Se c'è una cosa che è chiara ad ogni appassionato di sport, è che i direttori sportivi sono come le sirene. I loro richiami e le loro parole sono convincenti, lineari, a volte anche troppo dirette. Dietro però c'è strategia, ci sono obiettivi nascosti e missioni per non rafforzare le dirette concorrenti. Paratici è un docente In materia, così come Marotta, suo mentore.
Il numero uno del mercato bianconero ha parlato di trattative creative, ha paventeto una sessione stile trade Nba, ma la verità sembra essere diversa. La Juve ha tre obiettivi. Il primo è vincere, neanche più una missione, ma uno stile. Gli altri due sono precisi e puntano a svecchiare la rosa, dando qualità, reti e assist alla mediana.
Quest'anno il bottino dei centrocampisti è davvero esiguo. In campionato il centrocampo bianconero ha prodotto 7 reti e 7 assist (5 solo Bentancur), con un Rabiot praticamente mai pervenuto, khedira infortunato ma non ai soliti standard e Pjanic che ha brillato solo nella prima fase.
Nello scacchiere di Allegri, che prediligeva forza e muscoli, il lavoro di questi giocatori era indispensabile. Sarri invece vuole qualità e in questa direzione il colpo Kulusevski è mirato. Gol e assist in qualsiasi ruolo, dinamismo, capacità di adattarsi ed età giovane. L'investimento è garantito, anche perché i 5 gol più assist dello svedese rappresentano un bottino pesante al primo anno di Serie A. E gli altri? Al netto degli ingaggi e dei costi, Pogba e Milinkovic-Savic in questa fase sono sogni, Tonali è una garanzia nonostante giochi lontano dalla porta e Arthur è un obiettivo conclamato. Il costo è accessibile, il dinamismo non manca, la qualità è da brasiliano puro e la presenza sotto porta non difetta al blaugrana. Tutti nomi già da tempo sul taccuino, ma l'impressione è che ci sia qualche carta nascosta. Zaniolo e Castrovilli ingolosiscono. Il giallorosso è un talento puro, fisico, capace di andare in gol, anche accessibile in una Roma che deve cedere ma che vorrebbe mantenerlo. Il viola sembra invece perfetto per il gioco di Sarri. Tocchi di prima, distribuzione del gioco capillare e scientifica, qualità e tecnica.
Poi c'è Jorginho, che da Verona a Napoli è diventato pupillo di Sarri oltre che campione, e al Chelsea ha dimostrato che la qualità splende ovunque se è pura. Attenti però a Paratici, perché due piste ancora poco battute sembrano ingolosire. Van der Beek è un giocatore di spessore vero. Giovane ma già esperto, capace di far gol, centrocampista puro ma anche abile nell'inserirsi, è un gioiello che un grande dirigente considera forzatamente. Come lui Aouar del Lione, che all'andata in Europa ha tenuto in apprensione la mediana bianconera con giocate da applausi e una costante distribuzione di gioco e idee.
La lista di Paratici è piena, ma scusateci se non ci fidiamo molto. Due sono le cose certe. La prima è che la Juve farà un colpo in mediana, la seconda che nulla è scontato e prevedibile per un dirigente in grado di portare a Torino Ronaldo e De Ligt.