Qualcuno ha mai pensato a cosa accadrebbe se si disponesse della capacità di prevedere con esattezza il futuro? E’ una situazione così assurda da essere praticamente inimmaginabile. Riflettendo a fondo, però, si scorge il degenero più totale. Sorgerebbe una lotta continua tra chi si sforza invano di modificare la realtà e altri che, invece, vorrebbero mantenere lo status quo. Regnerebbe un caos inutile perché è impossibile cambiare quello che il Destino riserva per ognuno. Non finisce qui… Si immagini la noia dovuta all’assenza di stimoli che presto si tramuterebbe in vera e proprio angoscia. Questo porterebbe a una lenta macerazione e autodistruzione del singolo. Fortunatamente l’uomo è stato dotato di grande intelligenza, ma non è in grado di conoscere in modo aritmetico quello che gli accadrà. Tale prerogativa è esclusivamente Divina. La nostra specie, però, è altamente ingegnosa, capace e ambiziosa tanto da ideare strategie per riuscire a captare in maniera piuttosto veritiera quello che le spetterà. Al solo scopo esemplificativo, si pensi alla meteorologia.

Le previsioni hanno condizionato ogni ambito della vita e il calcio non poteva esserne escluso. Tanti tifosi si divertono a effettuare pronostici. Chi vincerà quella partita? Chi solleverà il dato trofeo? Chi trionferà in campionato? Esistono situazioni in cui azzeccare l’esatta soluzione pare davvero banale ma, nella maggior parte dei casi, risulta impresa ai limiti del possibile. Quando si riesce a ipotizzare la corretta teoria, si percepisce una forte sensazione di compiacimento perché si tratta di un modo per confermar e a se stessi le proprie conoscenze e abilità in materia. Chi azzecca la previsione difficile diviene quasi un “guru”. “Come facevi a saperlo? Sei un mago!”. No, come detto, gli indovini non esistono. Vi sono solo persone molto abili e preparate.

Se fino alla trascorsa stagione centrare la vincitrice dello Scudetto pareva “un gioco da ragazzi”, nell’attuale annata non è la stessa cosa. Serve un’impresa più ardua.
La Juventus sta monopolizzando la serie A da 8 tornei. A parte qualche rara eccezione, il dominio è stato davvero netto, evidente e palese. Si pensi al 2018-2019 con i bianconeri che hanno conquistato l’aritmetica certezza del successo tricolore già nel Sabato Santo. Pasqua non cadeva molto presto, ma il dato appena fornito esprime la facilità con la quale quest’armata ha raggiunto il proprio obiettivo. Per i tifosi, le ultime giornate di campionato hanno rappresentato un lento avvicinarsi disinteressato alle vacanze. Più che il risultato ci si domandava del futuro di Allegri e, quando anche questo enigma era stato risolto, la concentrazione ricadeva sul nome del suo sostituto reso noto soltanto a campionato abbondantemente concluso. Una vera e propria noia che non agevola sicuramente lo spettacolo. Il calcio è emozione e, se si perde questa prerogativa, nulla ha più senso di esistere.

Fortunatamente, in questa stagione, il vento è cambiato. La Juve è rimasta la squadra spaziale del recente passato, ma le avversarie si sono rinforzate in maniera evidente. All’interno di un miglioramento generale, Inter e Lazio paiono le compagini più attrezzate per l’assalto al trono sabaudo. Manca ormai soltanto un turno al termine del girone di andata e la lotta al titolo di campione d’inverno si è trasformata in un duello “bianconerazzurro” soltanto perché i capitolini hanno una gara in meno che recupereranno il prossimo 5 febbraio quando incontreranno il Verona all’Olimpico. Domenica, alle 20.45, la Vecchia Signora sarà ospite della Roma. I sabaudi non vincono in casa dei giallorossi dal lontano 2014. Un gol di Osvaldo regalò a Conte la concreta chance di centrare quota 102 punti. Per tutto il “periodo allegriano”, l’impianto romanista ha rappresentato un autentico tabù anche se 2 stagioni orsono uno 0-0 bastò per bagnare di champagne la trasferta piemontese nella Città Eterna. Quel pareggio valse la matematica conquista dello Scudetto. Riuscirà Sarri a sfatare il mito? In caso contrario, vi sarebbe il rischio elevato di osservare l’Inter che si gode il platonico trofeo di metà campionato. Sabato i nerazzurri affronteranno l’Atalanta a San Siro. Certamente il match contro la Dea non sarà una passeggiata di salute, ma la Beneamata osservata nelle ultime uscite è apparsa piuttosto devastante ritrovando pure un successo al “San Paolo” che, in campionato, mancava da più di 20 anni.

La vittoria del girone di andata rappresenta una situazione importante solo a livello statistico e quello che conta realmente è giungere davanti a tutte le rivali durante il prossimo mese di maggio.
Chi sarà la Regina? Juve, Inter o Lazio? Vi è ancora qualche possibilità di rimonta da parte della concorrenza?
Andando a ritroso, si parte con il rispondere all’ultima domanda. Dubito fortemente che vi siano chance di remuntada. La Roma di Fonseca è molto convincete. Il tecnico portoghese è stato in grado di raccogliere le macerie di una stagione piuttosto difficile giunta dopo un 2017-2018 davvero favoloso nel quale l’allora squadra di Di Francesco centrò la semifinale di Champions e il terzo posto in campionato. Fu proprio quella “sbornia” europea a lasciare l’apparenza di un forte mal di testa a un gruppo che l’anno scorso è sembrato ancora troppo provato dai recenti bagordi e dalla amara delusione patita contro il Liverpool in Coppa. E’ inutile negare l’evidenza. La Capitale, soprattutto nella sua sponda giallorossa, rappresenta una piazza tanto coinvolgente da essere assolutamente determinante nell’andamento della squadra sia in positivo che in negativo. Vestire la maglia della Roma è un’esperienza mistica che spreme ogni singola energia, ma che è in grado di donare soddisfazioni amplificate all’ennesima potenza. Si ricordi quanto accaduto dopo la rimonta che eliminò il Barcellona nei quarti di finale della citata Champions. La Città festeggiò quel successo come da altre parti si celebra la vittoria del trofeo. In Italia esistono soltanto 2 luoghi dotati di una simile caratteristica: Roma e Napoli. Gli uomini di Fonseca avrebbero tutte le chance per rimanere attaccati al gruppetto di testa, ma sono in fase di ricostruzione e i tempi paiono troppo brevi per immaginarli all’interno di una simile lotta. L’altra candidata alla risalita può essere proprio la compagine partenopea ma, pur essendo fornita di una rosa molto competitiva, non riesce a emergere da uno stato di profonda crisi che ormai sta mettendo a repentaglio pure la qualificazione in Champions. Nonostante le importanti assenze azzurre, lo “scontro diretto” perso ieri contro l’Inter è alquanto esemplificativo e sembra quasi una sentenza. Ora Gattuso non può nutrire sogni tricolore.

Prendendo in prestito un vocabolo utilizzato da un noto gioco in onda su Rai Uno, la lotta Scudetto parrebbe proprio ridursi a un “triello”. Chi sarà la più bella del reame? Romanisti a parte, quasi tutta la serie A che non sia “bianconerazzurra” farà un tifo sfrenato per la Lazio. In effetti, i ragazzi di Simone Inzaghi muovono una certa simpatia. Allegrismo o Sarrismo? Per gli amanti delle categorie, il tecnico biancoceleste si discosta da queste scuole di pensiero e si potrebbe avvicinare maggiormente ad altre filosofie. I Capitolini mescolano la “garra choliana”, alla verticalità tipica del “Contismo” e al “gegenpressing” di Klopp. Tutto questo ben di Dio verrà presto riassunto “nell’Inzaghismo”? Vedremo… Certo il mister emiliano sta compiendo miracoli e l’Aquila vola su vette tanto elevate. La sua squadra è abile nella gestione della gara riuscendo ad alternare momenti di asfissiante pressing sul portatore di palla avversario, come insegna il Liverpool, a istanti in cui rifiatare e compattarsi per ripartire con transizioni solitamente micidiali. Le tante vittorie giunte all’ultimo respiro manifestano il coraggio e la determinazione del gruppo. Contro avversarie come Juve e Inter, però, tutto questo sembrerebbe non bastare e l’impressione fornita dai biancocelesti è quella della monoposto lanciata alla massima potenza. Il rischio di fondere il motore è elevato. Servirebbero dei ricambi. La sessione di calciomercato attuale potrebbe essere di conforto al sogno tricolore, ma al contempo potrebbe spezzare la magia di un meccanismo quasi mistico che ha regalato 9 successi consecutivi in serie A.

Juve o Inter? E chi lo sa… Per la prima volta dopo tanti anni, a questo punto della stagione, la Vecchia Signora si trova davvero nella condizione di rischiare seriamente la corona. I lombardi forniscono un’impressione di solidità che non mostrava nemmeno il famigerato Napoli di Sarri. Nel più classico stile contiano, l’Inter non concede un millimetro di vantaggio. E’ come un fastidioso avversario di una maratona che, pur essendo meno veloce e resistente, riesce a sfruttare ogni lecito stratagemma per rimanere incollato a chi guida la corsa. Il rischio dei bianconeri è quello di rivivere sulla loro pelle ciò che provocarono al Milan nel 2011-2012. I rossoneri comandarono la classifica per tutto l’inverno senza mai scrollarsi completamente di dosso i piemontesi. Furono poi superati dai sabaudi che sfruttarono il primo errore avversario senza concedere alcuna possibilità di replica. La piazza ambrosiana è l’habitat più adatto possibile per una simile impresa. Il tifo sostiene la squadra con grande amore e vicinanza, ma non la “disturba” con gli eccessi di pressione vissuti in altre zone e, quando la situazione diventa pericolosa, il mister pugliese è un abile comunicatore in grado di ristabilire immediatamente la serenità. Il gruppo si è compattato intorno al suo “guru” che è realmente l’uomo capace di provocare il definitivo salto di qualità nerazzurro dopo che Spalletti era riuscito a riportare la Beneamata in Champions. Solidità e unione sono le solite armi del salentino che trova in Lukaku-Lautaro una coppia d’attacco fenomenale. Questi bomber sono riusciti a scomodare paragoni importanti con eroi del passato interista. Il belga ha realizzato ben 14 gol in campionato inseguendo Immobile, attuale capocannoniere, a quota 19. Dietro Romelu si trova il Re CR7 con 13 centri. Tali dati spiegano il valore del centravanti nerazzurro. La Juve è superiore ai lombardi e lo ha dimostrato pure nello scontro diretto del “Meazza” dove si è imposta con una prova di forza piuttosto significativa. Seppur contro un Cagliari troppo remissivo e non nel suo miglior periodo della stagione, con il poker rifilato ieri ai sardi, i piemontesi hanno risposto alle critiche patite dopo la sconfitta in Supercoppa Italiana con la migliore prestazione stagionale. Gli uomini di Maran hanno colpito 2 legni, ma non sono mai apparsi in grado di spaventare seriamente una rivale che ha dominato l’incontro dall’inizio alla fine. Dopo un primo tempo piuttosto abulico di occasioni, la Juve ha scaricato tutta la sua foga nella ripresa. L’errore di Klavan che ha spedito in gol Cristiano è stato un autentico cavatappi aprendo il gran ballo della Vecchia Signora. Il dato relativo ai passaggi corretti dei bianconeri è davvero impressionante denotando il manifesto del “sarrismo”. Durante tutta la sosta natalizia si è parlato di una squadra che faticava ad apprendere i diktat della sua nuova guida tattica. La replica è stata piuttosto impietosa. “Una rondine non fa primavera” e anche l’armata ammirata ieri ha denotato qualche lacuna soprattutto in fase di inserimento dei mediani per occupare meglio l'area avversaria. Detto questo, ci si trova di fronte a una compagine devastante che dispone di una rosa tanto lunga quanto straordinaria. Nonostante le tossine da utilizzare in Champions e l’incognita dovuta al cambio del mister, proprio per il loro strapotere e abitudine a vincere, i piemontesi restano i miei favoriti per il titolo. Non credo che Ronaldo e compagni commetteranno errori fatali lasciando spazio a un’avversaria che si sta già esprimendo al massimo livello. L’attuale calciomercato potrebbe avvicinare i valori assoluti e modificare pure le opinioni personali.

Sono perfettamente a conoscenza del fatto che i tifosi juventini non saranno d’accordo, ma questo campionato è magnifico perché sta finalmente cancellando troppi anni di dominio bianconero incontrastato. Se la Vecchia Signora dovesse risultare ancora una volta vittoriosa, i suoi supporter potrebbero tornare a festeggiare un trofeo sudato e sofferto come ormai non facevano più dando origine a celebrazioni simili quasi a una obbligata prassi. E battere Conte...