Come direbbero i napoletani "adda passà 'a nuttata", e la "nuttata" è passata. Anche più di una a dirla tutta e la delusione piano piano sta lasciando spazio a qualche pensiero meno di pancia e un pizzico più ragionato. Da dove partire quindi? Direi - purtroppo - dal più classico "ci risiamo": eravamo arrivati in finale, ci eravamo caricati di aspettative e questa volta forse anche a ragione, e siamo tornati a casa con una legnata tra capo e collo di quelle pesanti. Quattro legnate, se vogliamo essere precisi.

Volendo provare ad ironizzare, anche questa volta l'unica "soddisfazione" è quella di aver migliorato il record che ci contraddistingue in Champions, quello delle finali perse. Personalmente, per questioni prettamente anagrafiche, mi sono perso solo quella con l'Ajax, ma da Magath in poi posso orgogliosamente dire "io c'ero". Oddio... forse "orgogliosamente" non è l'avverbio corretto, ne prendo atto, ma tant'è. Sette sconfitte, cinque consecutive, tutte con le loro differenti motivazioni. Con l'Amburgo e con il Borussia probabilmente troppa supponenza. Con l'Ajax e con il Barcellona eravamo oggettivamente gli underdog. Con il Real nel '98 ci si è messa di mezzo anche un po' di sfortuna (non erano nelle migliori condizioni né le gambe di Del Piero, né gli occhi del guardalinee). Con il Milan un mix di ingenuità (ammonizione di Nedved in semifinale) e sfortuna (la lotteria dei rigori in cui la sorte inevitabilmente gioca un ruolo pesante). E comunque in quel caso c'erano due squadre di livello molto simile e il regolamento impone che una delle due debba necessariamente perdere: si fosse giocata 10 volte quella partita sono dell'idea che sarebbe finita con 5 vittorie Juve e 5 vittorie Milan. Ma questa volta? Come è possibile essere stati travolti in questo modo così netto? Che diavolo è successo in quel quarto d'ora, dentro gli spogliatoi? Personalmente mi sono dato due motivazioni: una legata ad aspetti tecnici, una legata ad aspetti mentali.

Parto dalla seconda: la questione psicologica. C'è poco da fare, una finale di Champions per la Juve non è una finale "qualsiasi". Per noi la Champions è la coppa stregata per definizione, mai una volta che siamo riusciti a sollevarla in una partita normale, dopo 90 minuti in cui abbiamo dominato, in cui abbiamo dimostrato di essere veramente i più forti. Per quella dell'85 è inutile scrivere ulteriori parole, per quella del '96 è vero, l'abbiamo vinta, ma ai rigori, all'ultima possibilità, quando - come scrivevo per Juve-Milan - ci vuole anche la sorte a darti una mano. E poi 6 (fino all'altra sera) brutte, bruttissime sconfitte, il cui fantasma non può non aver albergato nella testa dei giocatori. Abbiamo perso (anche) per la paura di perdere: può sembrare un paradosso ma non lo è. L'unico modo per cambiare tutto questo a mio avviso è acquistare altri giocatori che la Champions l'hanno vinta, da protagonisti, più di una volta, che a quella coppa "danno del tu", a cui non viene il braccino corto quando si tratta di prenderla e sollevarla. Altri Dani Alves per capirci. Non ne basta uno solo in squadra, perché se gli altri mollano, se agli altri iniziano a tremare le gambe, non è solo un giocatore che può cambiare le sorti della partita. Ben venga un Iniesta quindi, per non parlare di un Modric. E' vero, quest'anno avevamo anche Khedira e Mandzukic che quella coppa l'avevano già alzata, ma Khedira non era al meglio e il Manzo... beh, lui l'ha messa dentro (e in che modo!) ma se il resto della squadra permette al Madrid di segnarne 4, a cosa serve? 

Vengo all'altro motivo, quello prettamente tecnico, che si può riassumere brevemente con questa considerazione: noi uno come Lemina ce l'avevamo in panchina (e, nel secondo - terribile - tempo, in campo), loro uno come James Rodriguez si sono permessi di mandarlo in tribuna. E' inutile che ci giriamo intorno e che ci facciamo illusioni, la nostra rosa non è lontanamente paragonabile a quella del Madrid, per quanto Marotta e Paratici abbiano finora lavorato bene (sarebbe assurdo non riconoscerglielo). Ci manca ancora parecchia strada da fare per arrivare a livello di Barca, Real e Bayern: forse non più tantissima se prendiamo in considerazione gli 11 titolarissimi (tanto è vero, e non è certo un caso, che con i titolari tutti in forma eccellente abbiamo schiantato il Barcellona) ma se consideriamo le seconde linee il divario è ancora siderale.

Attenzione, non ne faccio una questione di fatturato: per quanto sia ovvio che conti, non può e non deve essere preso come scusa. Comportamenti del genere lasciamoli ad altri e cerchiamo di ragionare se si sarebbe potuto fare meglio: a mio avviso sì! L'anno scorso Marotta ha dichiarato che Higuain sarebbe stato acquistato anche senza vendere Pogba, segno che molto probabilmente c'erano altri soldi da impiegare sul mercato, cosa testimoniata anche dal tragicomico tentativo, finito con un nulla di fatto, di portare a Vinovo un altro centrocampista. Altro imperdonabile errore fu la continua indecisione di Allegri sul modulo da utilizzare, con la tardiva decisione di puntare tutto sul 4-2-3-1 degli ultimi mesi: modulo che ha dato ottimi risultati per molti aspetti (e che per questo mi auguro venga utilizzato anche l'anno prossimo) ma del tutto inadatto alla rosa a disposizione visto che davanti, complice anche l'infortunio di Pjaca, non abbiamo potuto concedere un minuto di riposo ai titolari che sono scoppiati proprio sulla linea del traguardo (Cuadrado a dirla tutta anche prima dello sprint finale). E l'attacco in riserva si è unito a quel centrocampo che si sapeva chiaramente deficitario già il primo di settembre scorso, a mercato estivo appena concluso. Se a fine anno, nella partita più importante, siamo arrivati quindi con Khedira e Pjanic non al 100%, con l'attacco in riserva e con gli uomini in panchina oggettivamente non all'altezza di una finale di Champions, mentre dall'altra parte in panchina sedevano Asensio, Bale e Morata (con James e Lucas Vazquez in tribuna...), forse non è (solo) colpa del fatturato, ma di scelte che sarebbero potute essere migliori in passato: un portafoglio un po' più aperto ad agosto (uno come Witsel, in ottica di turnover, sarebbe stato utile come il pane!) e un po' più di coraggio e idee chiare fin dall'inizio da parte di Allegri, in modo da costruire la squadra compatibilmente con il modulo di gioco. 

Detto questo, con l'apertura del mercato estivo è appena iniziata la stagione che porterà a Kiev: vediamo di imparare dagli errori fatti per far finalmente sollevare a Gigione quella maledetta coppa!