Non si erano ancora spenti i miasmi di biasimo peloso contro Ibrahimovic, che la Coppa Italia più trash di sempre ci regala un nuovo episodio degno del Grande Fratello Vip. Solo che qui non erano due giocatori a perdere la brocca ("modelli per i giovani...") ma due uomini fatti e finiti: un allenatore pluripremiato nonchè CT della Nazionale e il presidente-rampollo che di cognome fa Agnelli, cui si sono aggiunti galoppini e guardiaspalle reciproci. Insomma royal rumble fatta di gestacci, insulti e improperi degni di un video trap. Eppure come nel peggior doppiopesismo italico nessuno ha pensato di dover versare morale d'accatto sul caso.

Eppure Agnelli non è un giocatore, ma il presidente della società, rappresenta gli azionisti, garantisce gli sponsor, tratta a livello internazionale. Neppure Conte è un giocatore, ma un allenatore pagato moltissimo
per guidare un gruppo di giocatori e non caricarli per una guerra, per distribuire indicazioni in campo e non insulti ad ogni decisione arbitrale. Eppure, nonostante tutto mai mi sognerei di mettermi qui a dare alla lite connotati diversi da quello che è stata in realtà, ovvero una lite tra persone che non si stanno simpatiche a causa di tradimenti, dispetti, incomprensioni. Così come mi sembrerebbe assurdo sottolineare che in entrambe le partite incriminate ci fosse sempre l'Inter in campo. Amo il calcio e non solo ne accetto ma ne apprezzo ogni aspetto. Il tifo (beninteso non quello violento) fa parte di quello.

Con questo non giustifico gli atteggiamenti visti in tribuna, ma non voglio nemmeno trasformarmi in un bieco moralista. Cosa che hanno fatto in tantissimi nei confronti di Ibrahimovic cui è stato dato del razzista per aver litigato con un giocatore affatto amichevole e benevolo, che incidentalmente è anche di colore. Ecco, sono i due pesi e due misure il vero spettacolo edificante che ci lascia in dote questa Coppa Italia...