Fine stagione, tempo di bilanci in casa bianconera.
Un'annata cosi travagliata non si viveva dai tempi infausti di calciopoli 2006, ma con la viva sensazione che tutta la centrifuga mediatica creata intorno alla squadra si sia rivelata poi un salvagente per coprire i problemi manifestati.

LA SOCIETA' - Che ci fosse bisogno di un cambiamento era sotto l'occhio di tutti da tempo, che sia iniziato dal giorno dopo il disastro del progetto Superlega è stato meno evidente.
Andrea Agnelli è sempre stato un Presidente tifoso, di questo bisogna rendergli atto, cosa che nel calcio moderno è merce sempre più rara ma se si è arrivati a questa situazione non si può che attribuire la maggior parte se non tutte le colpe alla sua gestione.
E' come se col passare degli anni e delle vittorie sul campo si sia pensato "onnipotente", con la presunzione di sapere e potere fare tutto meglio di chiunque altro.
Tutto questo ha portato ad esonerare il miglior DS italiano degli ultimi 15 anni senza mai sostituirlo (Paratici è sempre stato e sempre sarà un buon secondo, Cherubini non è e non sarà mai un Direttore Sportivo), a gestire gli allenatori in maniera quanto meno discutibile (esonerare Allegri con ancora 3 anni di contratto, prendere Sarri per poi cacciare anche lui dopo uno scudetto vinto, tenendo a salatissimo libro paga due allenatori e ripiegare su Pirlo, completamente inesperto e inadatto al ruolo, finendo per riprendere Allegri a fine dei 3 anni di paga vissuti sul divano con un contratto di 5 anni al doppio della cifra!), a creare due buchi da 400 milioni di euro a bilancio (coperti con relativi aumenti di capitale) concludendo con il fattaccio Superlega (progetto affascinante ma sbagliato nei modi in cui è stato pensato e elaborato) mettendosi contro tutto e tutti (UEFA, FIGC) senza mai pensare di fare un passo indietro e chiedere scusa anche quando la barca era palesemente affondata.
E' stato John Elkann a doverci mettere una pezza, l'era Agnelli si è conclusa il giorno dopo il naufragio Superlega e relativo crollo in borsa delle azioni. Impossibile cacciare Andrea Agnelli in quell'occasione, sarebbe stata una vera Caporetto economica, ma da lì in poi il fatto che le sue dichiarazioni siano state sempre meno e che ci sia stato un cambio di rotta radicale sulla gestione societaria è abbastanza solare.

IL MERCATO - Con il senno di poi è molto facile pensare che le scelte di mercato stagionali si siano rilevate completamente o quasi sbagliate.
Ma sfido chiunque, tornando a settembre, a dire che prendere Pogba e Di Maria a 0 euro (stipendi teoricamente salatissimi ma che con il decreto crescita segnano a bilancio rispettivamente 5 e 2,5 milioni di euro) vendere De Ligt a 70 milioni (che in due anni ha dimostrato poco o nulla e che essendo il terzo anno sarebbe costato 12 milioni di euro) per prendere a 35 Bremer (miglior difensore del campionato italiano precedente) e a 12 milioni Kostic (scommessa che ha pagato a mio avviso) che non si siano fatte delle buone operazioni.
La realtà dei fatti ha raccontato una storia diversa che tutti conosciamo, soprattutto relativa a Pogba forse intuibile ma difficilmente ipotizzabile in questa misura, ma con i se e i con ma la storia non si fa.

PROCESSO PLUSVALENZE - La vera vicenda al limite del tragicomico degna della cultura della commedia Italiana!
Premettendo che quando si sbaglia è giusto che si paghi e che il vero problema di cui pochi o nessuno parla è che il sistema calcio va completamente rivisto in quanto si sta trasformando sempre di più o oramai quasi del tutto in qualcosa che con lo sport centra davvero poco, la gestione della vicenda è stata a dir poco deprimente.
Partendo dall'origine del problema, viviamo in un paese nel quale in tutte le aule di tribunale sopra le teste vige una scritta "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI".
Che non sia cosi ce lo insegna la storia italiana su argomenti enormemente più importanti di quello che dovrebbe essere considerato uno sport, ma continuo a non trovare un riscontro obiettivo alla domanda: "PERCHE' UN'INDAGINE UNILATERALE?"
Le plusvalenze sono un esercizio di bilancio sano, il principale modo di sopravvivenza delle Società, per il quale tramite la valorizzazione di un proprio tesserato si trae un profitto utile.
Verissimo, ma che sia diventato L'UNICO mezzo con il quale TUTTE le società cercano liquidi per sopravvivere anche tramiti mezzi non del tutto leciti è abbastanza solare.
Di casi a questi livelli in questi anni ce ne sono stati tantissimi (Osimhen... 70 milioni di cui 35 pagati con due ragazzini della primavera che non sono mai andati a giocare a Lille?? Casadei... valutato e venduto a 40 milioni di euro senza aver mai giocato un minuto in serie A?? Scambio Nainggolan/Zaniolo con quest'ultimo valutato 40 milioni e che allora aveva a referto 10 minuti in campionato?? ecc..ecc..ecc..), operazioni che anche a chi come noi non è esperto di bilancio sportivo sono sembrate abbastanza discutibili.
Come mai allora non indagare?
Ma al netto di questa considerazione, che lascia il tempo che trova, visto che non verificabile al momento, entriamo nel dettaglio di quello che è considerabile uno dei tanti momenti bui della giustizia italiana.
Processo di primo grado, prima volta perciò sentenza che farà storia futura, richiesta dell'accusa 9 punti di penalizzazione, sentenza 15!!
Già questo sembra assurdo, è come se venissi processato per un furto al supermercato, venissero chiesti per me da chi mi ha accusato 5 anni di galera (che si pensa ovviamente possa essere il massimo visto che chi li sta chiedendo non ha ovviamente interesse a farmi pagare meno) e mi dessero 20 anni!
E' ovvio e scontato che quando si ha la sensazione di aver subito una condanna esagerata passa in secondo piano il motivo per il quale mi è stata inflitta.
Da qui parte la seconda parte tragicomica della vicenda, che porterà a smascherare la fede calcistica che ha portato a sentenza del PM, a togliere i 15 punti di penalizzazione dal consiglio di Garanzia del Coni e che, con ogni probabilità. porterà a 9 punti finali di penalizzazione.
Morale? Se chi avesse giudicato in primo grado, Pubblico Ministero della Repubblica Italiana, l'avesse fatta in maniera obiettiva e non condizionato dalla propria fede calcistica (cosa gravissima a mio giudizio) questi 6 mesi di incertezza si sarebbero potuti evitare.

EUROPA SI', EUROPA NO - Anche se al netto della penalizzazione, che verrà inflitta alla squadra, a fine campionato dovesse trovarsi in zona Europa, difficilmente potrà partecipare alle coppe l’anno prossimo.
La sensazione personale è che comunque la somma delle due penalizzazioni (processo plusvalenze e stipendi) porterà a non creare neanche il dubbio, ma anche fosse la UEFA e Ceferin in particolar modo, scottato da quello che è successo con la Superlega, non sarà morbido nella gestione della questione a livello europeo.
Un anno senza coppe potrebbe dimostrarsi anche utile in questo periodo storico in cui regna l’incertezza a livello societario e tecnico.

ALLEGRI SI', ALLEGRI NO - Esiste una certezza per il futuro: si ripartirà da Allegri.
La motivazione è molto semplice, non si ci può permettere di rifare lo stesso errore fatto 3 anni fa, e pagare 10 milioni all’anno un allenatore per farlo stare a casa e prenderne un altro.
Ma in che modo? Di sicuro Allegri deve tornare a fare esclusivamente l’allenatore come ai tempi di Marotta e non avere potere sul mercato, se non quello di dare un'idea di quello che vuole essere il suo modo di giocare. Questo implica che ovviamente bisogna ripartire prima di ogni altra cosa da un Direttore Sportivo, che sia Giuntoli o qualunque altro, con potere decisionale unico, prendendosi anche dei rischi.
Una volta sistemata la parte tecnica, va rivista quella Dirigenziale.
In un periodo di transizione societaria, giusto avere burocrati come Calvo, ma c’è bisogno anche e soprattutto di figure sportive di riferimento, che conoscono l’ambiente e conoscono il calcio. Ben vengano le voci su Del Piero, Barzagli, Marchisio… uomini di Juve e da Juve, ma qualsiasi decisione si voglia prendere lo si deve fare in direzione di un progetto di rinascita sportiva concreto.

I RISULTATI - Giusto riconoscere i meriti di Allegri nella gestione squadra in un anno in cui era difficile tenere unito un gruppo comprensibilmente condizionato dalle questioni extra campo.
Giusto riconoscere che molto probabilmente non tutti sarebbero stati in grado di gestire la situazione e farlo in maniera comunque concreta.
Ma le vicende extra campo non possono e non devono essere una scusante per giustificare una stagione deludente specialmente per nel modo che è maturata.
Non bisogna dimenticarsi infatti che, prima che il ciclone processuale si abbattesse su società e squadra, la Juve era già uscita dalla Champions e a 13 punti di distanza dal Napoli in campionato.
Gli errori tecnici sono palesi, a partire dall’idea di gioco che si aveva espresso di voler fare all’inizio dell’anno sulla quale si era basato il mercato su indicazioni precise dell’allenatore (4-3-3), per poi virare su un più famigliare 3-5-2 praticamente da subito.
Il problema è che la squadra nell’ideale era stata creata a Settembre per poter essere messa in campo in un modo diverso come detto in precedenza trovandosi a gestire giocatori fuori ruolo con ovvi scadenti risultati.
Troppo semplice attribuire al fatto che non si è dovuto fare a meno di Pogba per tutto l’anno per giustificare un cambio di modulo obbligando calciatori a giocare fuori ruolo.
Non tutti gli anni riesce un esperimento come con Cuadrado, terzino a tutta fascia, e con Kostic e Chiesa questi limiti si sono visti.
La cosa meno facile da digerire per il tifoso è che la squadra non gioca male… non gioca proprio!
Ottima o quasi la fase difensiva, inesistente o quasi la fase offensiva, tanto da dare l’idea che se si prende gol difficilmente si ribalta il risultato (mai successo in tutta stagione) e che le vittorie spesso sono nate da gol frutto di occasioni sporche e non di manovra costruita.

L’ANNO CHE VERRA’ - Di sicuro bisogna prendere atto del fatto che le cose dovranno cambiare, il ciclo è finito è bisogna ripartire quasi da capo.
Lo si farà da Allegri, a meno di clamorose dimissioni che non mi aspetto, e bisogna metterlo nella condizione di lavorare nel miglior modo possibile.
Ripartire ad un'idea di schema di gioco e costruire una squadra in grado di avere i giocatori al proprio posto prendendosi anche dei rischi sul mercato.
La pazienza in questo momento è l’unica medicina possibile...