È stato il primo anno della deflagrazione del mercato arabo. L'apripista è stato Cristiano Ronaldo che da giovane Mosè del calcio che conta ha snobbato la MLS americana e ha preferito i petroldollari Sauditi. Dopo di lui, una vera e propria emorragia di talenti convinti a suon di milioni si sono presentati a cospetto dei ricconi che forse sperano di creare una lega calcistica dal nulla ma che intanto stanno viziando il calciomercato europeo. Già troppi gli esempi di trattative saltate per inserimento di un club Arabo. 

Ed è proprio in casa Juventus che avviene un fenomeno contrario. Non acquistare talenti, ma vendere giovani con potenziale da campioni per fare cassa. È stato il caso Nicolò Rovella, venduto alla Lazio. Ma troppi sono i nomi che si affacciano a potenziali trattative: Soulè, Illing Jr. e Miretti. 

Giocatori di enorme prospettiva, già ampiamente inseriti nelle partite dello scorso campionato e che giustamente fanno gola a tante squadre proprio per il loro potenziale futuro. O forse solo per la plusvalenza che potranno generare quando saranno rivenduti? 

Il tornare a vincere subito imposto dalla mentalità Juve passa per il riscatto di un allenatore che, subissato da 2 anni di "Zero Tituli" e centinaia di migliaia di "#Allegriout", necessità di un instant-team per il quale si è disposti a vendere il giovane Dusan Vlahovic per prendere il trenetenne Romelo Lukaku. Una mossa dubbia sia per programmazione che per reale strategia tecnico-finanziaria. 

Le casse in casa Juve non sono molto profonde, oramai questo è chiaro ma questi giovani promesse possono davvero essere solo un libretto degli assegni?