo scambio non mi entusiasma. E non perché preveda l’addio di Pjanic, ma per l’arrivo di Arthur che, di per sé, chiuderebbe le porte a un altro acquisto che giudico fondamentale. La cessione del bosniaco è un’operazione che può essere fatta solo questa estate se si vuole provare a monetizzare il più possibile, anche solo in termini di plusvalenza. Giunto a 30 anni è questo il momento di venderlo alle cifre richieste, tra l’altro liberandosi di un ingaggio lordo importante. Oltre all’aspetto economico c’è quello tattico. Pjanic venne designato come l’erede di Pirlo, ma non è mai riuscito a compiere il grande passo. Nemmeno l’arrivo di Sarri lo ha aiutato, spesso spaesato di fronte al quel calcio estremamente veloce e fatto di tocchi rapidi come chiede il tecnico bianconero. Anche la questione dei 150 tocchi a partita è stata male interpretata perché, se da un lato è vero che gioca un gran numero di palloni in ogni gara, è altrettanto vero che buona parte viene smistata ai suoi lati o indietro.
L’inizio di stagione aveva fatto ben sperare, ma poi il suo rendimento è andato scemando. Sarri, nelle settimane precedenti all’emergenza Covid, ha preferito adattare Bentancur in quel ruolo e non sempre per problemi fisici del bosniaco. Il giovane uruguaiano ha fatto vedere qualcosa in più, soprattutto a livello di grinta e aggressività in mezzo al campo, argomenti sconosciuti a Pjanic. Chiaramente ancora non ha la tecnica del bosniaco, ma sembrava adattarsi meglio a quel calcio veloce che chiede Sarri.

Veniamo ad Arthur. Le qualità del brasiliano non si discutono. Gioca con la 8 sulle spalle, nel Barcellona, e non è cosa da tutti. Tecnico, grintoso, tiro discreto, ottima visione di gioco. Il problema? La discontinuità. La sua carriera, sebbene solo agli inizi dati i suoi 23 anni, è costellata di partite saltate per infortunio o altre ragioni. Fino allo stop della Liga, su 27 gare di campionato disputate dal Barca, Arthur ne aveva saltate già 9 per infortunio. Convocato in 18 match è partito titolare 12 volte. La stagione precedente non era andata meglio. Su 38 match, 7 saltati per infortunio; 30 le convocazioni di cui 19 da titolare. C’è da dire che la concorrenza è folta nel centrocampo del Barca dove spiccano giocatori dal curriculum importante. Ma a preoccupare sono le assenze per infortunio, tutti problemi non gravi e relegati nell’orbita dell’infortunio agli adduttori o noie muscolari, roba da far impallidire anche Douglas Costa. E gli stessi numeri li aveva messi in mostra anche al Gremio quasi a conferma di una certa fragilità.
Numeri del genere devono necessariamente far riflettere la dirigenza bianconera, perché soprattutto il centrocampo fa già i conti con problemi simili di vari giocatori.
A questo si aggiunge un problema di programmazione. L’arrivo di Arthur, nell’ottica di uno scambio alla pari con Pjanic chiuderebbe le porte a Tonali. Quello che Pirlo, ieri, non ha definito come suo erede perché «è più completo di me». Più volte anche io ho pronunciato questa che sembra una bestemmia a tutti gli effetti, ammetto di averlo fatto sottovoce, ma se lo dice Pirlo allora c’è da crederci. Effettivamente Tonali ha qualcosa che lui non aveva come l’aggressività a centrocampo, una buona capacità di recuperare palla sia in fase difensiva che di pressing alto, a cui unisce una ottima visione di gioco e tecnica sopraffina. Non ai livelli di Pirlo, chiaramente, ci sarà da lavorare molto, ma la base di partenza lascia ben sperare.
Prendere Arthur, quindi, significa abbandonare la pista Tonali. Ruolo troppo simile e troppo giovani per stare insieme nella stessa squadra. Il rischio è di non valorizzare nessuno. Ecco che a questo punto diventa interessante l’ipotesi Semedo. Leggendo le cronache quotidiane, il terzino blaugrana è uno dei sacrificabili. Se ce ne fosse la possibilità, preferirei scambiare Pjanic per Semedo e soldi. A questo cash aggiungere la parte mancante per convincere il Brescia a cedere Tonali. La Juve si ritroverebbe con il futuro Pirlo in rosa (classe 2000) e un terzino con cui sostituire il partente De Sciglio (si spera) senza doverlo poi andare a cercare sul mercato e accontentarsi di quello che c’è (ben poco).

Capitolo Rabiot. Il suo mancato rientro finora è un qualcosa di grave. La Juve ha investito molto su di lui, ma il rendimento sul campo non è stato mai all’altezza, spesso svogliato. Sarebbe dovuto arrivare per primo a Torino, per dimostrare la sua voglia di ricominciare subito e riscattarsi. Invece il primo ad arrivare è stato un certo Cristiano, uno che non ha nulla da dimostrare e che sarebbe potuto rientrare con tutta calma senza che nessuno gli dicesse niente. Invece no. Ecco, forse qua sta la differenza di professionalità e rispetto per il club tra lui e Rabiot.
Insomma, ciao Adrien.